Un’indagine sperimentale Inail su corrette abitudini alimentari individuali evidenzia ricadute positive anche per gli aspetti lavorativi
Un progetto della Direzione centrale prevenzione con la partecipazione di altre strutture Inail. Sviluppato e gestito dalla Direzione centrale prevenzione con il coinvolgimento di altre strutture interne, il progetto è stato condotto operativamente nel biennio prima della pandemia e ha riguardato complessivamente 801 lavoratori, di cui 289 uomini, per il 36,08% e 512 donne, pari al 63,92%.
Dalla programmazione alla validazione finale, le fasi del progetto. Strutturato in otto fasi, il modello progettuale è partito dalla programmazione, con la costituzione del gruppo di lavoro multidisciplinare incaricato della verifica degli aspetti normativi e organizzativi. Dopo la fase di pianificazione, con la definizione della tempistica e degli interventi operativi, si è passati a quella di attuazione, che prevedeva la comunicazione interna del percorso operativo e la scelta degli strumenti di valutazione (questionari, focus groups, colloqui individuali, incontri di gruppo). Le fasi successive (raccolta ed elaborazione dei dati, analisi dei risultati, valutazione delle modifiche migliorative, monitoraggio temporale) hanno preceduto quella finale della validazione e diffusione come buona pratica Inail.
Dal questionario informazioni generali sulle abitudini alimentari. Il factsheet, in particolare, si sofferma anche sul questionario sottoposto ai lavoratori. Realizzato su standard e linee guida nazionali e internazionali, è stato composto da 66 domande a risposta multipla, su ambiti specifici e aspetti individuali e ambientali in grado di incidere sul comportamento alimentare. Somministrato in maniera anonima, dal questionario sono emerse informazioni generali, abitudini alimentari lavorative ed extralavorative, opinioni, conoscenze di pratiche nutrizionali corrette, pareri personali sulle modalità di fruizione della mensa interna e degli altri punti di alimentazione, aspettative dei risultati e prospettive di cambiamento. Dei 213 lavoratori che hanno compilato il questionario, 109 hanno poi aderito alle fasi successive, uscendo dall’anonimato e partecipando a focus groups con uno psicologo del lavoro, un nutrizionista e un medico del lavoro. Da qui è risultata l’acquisizione della comprensione dei comportamenti personali e delle scelte alimentari, con i suggerimenti per il miglioramento del servizio di ristorazione aziendale sotto l’aspetto nutrizionale e organizzativo.
I risultati del questionario e dei focus groups. Dalle conclusioni del progetto, la mensa interna si segnala come la sede più frequente per il consumo dei pasti, seguita dal cibo preparato a casa. Riguardo agli alimenti, verdure e primi piatti risultano quelli più opzionati a mensa, i panini ripieni sono tra i più richiesti al bar, frutta e yogurt spiccano tra le vivande portate da casa. I distributori automatici vengono utilizzati prevalentemente per acqua e bevande calde. Tra le proposte formulate, quelle di riservare aree dedicate per la pausa pranzo e di disporre di una maggiore varietà tra i prodotti a disposizione, specialmente per chi è soggetto a intolleranze alimentari.
- Alimentazione al lavoro: un possibile modello di interventoLa scorretta alimentazione è un fattore di rischio modificabile e prevenibile che può portare all’insorgenza o al peggioramento di alcune malattie croniche non trasmissibili.