Diabete di tipo 1 precoce: un farmaco contro la psoriasi verrà testato come possibile nuovo trattamento
Sui pazienti a cui è stato recentemente diagnosticato il diabete di tipo 1 verrà testato un farmaco approvato per il trattamento della psoriasi in un ampio studio clinico svedese che sta per essere avviato. La teoria è che il farmaco potrebbe preservare la restante produzione di insulina del paziente.
A questo grande progetto, finanziato dal Consiglio svedese della ricerca nell’ambito della ricerca sul trattamento clinico, stanno partecipando molti ospedali in tutta la Svezia. Sarà guidato da Marcus Lind, professore di diabetologia all’Università di Göteborg e responsabile della ricerca clinica sul diabete al Sahlgrenska University Hospital al NU-hospital Group. Come sottolineato da Lind, lo studio potrebbe significare un grande cambiamento nel modo in cui viene trattato il diabete di tipo 1.
Una malattia immunologica
Il diabete di tipo 1 è una delle malattie croniche più comuni nei bambini, ma può svilupparsi anche negli adulti. In questi pazienti la risposta immunitaria dell’organismo distrugge le cellule beta nel pancreas compromettendo la produzione di insulina. Chi ne è affetto deve fare ricorso a iniezioni di insulina o utilizzare una pompa per insulina e monitorare attentamente i livelli di zucchero nel sangue per il resto della vita.
Le cellule beta muoiono lentamente, quindi nel diabete di tipo 1 di recente sviluppo continuano a produrre insulina durante i primi anni della malattia. «Questi pazienti traggono un grande beneficio dall’insulina rimanente che viene prodotta dal corpo» ha affermato Lind. «Se solo potessero mantenere questa produzione, il trattamento del diabete di tipo 1 sarebbe molto più semplice. Finora non abbiamo avuto a disposizione terapie efficaci per prevenire la morte delle cellule pancreatiche, ma abbiamo motivo di credere che un farmaco attualmente approvato per la psoriasi potrebbe avere un effetto protettivo».
Identificazione precoce di chi svilupperà il diabete
Sulla base dei modelli immunologici nel sangue, attualmente i ricercatori possono determinare con un’alta probabilità chi svilupperà il diabete di tipo 1 entro pochi anni (stadio 1). Circa un anno prima dell’insorgenza della malattia possono essere rilevati i disturbi nel pattern glicemico tramite i test da sforzo, anche se non vengono soddisfatti i criteri per il diabete (stadio 2). L’esordio clinico della malattia è classificato come stadio 3.
«Se riusciremo a identificare il meccanismo immunologico che è centrale per la distruzione delle cellule beta, in futuro saremo anche in grado di sottoporre a screening bambini e adulti e curarli ancor prima dell’insorgenza della malattia, così da bloccarne o ritardarne lo sviluppo» ha osservato.
Valutazione di un farmaco utilizzato contro la psoriasi
Il farmaco da testare influenza la risposta immunitaria dell’organismo inibendo l’interleuchina-17 (IL-17), che sembra essere un’importante molecola di segnalazione nel processo che distrugge le cellule beta. Negli ultimi anni è stato utilizzato come trattamento per la psoriasi, dove un tipo specifico di globuli bianchi, noti come cellule TRM (Resident memory T cells), agisce attraverso la IL-17 e svolge un ruolo chiave nello sviluppo della malattia, proprio come sembra avvenire nel diabete di tipo 1
«In effetti, la ricerca sul diabete di tipo 1 e sulla IL-17 va avanti da quasi 20 anni. Esperimenti su animali hanno dimostrato che la stimolazione di questa via di segnalazione accelera lo sviluppo del diabete di tipo 1. Altri hanno rilevato che questo percorso di segnalazione è solitamente iperattivato nelle persone con diabete di tipo 1» ha spiegato Lind. «Sarà particolarmente interessante valutare per la prima volta se il trattamento può proteggere le cellule produttrici di insulina nel pancreas, alla luce delle recenti ricerche sulle cellule TRM nel diabete di tipo 1 di nuova diagnosi, proprio come nella psoriasi».
Il reclutamento dei partecipanti a uno studio multicentrico completo è iniziato. Verranno coinvolti soggetti adulti di età compresa tra 18 e 35 anni ai quali è stato diagnosticato il diabete di tipo 1 negli ultimi tre mesi e con un esame del sangue che attesti la presenza di un processo immunologico in corso a carico delle cellule beta. Lo studio includerà un totale di 127 persone che verranno randomizzate a ricevere il trattamento attivo o il placebo.
Verso la medicina di precisione
Parallelamente a questo studio svedese, in altre parti del mondo sono in corso altre ricerche che stanno cercando il modo di agire sulla causa immunologica alla base del diabete di tipo 1 e non solo sui sintomi, che fino a oggi sono stati l’unico obiettivo della terapia.
Come per molte altre patologie, nel diabete di tipo 1 i ricercatori sono prossimi alla medicina di precisione. Gli sforzi per mappare diversi sottogruppi all’interno dellla popolazione diabetica hanno appena iniziato a studiare, ad esempio, una variazione genetica che causa la prima comparsa di un certo tipo di anticorpi diretti contro le cellule insulari.
«È probabile che il trattamento con inibitori della IL-17 possa essere più efficace per alcuni sottogruppi. Se otterremo risultati incoraggianti, nel tempo potremo studiare alcuni modelli immunologici o tipi di cellule nel sangue che possono essere utilizzati per identificare i gruppi di pazienti che rispondono meglio al trattamento» ha concluso.