In Uganda approvata legge anti-Lgbt che introduce la pena di morte. La nuova stretta è stata motivata per la presunta correlazione tra le pratiche omosessuali e la pedofilia
Venti anni di reclusione e persino la pena di morte in caso di “aggravanti”: questo prevede la nuova legge anti-Lgbt approvata dal parlamento dell’Uganda, un Paese dell’Africa orientale che già aveva nel proprio codice una legge che criminalizza pratiche e relazioni sessuali non binarie. Persone sorprese ad avere relazioni omosessuali potevano già rischiare una condanna all’ergastolo.
La nuova stretta contenuta nella riforma – approvata da tutti i parlamentari ad eccezione di uno – è stata motivata a partire dalla presunta correlazione tra le pratiche omosessuali e la pedofilia e quindi, secondo i legislatori, punterebbe a proteggere i minori dagli abusi.
Tale riforma è stata preceduta nell’agosto scorso dalla chiusura della principale associazione per i diritti delle persone appartenenti alla comunità Lgbt, la Sexual Minorities Uganda (Smug), perché l’organismo non si sarebbe iscritto al registro nazionale delle Ong, il National Bureau for Non-Governmental Organizations (Ngos). Fondato nel 2004, il gruppo si occupava di denunciare i discorsi d’odio e omofobi nonché la criminalizzazione delle relazioni non binarie. Tra il 2017 e il 2020 ben 194 persone sono state incriminate per il reato di omosessualità, tra cui 25 sono incorse in una condanna, stando ai dati citati dalla Polizia ugandese.
L’allora direttore Frank Mugisha commentò la chiusura dello Smug affermando, come riferisce la Dire (www.dire.it): “Si tratta chiaramente di una caccia alle streghe, radicata in Uganda nell’omofobia sistemica e alimentata da gruppi anti-gay e anti-gender. Le autorità trattano gli ugandesi della comunità Lgbt da cittadini di serie B e stanno cercando di cancellare la loro esistenza”.
L’attuale riforma ha attirato però le ire di Washington. Ieri il portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale John Kirby, ha minacciato “eventuali conseguenze economiche” se il testo entrerà in vigore. La nuova legge ora attende infatti la ratifica del presidente della Repubblica, Yoweri Museveni, che però ha già chiarito in queste settimane di “non considerare il tema prioritario”, forse anche nell’ottica di non compromettere i rapporti con i Paesi occidentali che cooperano con l’esecutivo di Kampala.