Uno studio conferma che attraverso il monitoraggio a distanza dei pazienti oncologici si può ottenere un maggiore controllo degli eventuali effetti collaterali delle cure
Uno studio statunitense pubblicato l’anno scorso sul National Library of Medicine, conferma che attraverso il monitoraggio a distanza dei pazienti, è possibile ottenere un maggiore controllo degli eventuali effetti collaterali dei trattamenti oncologici, a favore di un miglioramento nell’adesione alle cure e della qualità della vita. Un bel passo avanti, che riduce anche gli stati di ansia e le corse in pronto soccorso. Ma è possibile replicare un programma di assistenza da remoto anche nel nostro Paese?
Il commento di Massimo Di Maio, Segretario Nazionale AIOM, l’associazione che riunisce gli oncologi, e Direttore S.C.D.U. Oncologia, A.O. Ordine Mauriziano, Ospedale Umberto I di Torino
Lo studio porta l’attenzione sulla possibilità per i pazienti oncologici di comunicare da remoto al personale del Centro dove sono in cura. Possono comunicare: eventuali problemi in corso di terapia oppure difficoltà che possono insorgere per quanto riguarda la qualità di vita. Tutto questo con il vantaggio in più di poterlo fare anche tra una visita in ospedale e l’altra, senza muoversi da casa. I risultati che emergono da questo studio e da altri studi analoghi, è il grado di soddisfazione da parte del paziente, il quale ha a disposizione una forma di assistenza aggiuntiva, che integra quella ospedaliera.
Gli autori inoltre ipotizzano che questa potrebbe rappresentare una strategia che aiuti a garantire una maggiore aderenza alle terapie, riducendo le interruzioni. Altri lavori scientifici analoghi, hanno dimostrato che in caso di chemioterapia con cicli prolungati, questa è una soluzione per mettere il trattamento nelle condizioni migliori per agire.
Ricordiamo che è uno studio statunitense, quindi non è ancora replicabile nel nostro Paese. Ma gli sforzi che stiamo facendo in tal senso sono importanti. Le difficoltà principali riguardano le risorse, ma ci sono anche difficoltà organizzative, perché fornire un device, oppure una app ai pazienti, è solo il primo passo. Per poter funzionare al meglio, è necessario avere personale dedicato, in grado di rispondere tempestivamente alle segnalazioni dei pazienti. Non si può pretendere che ad occuparsene siano i medici e gli infermieri, i quali hanno delle giornate piene di attività cliniche. Anche le linee guida di ESMO sottolineano la necessità di avere personale dedicato.