L’intossicazione acuta da alcol (Acute Alcohol Intoxication – AAI) è un problema che interessa i soggetti giovani ed è per loro la prima causa prevenibile di malattia
L’intossicazione acuta da alcol (Acute Alcohol Intoxication – AAI) è un problema che interessa particolarmente i soggetti giovani, rappresentando la prima causa prevenibile di malattia in questa popolazione. Il fenomeno del “binge drinking” spopola tra i giovanissimi con conseguenze non solo a livello epatico ma anche neurologico, cardiologico e metabolico fino al coma etilico. È importante sapere come si presenta l’AAI e come riconoscerla.
A tal proposito una review di ricercatori italiani, che vede come primo autore il dott. Antonio Mirijello, UOC Medicina Interna, Dip. Scienze Mediche-IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, San Giovanni Rotondo e che nasce da una stretta collaborazione con il dipartimento di Gastroenterologia ed Epatologia dell’Università Cattolica di Roma e in particolare con il prof. Giovanni Addolorato, ha sottolineato gli aspetti principali, i dati a disposizione e i criteri diagnostici. La review è stata pubblicata sull’European Journal of Internal Medicine.
L’alcol è la sostanza psicoattiva e che crea dipendenza più antica e più comune utilizzata nella nostra società: è stato stimato che circa il 90% delle persone consuma alcol ad un certo punto della propria vita e fino al 30% di loro svilupperà disturbi correlati all’alcol.
I dati sull’abuso di alcol
Secondo il Global Burden of Disease Study 2019, l’abuso di alcol rappresenta il nono fattore di rischio per gli anni di vita aggiustati (persi) per disabilità (DALY), rappresentando il 3,7% dei DALY di tutte le età, con un aumento del 37% nel periodo 1990-2019. Interessa particolarmente i soggetti di età compresa tra 25 e 49 anni, rappresentando la prima causa prevenibile di malattia in questa popolazione di età. Nel 2016, l’alcol era l’ottava causa principale di morte prevenibile negli Stati Uniti.
Riconoscere e gestire i pazienti che presentano intossicazione acuta da alcol (AAI) è indispensabile, in particolare per i medici che lavorano nei pronto soccorso (PS) dove l’intossicazione da alcol come disturbo principale è ora responsabile di circa l’1,2% delle visite. Di questi, circa il 17% sono adolescenti minori di 14 anni.
Il Binge drinking
Il binge drinking (BD) è il modello di consumo di alcol maggiormente correlato con l’AAI. Secondo il National Institute on Alcohol Abuse and Alcoholism (NIAAA) il BD è definito come “un modello di consumo che porta i livelli di concentrazione di alcol nel sangue (BAC) a 80 mg/dl. Ciò si verifica in genere dopo 4 drink per le donne e 5 drink per gli uomini, in circa 2 ore”.
Per gli adolescenti, come per le donne in gravidanza, il limite di sicurezza in termini di drink fissato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è zero.
Attualmente, il 90% degli adolescenti negli Stati Uniti e fino al 67% degli adolescenti in Italia sono “binge drinkers”.
Una recente indagine epidemiologica condotta tra gli studenti delle scuole superiori italiane ha rilevato che il 79% degli adolescenti, a cui dovrebbe essere vietato bere, consuma bevande alcoliche e molti di loro si dedicano precocemente a pratiche alcoliche come il binge drinking (il 48% riferisce almeno un episodio di BD in un anno) e di consumo quotidiano (1,2%).
“E’ un fenomeno in crescita negli adolescenti complice anche la necessità di un’accettazione da parte del gruppo dei pari; i giovani tendono a bere per sentirsi più disinibiti ed emancipati. Sta crescendo il fenomeno del binge drinking attraverso varie modalità come il “botellon”. È un fenomeno spagnolo che è stato importato anche in Italia, in pratica nel giro della serata ognuno del gruppo deve bere completamente una bottiglia di superalcolico. I ragazzi iniziano a bere molto presto, si parte già dalla seconda-terza media quando non hanno ancora la maturità enzimatica per digerire l’alcol” spiega il dott. Antonio Mirijello, UOC Medicina Interna, Dip. Scienze Mediche-IRCCS Casa Sollievo della Sofferenza, San Giovanni Rotondo.
