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A Report su Rai 3 si parla di 41 bis e Legge Payback

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41 bis e Legge Payback: Report in prima serata su Rai 3 riparte con due inchieste straordinarie. Ranucci: “Festeggiamo i 25 anni con documenti e video inediti e interviste esclusive”

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“Nella stagione che ha segnato il record di 25 anni di messa in onda, Report riprende la serie con due straordinarie inchieste”. Così Sigfrido Ranucci, vicedirettore di Rai Approfondimento e curatore e conduttore della trasmissione, alla vigilia della partenza della nuova stagione di Report, in onda lunedì 3 aprile alle 21.10 su Rai 3.

La prima delle due inchieste, dal titolo “Ombre nere”, firmata da Giorgio Mottola con la consulenza di Andrea Palladino e la collaborazione di Norma Ferrara, riguarda Alfredo Cospito, detenuto da 11 mesi al 41 bis. Report ricostruirà le varie fasi della battaglia dell’anarchico in sciopero della fame da oltre 160 giorni e della quale sperano di potersi avvantaggiare i boss della mafia in galera. “Mostreremo una serie di video inediti – anticipa Ranucci – a partire da quello dell’attentato  alla Caserma di Fossano che ha determinato la condanna all’ergastolo di Alfredo Cospito, quindi quello di Giuseppe Graviano che racconta come ha concepito il figlio in carcere mentre era sottoposto al regime del 41 bis, infine un video in cui Riina gioca a carte e irride il magistrato Nino Di Matteo”.

Da trent’anni, poi, i mafiosi provano ad approfittare di tutte le falle del carcere duro. Report mostrerà, in esclusiva, i libretti universitari dei boss, e le loro carriere accademiche particolarmente generose nei voti, nonché una anomala concentrazione di oltre cento mafiosi difesi dallo stesso avvocato.

Nonostante tutti i problemi e gli intoppi, tuttavia, il 41 bis è stato lo strumento più importante ed efficace nella lotta contro le mafie. Oggi, però, è sotto attacco. Dopo la sentenza della Corte Europea di Strasburgo e la conseguente riforma dell’ergastolo ostativo, i detenuti mafiosi che si trovano in regime di in alta sicurezza potranno uscire dal carcere senza dover collaborare con la giustizia. Per l’accesso ai benefici e alla libertà anticipata dei boss sarà determinante il ruolo di associazioni e cooperative del settore carcerario. In importanti penitenziari italiani alcune di queste realtà associative sono legate al mondo dell’estrema destra, guidate dai protagonisti delle pagine più sanguinose della storia italiana.  “Report – dice Ranucci – ha fatto anche una due diligence sulle società di Luigi Ciavardini, l’ex Nar condannato per essere stato uno degli esecutori della strage di Bologna e abbiamo visto che fattura con le società di riferimento che si occupano di detenuti, oltre 3 milioni di euro. Lui, Francesca Mambro e Giusva Fioravanti dovrebbero risarcire i familiari delle 85 vittime per circa un miliardo di euro, ma fino ad oggi si sono dichiarati incapienti”.

La seconda inchiesta della puntata, “Taglia il bisturi”, di Luca Bertazzoni con la collaborazione di Goffredo De Pascale riguarda il Payback, che letteralmente significa recupero, ma secondo il dizionario Garzanti può significare vendetta: è in effetti una legge che rischia di mettere in ginocchio le imprese che forniscono la sanità pubblica perché prevede che quando le Regioni sforano il tetto di spesa per l’acquisto dei dispositivi medici, le aziende fornitrici devono contribuire a ripianare restituendo fino al 50% del fatturato dalle forniture. Il payback sui dispositivi è una legge voluta dal Governo Renzi nel 2015. “L’ex premier – anticipa ancora Ranucci – ci ha rilasciato un’intervista nella quale ammette che la legge era inapplicabile, e ha concluso con una battuta dandoci l’appuntamento all’ autogrill di Fiano Romano: ‘Mentre la ministra Beatrice Lorenzin ha ammesso che si tratta di una legge scritta male, ci sarebbe da chiedersi perché allora non è stata riscritta’, ha detto”.

La legge in questione è stata attivata da Draghi subito dopo le dimissioni e ora più di 4000 piccole e medie imprese del settore rischiano di chiudere e, senza regole certe, hanno smesso di partecipare alle gare.  “Per questo – conclude Ranucci – abbiamo deciso di andare nelle due regioni, Toscana e Puglia, che hanno il primato di aver sforato di più nelle spese per i dispositivi medici, e abbiamo raccolto delle anomalie sul funzionamento dei centri di spesa di cui si sono dotati”.

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