Attivisti di Ultima Generazione hanno bloccato via Ugo Bassi, vicino ai dipartimenti di matematica ed economica dell’Università degli studi di Padova
Questa mattina verso alle 8:18 tre cittadini e cittadine di Ultima Generazione aderenti alla campagna NON PAGHIAMO IL FOSSILE hanno bloccato via Ugo Bassi, vicino ai dipartimenti di matematica ed economica dell’Università degli studi di Padova. I carabinieri, giunti sul posto, hanno preso le generalità dei manifestanti e il blocco è stato sciolto alle 8:34. Sedici minuti per lanciare l’allarme sulla situazione climatica e chiedere un intervento immediato del Governo per mettere in sicurezza il futuro degli studenti e delle loro famiglie.
“Abbiamo deciso di creare un intoppo, una piccola interruzione a questa quotidianità, tra i dipartimenti di economia e ingegneria: a volte è necessario fermarsi e guardarsi intorno per riconoscere che stiamo camminando verso un vicolo cieco. Questo vicolo si chiama economia fossile. Stiamo andando a sbattere contro un muro, ma forse siamo ancora in tempo per cambiare direzione”, hanno spiegato agli studenti.
DEBITO PUBBLICO ALLE STELLE E COLLASSO CLIMATICO: L’EREDITÀ PER GLI UNIVERSITARI OGGI
Quella di Padova è la maggiore città universitaria del Veneto, sede della seconda università più antica d’Italia. È frequentata ogni giorno da decine di migliaia di studenti che elaborano i propri sogni e le proprie aspirazioni, gettando le fondamenta del proprio futuro.
Tra gli studenti di oggi e quelli di 30 o 40 anni fa c’è però una grande differenza: chi oggi ha 20 anni ha una prospettiva di vita più che mai incerta. Eredita un Paese plasmato dalle scelte di una, due, tre generazioni precedenti, caratterizzato da: debito pubblico elevatissimo, pochissime prospettive per il settore della ricerca, crescenti disuguaglianze economiche e sociali e, soprattutto, un contesto ambientale al collasso, tra siccità, caldo estremo e inondazioni. Un ambiente al collasso che mette a repentaglio sia la nostra economia che la coesione sociale, insomma le nostre vite.
SPEZZARE LA ROUTINE PER INVERTIRE LA ROTTA
Nonostante questa gigantesca ingiustizia, che il Governo agevola giorno dopo giorno continuando a elargire miliardi di euro di fondi pubblici al settore fossile, causa conclamata del disastro climatico al quale stiamo andando incontro a tutta velocità, la vita quotidiana a Padova avanza ripetitiva per migliaia di studenti. La routine quotidiana, le abitudini danno sicurezza, tranquillità, comfort. Ma, proprio per questo, ci spingono a ignorare il pericolo, a voltarci dall’altra parte, a sottrarci alle nostre responsabilità di cittadini. Dobbiamo invece fermarci e invertire la rotta, smettendo di sovvenzionare le emissioni climalteranti e investendo nel futuro.
“Sono uno studente di ingegneria ambientale. Sono arrivato al terzo anno di questo percorso, e da 3 anni attraverso questa strada, via Ugo Bassi, ogni giorno. Fa parte della mia quotidianità. Però ormai da un anno la mia quotidianità di studente è profondamente cambiata. Affronto ogni giorno la crisi ambientale che stiamo producendo, sia nelle aule che attraversando la città (tra le più cementificate del Veneto) e sento ogni giorno di più di dover fare qualcosa. Perché la scienza sta già facendo tutto il possibile per mitigare la crisi climatica, quello che manca è la volontà politica di implementare queste soluzioni, mancano i finanziamenti. E continua l’assurdità per cui i governi trovano ogni anno miliardi da regalare all’industria fossile, mentre lasciano solo spiccioli a una transizione equa e sostenibile. Studiare è importantissimo, per me è un’opportunità straordinaria, però tutto rischia di diventare vano se non interveniamo immediatamente per ridurre l’uso di fonti fossili. Vedremo delle trasformazioni così rapide, che non faremo in tempo a comprenderle e studiarle. Vorrei davvero chiedere ai miei colleghi: che valore ha una laurea in un contesto in cui la carenza di acqua e cibo rischia di portarci al caos di una guerra civile? Come facciamo ad immaginare la nostra carriera tra 20 anni, quando i report scientifici ci suggeriscono che saremo nel mezzo di una tragedia umanitaria mondiale?”, dichiara Samuele.
IL VENETO TRA STATO DI EMERGENZA IDRICA E PREGHIERE
Il 14 marzo scorso è stata pubblicata sul Bur n 35 della Regione Veneto l’ordinanza “Carenza di disponibilità idrica nel territorio della Regione Veneto”, in cui il presidente Luca Zaia “ordina” di dare atto “che permane per ulteriori 12 mesi lo stato di emergenza di rilievo nazionale in relazione alla situazione di deficit idrico”. La stessa Arpav del Veneto ha certificato che nella prima metà di metà di marzo, è piovuta solo un quarto dell’acqua stimata in tutto il mese.
La situazione è talmente grave che, per arginare la siccità, la popolazione ha iniziato a invocare l’aiuto divino. A marzo i sacerdoti hanno pregato a fianco degli agricoltori della Coldiretti. Sono tornati in auge antichi riti come le rogazioni, processioni per la buona riuscita della semina, e nel Duomo di Verona è stata esposta la cosiddetta Sacra Spina, una lisca di pesce che venne usata dai Romani per decapitare i martiri Fermo e Rustico.
Ultima Generazione chiede che i sovvenzionamenti pubblici ai combustibili fossili vengano immediatamente cessati.