Questo modello di consumo di alcol è infatti particolarmente pericoloso perché gli enzimi epatici non sono completamente espressi in questa fascia di età, impedendo un adeguato metabolismo dell’alcol. Inoltre, l’esposizione precoce all’alcol, in particolare tra i giovani e con il modello BD, è stata associata ad un aumentato rischio di sviluppo di disturbi da abuso di alcol in età adulta.
“Fino a qualche anno fa si riteneva che fosse l’abuso cronico di alcol a provocare il danno epatico e quindi l’evoluzione verso la cirrosi invece si è visto che ripetute intossicazioni acute sono un fattore di rischio per le stesse patologie da abuso cronico: epatopatia, cardiomiopatia e danno dello sviluppo encefalico a livello delle sinapsi cerebrali che possono portare, se reiterati nel tempo, a deficit intellettivi” prosegue il dott. Mirijello.
Pertanto, il ruolo di un clinico che si avvicina all’AAI deve essere duplice: riconoscere e trattare l’AAI insieme alle sue complicanze, e facilitare l’invio a un’Unità per le dipendenze da alcol al fine di trattare il disturbo da uso di alcol (AUD) riducendo la probabilità di tornare al PS.
Come riconoscere l’intossicazione acuta da alcol
I criteri diagnostici al fine del riconoscimento dell’AAI sono i seguenti: 1) recente ingestione di alcol; 2) cambiamenti comportamentali o psicologici clinicamente significativi (per es., comportamento sessuale o aggressivo inappropriato, labilità dell’umore, giudizio alterato) che si sono sviluppati durante o subito dopo l’ingestione di alcol; 3) uno (o più) dei seguenti segni o sintomi che si sviluppano durante o subito dopo l’uso di alcol: biascicamento; mancanza di coordinamento; andatura instabile; nistagmo; compromissione dell’attenzione o della memoria; stupore o coma; 4) segni o sintomi che non sono attribuibili a un’altra condizione medica e non sono meglio spiegati da un altro disturbo mentale, inclusa l’intossicazione con un’altra sostanza.
In presenza di un paziente con sospetto di AAI, i dati anamnestici sono fondamentali per comprendere la quantità di bevande alcoliche ingerite, la tempistica di insorgenza dei sintomi e se si è verificato un trauma. Non è raro che i pazienti non siano in grado o non vogliano riferire queste informazioni; quindi, è essenziale anche un accurato esame fisico (valutazione dei segni vitali, idratazione, deterioramento nutrizionale) e dall’individuazione di segni cutanei potenzialmente correlati all’abuso prolungato di alcol e all’AAI ripetuto.
La misurazione dell’alcool nell’espirato o nel sangue rappresenta l’esame più utile per determinare la gravità dell’AAI e la sua potenziale evoluzione. Vanno tenute anche in considerazione differenze di sesso, età, BMI che possono influenzare il metabolismo dell’alcol.
Infatti, l’alcol deidrogenasi gastrica (ADH), responsabile del 10% del metabolismo dell’alcol (“il metabolismo di primo passaggio”), ha una ridotta attività nella donna con conseguente diminuzione dell’ossidazione gastrica. Il restante 90% dell’etanolo ingerito viene metabolizzato in acetaldeide nel fegato lungo tre percorsi enzimatici: ADH epatico (che rappresenta circa il 90%), sistema microsomiale di ossidazione dell’etanolo (MEOS; circa 8-10%) e catalasi (che rappresenta circa lo 0 –2%). L’abuso cronico di alcol porta ad un’espansione del MEOS fino al 50%; tuttavia, questa via metabolica è responsabile della produzione di radicali liberi e del relativo danno d’organo.
Stadi dell’AAI
Una unità alcolica, detta anche standard drink o “drink”, rappresenta la quantità di alcol contenuta approssimativamente in una birra da 0,33 cl, un bicchiere standard di vino rosso (125 ml) o uno “shot” di superalcolico (40 ml).
