Interstiziopatia polmonare associata ad artrite reumatoide: l’impiego di metotressato è efficace contro mortalità e il declino della funzione polmonare
L’impiego di metotressato sembra avere un effetto protettivo contro la mortalità e il declino della funzione polmonare nei pazienti con interstiziopatia polmonare associata ad artrite reumatoide (AR-ILD). E’ quanto dimostrano i risultati di uno studio di recente pubblicazione sulla rivista Therapeutic Advances in Respiratory Disease.
Razionale e disegno dello studio
La malattia polmonare interstiziale (ILD) rappresenta una delle più comuni complicanze extra-articolari dell’artrite reumatoide, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio.
Nei pazienti con AR, il rischio riportato di sviluppare ILD è del 6-15%.
Gli studi finora disponibili hanno dimostrato che l’età avanzata, il sesso maschile, il fumo e l’aumento dei livelli di fattore reumatoide (RF) e di anticorpi ACPA sono fattori predittivi della RA-ILD.
La funzione polmonare è il parametro più sensibile per monitorare il decorso clinico e prevedere gli esiti dei pazienti nei casi di fibrosi polmonare idiopatica, che è il sottotipo più comune di polmonite interstiziale idiopatica.
Anche la AR-ILD può comportare un progressivo declino della funzione polmonare, e il cambiamento della funzione polmonare è correlato ad una morbilità e mortalità significative. Pertanto, l’identificazione e la gestione dei fattori protettivi e di rischio correlati al declino della funzione polmonare è importante per migliorare gli esiti clinici nei pazienti con RA-ILD. Tuttavia, gli studi sui fattori di rischio e protettivi per il declino della funzione polmonare e la mortalità nella AR-ILD sono limitati.
Di qui il nuovo studio sud-coreano, avente un disegno di coorte retrospettivo, che si è proposto di analizzare gli effetti del metotrexato sul declino della funzione polmonare e sulla mortalità nei pazienti con AR-ILD ricoverati nel periodo 2006-2019 presso la principale struttura ospedaliera di Seoul.
Nello specifico, i ricercatori hanno raccolto i dati più rilevanti dei pazienti dalle cartelle cliniche elettroniche, compresi i dati demografici, le date di diagnosi di AR e AR-ILD, una storia pregressa di tabagismo, lo stato di sopravvivenza, la data dell’ultimo follow-up e anche la data di morte (comprese le date di trapianto polmonare che sono state considerate come date di morte a causa della rimozione dei polmoni fibrotici).
Tra gli esami ulteriori considerati nella valutazione vi erano la spirometria, la tomografia computerizzata a risoluzione elevata (HRCT), l’analisi degli anticorpi ACPA, i livelli di proteina C-reattiva e la misurazione dell’immunoglobulina M (IgM)-fattore reumatoide (RF).
Considerando la coorte di pazienti in toto (n=170; 52,9% donne; età media, 64,0±10,2 anni), il 45,9% di questi era fumatore o aveva fumato in precedenza, mentre il 39,4% presentava pattern radiologici suggestivi di polmonite interstiziale comune (UIP).
La maggior parte dei pazienti (92,1%) era sieropositiva agli anticorpi ACPA al basale.
Il 21,6% dei pazienti sottoposti a spirometria mostrava un deficit polmonare significativo, documentato da un calo della capacità vitale forzata (FVC) di almeno il 10%. La maggior parte dei pazienti (85,9%) era stata trattata con glucocorticoidi orali, mentre il 46,5% era stato sottoposto a trattamento con MTX.
Risultati principali
Durante il periodo di follow-up dello studio, il 17,1% del totale dei partecipanti è deceduto, con una sopravvivenza globale media di 11,5 anni. La sopravvivenza globale media si è ulteriormente ridotta a 9,6 anni tra i pazienti che presentavano segni radiografici di UIP, che differivano significativamente da quelli senza UIP (P <0,001).
I fattori di rischio che sono risultati in grado di predire la mortalità, dopo aggiustamento dei dati in base al sesso e all’anamnesi di fumo, erano i seguenti:
– Età uguale o superiore a 65 anni (odds ratio [OR]: 2,723; IC95%:1,142-6,491; P =0,024)
– Presenza di pattern radiologici suggestivi di UIP (OR: 3,948; IC95%: 1,522-10,242; P =0,005)
– Impiego di metotressato (OR: 0,284; IC95%: 0,091-0,880; P =0,029)
– Percentuale predetta di FVC al basale (OR: 0,971; IC95%: 0,948-0,994; P =0,012)
In pratica, l’impiego di metotrexato è stato l’unico predittore positivo di sopravvivenza.
Oltre alla mortalità, l’impiego di metotressato è risultato protettivo anche contro il declino della funzione polmonare (OR: 0,269; IC95%: 0,094-0,769; P =0,014).
Limiti e implicazioni dello studio
Nel commentare i risultati, i ricercatori hanno ammesso l’esistenza di alcuni limiti metodologici del loro studio (presenza di bias di selezione, dati mancanti che potrebbero aver avuto un impatto sulle definizioni più recenti di fenotipo fibrosante progressivo di ILD, oltre, ovviamente al disegno retrospettivo osservazionale).
Ciò detto, “…lo studio ha permesso di identificare i fattori di rischio e di protezione per il declino della funzione polmonare e la mortalità nei pazienti con RA-ILD”, hanno scritto i ricercatori nelle conclusioni del lavoro -. L’impiego del metotrexato è stato associato ad un esito favorevole in termini di funzionalità polmonare e mortalità, mentre l’età avanzata, la FVC basale più bassa e i pattern radiografici di UIP o di probabile UIP sono risultati associati ad un esito sfavorevole”.
Bibliografia
Kim K et al. Protective effect of methotrexate on lung function and mortality in rheumatoid arthritis-related interstitial lung disease: a retrospective cohort study. Ther Adv Respir Dis. 2022 Jan-Dec;16:17534666221135314. doi: 10.1177/17534666221135314.
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