Dapagliflozin approvato nell’Unione Europea per il trattamento dello scompenso cardiaco cronico sintomatico
Approvata nell’Unione Europea l’estensione dell’indicazione di dapagliflozin all’intero spettro di pazienti con frazione di eiezione ventricolare sinistra (LVEF), compreso lo scompenso cardiaco con frazione di eiezione preservata e lievemente ridotta (HFpEF, HFmrEF).
L’approvazione da parte della Commissione Europea segue la raccomandazione positiva del Comitato per i medicinali per uso umano (Committee for Medicinal Products for Human Use, CHMP) del dicembre 2022 ed è basata sui risultati positivi dello studio di Fase III DELIVER1, che hanno mostrato come dapagliflozin abbia ridotto significativamente del 18% (HR 0.82; 95% CI 0.73–0.92) l’outcome composito di morte cardiovascolare o peggioramento dello scompenso cardiaco nei pazienti con scompenso cardiaco con frazione di eiezione lievemente ridotta o preservata rispetto al placebo, associandosi inoltre ad un miglioramento della qualità della vita dei pazienti trattati. I risultati degli studi di Fase III DELIVER e DAPA-HF hanno inoltre definito dapagliflozin come il primo farmaco per scompenso cardiaco a dimostrare un beneficio sulla riduzione di mortalità in tutto lo spettro della frazione di eiezione2. Considerati i risultati di una pooled analysis degli Studi di Fase III DAPA-HF e DELIVER presentata allo European Society of Cardiology Congress 2022, dapagliflozin ha mostrato una riduzione del rischio di morte cardiovascolare del 14% (HR 0.86; 95% CI 0.76–0.97) e del rischio di mortalità da tutte le cause del 10% (HR 0.90; 95% CI 0.82–0.99).
Il Prof. Michele Senni, Direttore della Cardiologia 1 e del Dipartimento Cardiovascolare dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo e Professore di Cardiologia all’Università degli Studi di Milano Bicocca, ha commentato: “Nell’ambito della medicina cardiovascolare, lo scompenso cardiaco a frazione di eiezione lievemente ridotta o preservata rappresenta a oggi il più importante bisogno clinico insoddisfatto, soprattutto a causa delle limitate opzioni di trattamento disponibili. L’approvazione europea dell’estensione dell’indicazione di dapagliflozin per il trattamento dello scompenso cardiaco cronico sintomatico a tutto lo spettro della frazione di eiezione rappresenta pertanto un importante traguardo per i pazienti affetti da tale patologia, consentendo a una popolazione più ampia di pazienti di beneficiare di un trattamento ben tollerato e indicato dalle linee guida internazionali. Lo studio DELIVER, il più ampio mai condotto sui pazienti con scompenso cardiaco con frazione di eiezione lievemente ridotta, preservata e migliorata, ha dimostrato come dapagliflozin, rispetto al placebo, sia in grado di ridurre in maniera significativa il rischio di morte cardiovascolare o peggioramento dello scompenso cardiaco, evidenziando l’efficacia di dapagliflozin e rafforzando le linee guida internazionali più recenti, che sostengono un utilizzo più ampio della classe degli SGLT2i nella pratica clinica”.
“Dapagliflozin – continua il Prof. Senni – ha inoltre mostrato evidenti effetti protettivi anche nei confronti della malattia renale cronica e del diabete mellito di tipo 2, due patologie croniche spesso correlate allo scompenso cardiaco. L’approvazione europea di dapagliflozin nello scompenso cardiaco indipendentemente dalla frazione di eiezione rappresenta quindi una importante opportunità per migliorare la gestione dei pazienti affetti da questa patologia e ci auspichiamo quanto prima di poter prescrivere questo farmaco anche in questo setting di pazienti”.
“In Italia lo scompenso cardiaco rappresenta la prima causa di ospedalizzazione dopo il parto e colpisce oltre un milione di persone”, ha commentato Raffaela Fede, Direttore Medico AstraZeneca Italia. “Di queste, circa il 50% è affetto da scompenso cardiaco a frazione di eiezione lievemente ridotta o preservata, patologia caratterizzata da un elevato bisogno clinico insoddisfatto con poche opzioni terapeutiche disponibili per i pazienti. AstraZeneca è orgogliosa di mettere a disposizione dei pazienti e della comunità scientifica dapagliflozin, primo trattamento per lo scompenso cardiaco a dimostrare, sulla base degli studi DELIVER, DAPA-HF e della pooled analysis dei due trial, un beneficio comprovato in termini di riduzione della mortalità indipendentemente dalla frazione di eiezione. La riduzione dell’outcome composito determinato dal rischio di morte cardiovascolare o peggioramento dello scompenso cardiaco è un traguardo importante per i pazienti affetti da scompenso cardiaco a frazione di eiezione lievemente ridotta o preservata”.
Lo scompenso cardiaco è una patologia cronica, che peggiora nel tempo3 e colpisce circa 15 milioni di persone in Europa4. Circa la metà dei pazienti con HF muore a cinque anni dalla diagnosi5 e i pazienti con HF con frazione di eiezione lievemente ridotta o preservata non solo presentano un maggior rischio di morte e ospedalizzazione, ma sono soggetti a una sintomatologia e a limitazioni fisiche molto gravose, nonché a una scarsa qualità di vita6.