Purtroppo, la definizione di bevanda standard (e di conseguenza la quantità di alcol in essa contenuta) varia da paese a paese. In particolare, una bevanda standard europea contiene 10-12 grammi di etanolo, quella inglese ne contiene 8 grammi, quella australiana ne contiene 10 grammi e, infine, negli USA ne contiene 14 grammi. Una bevanda produce un aumento del tasso alcolemico di circa 20 mg/dl e viene metabolizzata in circa 1 ora.
La forma lieve di AAI di solito si sviluppa con un tasso alcolemico >50 mg/dl (10,9 mmol/l), circa dopo 2-3 drink, ed è caratterizzata da sensazioni di rilassamento, euforia, disforia e aumento della loquacità con disinibizione sociale.
Segni/sintomi di AAI moderato, che compaiono con un tasso alcolemico > 100 mg/dl (21,7 mmol/L), circa dopo 4-6 drink, sono principalmente rappresentati da una progressiva compromissione dei meccanismi di controllo (es. manifestazioni come percezione alterata, atassia, iperreflessia, incoordinazione, nistagmo, giudizio alterato e tempo di reazione prolungato, linguaggio confuso, cambiamenti comportamentali con alterazione dell’umore e della personalità e deficit di memoria).
L’intossicazione alcolica grave si manifesta con un tasso alcolemico > 200 mg/dl (43,4 mmol/L), circa dopo 13-26 drink, con compromissione neurologica globale (ad es. amnesia, diplopia, disartria) e disfunzione autonomica (ad es. ipotermia, ipotensione, nausea, vomito).
Livelli di BAC superiori a 300-400 mg/dl (65,1-86,8 mmol/L) sono associati a depressione respiratoria, coma e arresto cardiaco. È generalmente accettato che i decessi attribuibili all’intossicazione acuta da alcol avvengano con un tasso alcolemico >500 mg/dl (108,5 mmol/l). Tuttavia, la dose letale di alcol varia ampiamente a seconda dello stato di tolleranza del soggetto, essendo inferiore (300 mg/dl; 65,1 mmol/l) nei soggetti “non tolleranti” e molto più alta (> 1200 mg/dl; >260,4 mmol/l) nei pazienti AUD.
La tolleranza è un adattamento del sistema nervoso centrale (SNC) all’esposizione cronica all’alcol mediante una sottoregolazione della trasmissione GABA e una sovraregolazione delle vie glutamatergiche NMDA. Il risultato è una desensibilizzazione del SNC agli effetti dell’etanolo con riduzione a lungo termine dei suoi effetti neurotropici.
Gli autori precisano che è interessante sottolineare che il consumo concomitante di altre sostanze sedative (es. benzodiazepine, antistaminici, oppioidi) aumenta il rischio di AAI potenzialmente letale. Pertanto, nei soggetti che presentano AAI, deve essere indagata la possibile coesistenza di abuso di altre sostanze.
“L’intossicazione alcolica acuta riesce a mimare altre condizioni che vanno da quelle traumatiche, e quindi persone che hanno subito una caduta sbattendo il cranio non per forza a causa dell’alcol ma perché obnubilati oppure intossicati, alla sepsi in pazienti che con molta probabilità hanno un’encefalopatia che può mimare lo stato di intossicazione acuta da alcol. Inoltre, nei giovani è sempre più frequente il co-abuso; in questo caso poiché la maggior parte delle sostanze da abuso non hanno un antidoto si può agire riducendo i livelli di etanolo utilizzando la metadoxina che ha dimostrato di essere un farmaco efficace nell’accelerare l’eliminazione dell’alcol. Non esistono al momento antidoti per l’intossicazione acuta da alcol ma la metadoxina ha un eccellente profilo di sicurezza e può aiutare anche nelle situazioni di intossicazione più gravi” conclude il dott. Mirijello.
Antonio Mirijello et al., Identification and management of acute alcohol intoxication Eur J Intern Med. 2023 Feb;108:1-8. doi: 10.1016/j.ejim.2022.08.013. Epub 2022 Aug 16
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