A Bologna un piccolo gioiello per gli amanti dei videogiochi che si chiama Nerd park: purtroppo rischia di chiudere e per questo c’è una raccolta fondi per salvarlo
Cabinati degli anni ’70, flipper, tutte le generazioni di console dal Game Boy alla Playstation, e pezzi rari come un Pong del 1972, card della Nintendo risalenti al 1908 e memorabilia come fumetti, vinili, libri e così via. Con il plus che non sono solo pezzi da museo, ma si può giocare a (quasi) tutto e rivivere le emozioni di tutte le epoche del gaming, dall’Atari a Street Fighter. È il “Nerd park” di Bologna, che con le sue tre realtà, il Videogame art museum, Tilt- Museo del Flipper e un’area di Bologna Nerd dedicata a giochi da tavolo e di ruolo e videogame console e arcade, unisce tutte le generazioni di giocatori, dai cinque agli 85 anni, e lancia un appello a città e istituzioni per salvaguardare lo spazio, che a giugno sarà messo all’asta. Per questo i tre fondatori, Leandro Macrini, presidente di Bologna nerd, Nicolò Mulas Marcello presidente di Insert coin e Federico Croci presidente di Tilt, in questi giorni hanno lanciato un crowdfunding per raggiungere la cifra minima di 75.000 per partecipare all’asta giudiziaria e 120-140.000 complessivi per l’acquisizione definitiva, al netto di rilanci.
TRE COLLEZIONI PIENE DI RARITÀ ASSOLUTE
All’interno del Nerd park le tre associazioni hanno unito le forze, con le tre collezioni dei fondatori: quella più pop e legata al mondo dei videogiochi di Bologna nerd, quella più museale del Videogame art museum e quella di Tilt dedicata ai flipper. “Sono tutti giocabili, anche i pezzi degli anni ’50 sono giocabili da noi, perché crediamo nella condivisione”, racconta Macrini. Dentro ci sono veri e propri reperti del settore del gioco e del videogioco, tra cui alcune rarità assolute. Si va dalle prime console, a flipper a tema “Star wars”, a Pong, uno dei primissimi videogiochi realizzati, e al celebre Pacman che rese l’arcade popolare in tutto il mondo. E alcune chicche, come alcune cartucce di una console che nella leggenda appartenevano a un lotto seppellito e poi ritrovato in New Mexico dall’azienda statunitense Atari, e alcune card realizzate dalla Nintendo nel lontano 1908, in perfetto stato di conservazione, prima che diventasse la Nintendo che conosciamo oggi, all’epoca produttrice di carte da gioco, di cui sono rimasti pochissimi esemplari al mondo.
UN POSTO DOVE GLI UTENTI POSSONO GIOCARE
“Abbiamo creato, ovviamente con tutte le difficoltà del periodo pandemico, un’area nella quale raccontiamo la storia del gioco e facciamo anche giocare gli utenti, in senso orizzontale”. E il fatto che un luogo del genere sia a Bologna non è casuale: un po’ di anni fa infatti la città era una sorta di ‘capitale’ del mondo ludico e videoludico. Qui ad esempio aveva sede Zaccaria, storica azienda produttrice di flipper negli anni Settanta e Ottanta, e successivamente la Simulmondo, prima software house italiana, che realizzava i giochi su floppy e su cassetta per il Commodore 64, l’Amiga, lo Spectrum. Uno dei fondatori di Simulmondo era proprio Croci, che mostra una vetrina con tutti i gadget e i memorabilia. “Vengono da fuori Bologna per visitare questo spazio, perché comunque gli appassionati lo conoscono. Vengono fuori Bologna, dall’Italia e qualche volta anche dall’estero. Non vedo perché dovrebbe andarsene da qua”.
IL MUSEO DEL VIDEOGIOCO
E poi c’è il museo del videogioco, allestito da Nicolò Mulas Marcello. “è un vero e proprio museo che che vanta oltre 200 pezzi nella storia del videogioco e che rischierebbe di chiudere proprio per la mancanza di fondi e la mancanza di uno spazio- ricorda- qui è raccontata esattamente tutta la storia del videogioco, dai primi esperimenti degli anni ’50 fino alle ultime generazioni. Ci sono pezzi rari, pezzi storici, tantissimi videogiochi e tantissime rarità. Ovviamente non tutto è esposto in questo spazio, ma speriamo di poterlo ampliare magari in un altro spazio”.