HFmrEF e HFpEF sono inoltre fortemente sotto-diagnosticate poiché i sintomi sono spesso aspecifici e sovrapponibili a quelli di altre condizioni cliniche7. Queste condizioni spesso vengono complicate dalla presenza di molteplici patologie correlate, in modo particolare la malattia coronarica, l’obesità, il diabete, l’ipertensione persistente, e la malattia renale cronica (CKD), sottolineando l’importanza della gestione del rischio per i pazienti con questa patologia complessa.7
Note
Informazioni sullo scompenso cardiaco
Lo scompenso cardiaco è una malattia cronica che peggiora nel tempo3. Colpisce circa 64 milioni di persone in tutto il mondo8 ed è associata a gravosi effetti in termini di morbilità e mortalità5. Lo scompenso cardiaco cronico è la causa principale di ospedalizzazione nelle persone con età superiore ai 65 anni e costituisce un significativo onere clinico ed economico9. Ci sono diverse categorie di scompenso cardiaco classificate in base alla frazione di eiezione del ventricolo sinistro (LVEF), ossia la misurazione della percentuale di sangue che fuoriesce dal cuore ogni volta che esso si contrae. Tra queste ritroviamo: HFrEF (LVEF minore o uguale al 40%), HFmrEF (LVEF 41-49%) e HFpEF (LVEF maggiore o uguale al 50%)7. Circa la metà dei pazienti con scompenso cardiaco presenta HFmrEF o HFpEF, condizioni cliniche con opzioni terapeutiche limitate7,10
Informazioni sullo studio DAPA-HF
DAPA-HF (Dapagliflozin And Prevention of Adverse-outcomes in Heart Failure) è uno studio internazionale di Fase III, multicentrico, a gruppi paralleli, randomizzato e in doppio cieco che ha arruolato 4.744 pazienti affetti da HFrEF, con e senza diabete di tipo 2 (DMT2), disegnato per valutare l’effetto rispetto al placebo di dapagliflozin alla dose di 10 mg, somministrato una volta al giorno in aggiunta allo standard di cura (SoC). L’outcome composito primario era il tempo di un peggioramento di un evento di scompenso cardiaco (ospedalizzazione o evento equivalente, come una visita urgente per scompenso cardiaco) o la morte per causa cardiovascolare (CV). La durata mediana del follow-up era 18,2 mesi. Gli endpoint secondari principali comprendevano il numero complessivo di ospedalizzazioni per scompenso cardiaco (hHF) (inclusi i ricoveri ripetuti) e la morte cardiovascolare, cambiamento rispetto al basale nel punteggio complessivo della patologia del Kansas City Cardiomyopathy Questionnaire (KCCQ) a otto mesi11.
Informazioni sullo studio DELIVER
DELIVER è uno Studio internazionale di Fase III, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, a gruppi paralleli, event-driven, disegnato per valutare l’efficacia di dapagliflozin, rispetto a placebo nel trattamento dei pazienti affetti da scompenso cardiaco con LVEF maggiore del 40%, indipendentemente dalla presenza di diabete mellito di tipo 2. Dapagliflozin è stato somministrato una volta al giorno in aggiunta alla terapia di base (la terapia standard (SoC) per il trattamento della patologia e delle comorbidità, incluse diabete e ipertensione, con l’eccezione dell’utilizzo concomitante di un altro inibitore del co-trasportatore di sodio e glucosio di tipo 2)12. Con 6.263 pazienti arruolati, DELIVER è ad oggi il più grande studio condotto su pazienti con HF con LVEF superiore al 40%12.
L’endpoint composito primario è stato definito come il tempo di comparsa del primo evento di morte cardiovascolare, ospedalizzazione per scompenso cardiaco (hHF) o necessità di visita urgente per scompenso cardiaco. L’endpoint composito secondario includeva il numero complessivo degli eventi per scompenso cardiaco (hHF o visita urgente per HF) e morte cardiovascolare, il cambiamento rispetto al basale nel punteggio complessivo del KCCQ a otto mesi, il tempo di comparsa di un evento di morte cardiovascolare e il tempo di comparsa di un evento di morte per tutte le cause12.
Informazioni su dapagliflozin
Dapagliflozin è un farmaco appartenente alla classe degli inibitori selettivi del co-trasportatore renale di sodio e glucosio (SGLT2) e richiede una mono somministrazione giornaliera orale. Studi clinici hanno dimostrato l’efficacia di dapagliflozin nel prevenire e ritardare la malattia cardiorenale, proteggendo allo stesso tempo questi stessi organi – un risultato importante date le interconnessioni esistenti tra cuore, reni e pancreas.11,13,14 Una patologia a carico di uno di questi organi può causare un danno per gli altri apparati, contribuendo allo sviluppo di alcune tra le principali cause di morte a livello globale, come ad esempio il diabete mellito di tipo 2 (T2D), lo scompenso cardiaco (HF) e la malattia renale cronica (CKD).8,15-17
In Europa, dapagliflozin è indicato in pazienti adulti e bambini dai 10 anni di età in su, non adeguatamente controllati per il trattamento del diabete mellito di tipo 2 in aggiunta alla dieta e all’esercizio. In questo setting il farmaco è indicato in monoterapia, quando l’impiego di metformina è ritenuto inappropriato a causa di intolleranza oppure in aggiunta ad altri medicinali per il trattamento del diabete di tipo 2. Inoltre, dapagliflozin ha anche ricevuto l’indicazione negli adulti per il trattamento della malattia renale cronica (CKD) sulla base dei risultati dello Studio di Fase III DAPA-CKD.
DapaCare è un solido programma di studi clinici disegnati per valutare i potenziali benefici di dapagliflozin nella protezione CV, renale e d’organo. Include più di 35 studi di fase IIb/III completati e in corso su oltre 35.000 pazienti, oltre ad una ampia esperienza di più di 2,5 milioni di pazienti trattati per anno. Dapagliflozin è attualmente in fase di sperimentazione nello studio di Fase III DAPA-MI – il primo studio randomizzato controllato, condotto su pazienti senza DMT2, che hanno avuto un infarto miocardico acuto recente.
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