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Il 72% dei telespettatori italiani guarda la TV in streaming

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Nel 2022 il 72% dei telespettatori italiani ha guardato la TV in streaming. Oltre il 50% dei giovani lo fa da mobile e pc, mentre la TV tradizionale è ancora preferita dagli over 55

Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un susseguirsi di novità nelle abitudini di consumo dei contenuti televisivi e video, indipendentemente che essi siano film, programmi o eventi sportivi. Nuove modalità di fruizione che se da un lato erano già in essere, dall’altro la pandemia ne ha accelerato notevolmente lo sviluppo, con il risultato di portare la TV tradizionale a non essere più (non per tutti) la prima scelta in fatto di contenuti.

E’ quello che emerge da uno studio condotto da The Trade Desk, leading advertising technology platform globale e YouGov, società internazionale di ricerche di mercato e data-analyst, su come le abitudini di fruizione dei contenuti streaming stanno cambiando e in che modo le tendenze di visualizzazione genereranno opportunità per il marketing e la pubblicità. Dalla survey si può vedere come il 72% di tutti i telespettatori italiani afferma di aver guardato, in abbinata ai tradizionali metodi di fruizione, contenuti in streaming nell’ultimo anno, percentuale che sale all’85% se si considera la fascia d’eta 18-34 anni. E quasi la metà (48%), di coloro che scelgono di guardare contenuti in streaming, dedica fino a due ore al giorno ai propri programmi preferiti.

Lo studio mostra, inoltre, come la visione di questi contenuti non sia più solo un’esperienza da vivere nel salotto di casa. Infatti, se il 93% degli intervistati afferma di guardarli in streaming sulla propria TV, più del 50% dei giovani tra i 18 e i 34 anni sceglie una fruizione dei propri programmi preferiti da mobile e sul computer portatile; questo a dimostrazione del fatto di come i consumatori in Italia apprezzino la flessibilità offerta dallo streaming unita alla possibilità di guardare i contenuti in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo essi vogliano.

Senza alcuna sorpresa, poi, il dato emerso che si riferisce alle abitudini di consumo suddiviso per fasce d’età. Infatti, gli intervistati con un’età pari o superiore a 55 anni hanno mostrato ancora una netta preferenza per la televisione tradizionale: nell’ultimo anno ben l’86% degli over 55 dichiara di essersi sintonizzato sulla TV tradizionale rispetto al 63% che ha guardato contenuti in streaming.

Con una crescente produzione di contenuti premium, film, serie tv, ma anche programmi ed eventi sportivi, questa nuova “età dell’oro” televisiva sta accelerando il passaggio verso lo streaming, non solo in Italia, ma in tutto il mondo. Di conseguenza, molti broadcaster, anche in Italia, stanno investendo in piattaforme streaming, sia nell’aggregazione di contenuti che con produzioni di contenuti originali, offrendo una maggiore scelta e la massima libertà di fruizione; e i dati delle visualizzazioni lo confermano. In effetti, nell’ultimo anno, il 47% degli spettatori italiani, infatti, ha affermato di trascorrere più tempo in streaming e il 49% di passare meno tempo di fronte la televisione tradizionale.

La ricerca ancora conferma il dato che il telespettatore/consumatore è sulla CTV ed è a questa che ora il mondo degli investitori sta guardando – commenta Rocco de Filippis, Director Business Development di The Trade Desk – In Italia il programmatic advertising, ovvero l’automatizzazione e l’ottimizzazione dell’acquisto di unità pubblicitarie al fine di inviare il messaggio giusto, al momento giusto e a precisi segmenti di audience individuati mediante un’attenta opera di targetizzazione, ha avuto un buono sviluppo ma ancora in ritardo rispetto ai paesi più evoluti. Piattaforme come The Trade Desk permettono di colmare questo gap ‘strutturale’ e proiettano l’azienda in una dimensione pubblicitaria mai vista sin d’ora: mirata, profilata ai massimi livelli, con decine di milioni di opportunità di pianificazione a livello globale non solo sulla TV, ma anche PC, mobile, DOOH, il tutto nel rispetto della privacy del consumatore e dei dati dell’investitore.”

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