IL CROWFUNDING E LA CORSA CONTRO IL TEMPO
Lo spazio culturale, sociale e ricreativo è di oltre 500 metri quadri (in cui si contano oltre 400 flipper e oltre 200 console per videogiochi, documentazione, materiale bibliografico e informativo) ed è aperto dal 2019: ha attraversato con non poche difficoltà gli anni duri del Covid, ma negli ultimi tempi aveva cominciato a ingranare, con sempre più eventi e visitatori. Ad oggi conta quasi 1.800 iscritti, rendendolo una realtà quasi totalmente autosostenibile, fino alla mazzata della situazione giudiziaria che pende sull’immobile. Si tratta di uno spazio gestito esclusivamente da volontari e senza scopo di lucro, che “non ha eguali in Italia e rappresenta anche un’attrattiva turistica che ha portato a Bologna in questi anni tanti appassionati da tutta Italia”.
I fondatori del park, situato in un garage seminterrato di via Vittoria, a due passi dal Mast e dal colosso Gd, raccontano infatti che la proprietà, risalente alla Caredil srl, è attualmente in liquidazione e i locali stanno per essere messi all’asta. Per questo oggi lanciano l’appello a città e istituzioni di scongiurare quella che sarebbe una perdita inestimabile per la città e presentano un crowdfunding per poter partecipare all’asta giudiziaria che si terrà a giugno 2023. “Nerds never say die“, è lo slogan che lo accompagna, e si può donare ai siti https://www.bolognanerd.it/aiutaci/ e https://ko-fi.com/bolognanerd.
Servono 75.000 euro per il primo acconto, e complessivamente tra i 120 e i 140.000 mila euro per sperare di aggiudicarsela. Ma le incognite sono tante e il tempo è poco. Per questo oltre alla raccolta fondi Bologna Nerd, associazione Insert Coin e spazio Tilt, le tre realtà che compongono il Nerd park, rinnovano l’appello alle istituzioni per trovare una soluzione percorribile o la concessione di uno spazio alternativo. “Abbiamo fatto questa campagna perché ovviamente, essendo un’asta pubblica, c’è il rischio di rilanci e vogliamo cercare di raggiungere più fondi possibili- sottolinea Macrini- stiamo cercando di fare tutto con le nostre forze, cercando investitori, tantissimi iscritti per farci dei prestiti per riuscire a raggiungere la base d’asta, adesso abbiamo fatto partire il crowdfunding”. Per il momento, però, il Comune è assente.
UN POSTO INTERGENERAZIONALE
“In questo momento le istituzioni, non per forza per incomprensione, forse per mancanza di di comunicazione da parte nostra, non hanno risposto”, prosegue Macrini, che aggiunge che proveranno a parlare con il sindaco Matteo Lepore la prossima settimana quando il primo cittadino sarà in visita al quartiere Borgo Panigale nell’ambito del ciclo “Caro sindaco ti aspetto in quartiere”. L’auspicio è che venga riconosciuto il valore culturale e sociale dello spazio, allestito in maniera gratuita e volontaria e con pezzi messi a disposizione da questi collezionisti-appassionati. “È un posto intergenerazionale, il nostro iscritto più piccolo ha cinque anni, come da regolamento delle associazioni, il più grande 85. E la cosa interessante è che vengono insieme, magari durante le stesse serate e giocano insieme”, senza contare il valore storico di “collezioni con materiali inestimabili a livello mondiale che mettiamo a disposizione perché crediamo nella condivisione, nella conoscenza e nella condivisione. Pezzi che sono richiesti da mostre e musei da ogni dove e che solo a Bologna si possono anche giocare.
“Neanche a Berlino o New York, dove esistono spazi come il nostro, si può”, raccontano orgogliosi. E il messaggio è chiaro: “Noi non vogliamo chiudere”, dicono in coro Leandro Macrini, Nicolò Mulas Marcello presidente di Insert coin e Federico Croci di Tilt. Alla conferenza stampa che si è tenuta a Bologna il 16 febbraio c’erano anche il consigliere delegato alle Politiche giovanili Mattia Santori e Matteo Di Benedetto, consigliere comunale della Lega, nonché alcuni eletti di Quartiere. E c’era anche Silvia Ballarano, liquidatrice per Caredil, che spiega come ora l’azienda sia in “concordato preventivo” e abbia in programma di vendere all’asta immobili e beni, tra cui le mura del centro commerciale attiguo “Vittoria”, per un totale di circa 2.000 metri quadri.