Dopo il fallimento della tregua in Sudan, sono stati messi in sicurezza ed evacuati dal Paese africano oltre cento italiani, fra cui il personale diplomatico
Carriarmati nelle strade, negozi e stazioni di benzina saccheggiate e fragore di colpi d’arma da fuoco: appare così la capitale Khartoum, dove non ha retto neanche la terza tregua proclamata da esercito e Forze di supporto rapido (Rsf), da quando sono scoppiati gli scontri, il 15 aprile scorso. Per i tre giorni di festività di fine Ramadan, da venerdì a ieri, è stata infatti proclamata una tregua anche per permettere ai civili di trasferirsi in zone più sicure, tuttavia non è stata rispettata. Chi può dunque cerca di lasciare la capitale o il Paese, stranieri compresi.
Come riferisce Al Jazeera, e confermano diversi giornalisti e residenti tramite i social network, sono sempre più frequenti i blackout elettrici e delle comunicazioni, così come non è garantito l’accesso all’acqua potabile. Si riporta inoltre che la paralisi delle attività commerciali sta lasciando vuoti gli scaffali dei supermercati, con denunce di saccheggi e furti. Secondo le Nazioni Unite sono oltre 400 i morti e 3.700 i feriti tra i civili coinvolti da dieci giorni nelle ostilità tra i militari fedeli al generale Abdel-Fattah Burhan e il leader dei paramilitari dell’Rsf, Mohammed Hamdan Dagalo, che si contendono il controllo delle risorse economiche e militari del Paese.
Oltre a lasciare la capitale, epicentro dei combattimenti, migliaia di sudanesi cercano di fuggire anche nei paesi vicini, in particolare il Ciad, subendo a loro volta attacchi di cui si accusano reciprocamente i due attori in guerra stando a quanto riferiscono fonti di stampa locali.
GLI ITALIANI RIENTRANO IN PATRIA
Si è conclusa la prima fase dell’evacuazione di cittadini italiani dal Sudan, colpito in questi giorni da un violento conflitto armato. Grazie a un’operazione coordinata dall’Unità di Crisi del Ministero degli Esteri, con assetti della Difesa e il supporto dell’intelligence, sono stati messi in sicurezza oltre cento connazionali, fra cui il personale diplomatico. Lo ha fatto sapere in una nota nella tarda serata di ieri il ministero della Farnesina. Con il volo di un C130 dell’Aeronautica militare e un secondo volo di un AM400 spagnolo sono stati trasferiti a Gibuti 105 cittadini italiani e 31 stranieri, fra cui cittadini portoghesi, australiani, greci, britannici, svedesi.
Sin dalle prime notizie degli scontri, il 15 aprile, la Farnesina aveva attivato uno stretto coordinamento con la Presidenza del Consiglio, il Ministero della Difesa e le Agenzie di sicurezza per monitorare le situazione e valutare le opzioni a tutela dei cittadini italiani, che sono stati contattati individualmente dall’Unità di Crisi per verificare le loro condizioni. Alle prime ore di ieri, domenica 23 aprile, i connazionali sono stati fatti convergere presso la residenza dell’Ambasciatore d’Italia, Michele Tommasi. Questi ha coordinato l’organizzazione del convoglio che ha raggiunto l’aeroporto di Wadi Seyydna, situato a circa 30 chilometri a Nord della capitale sudanese, unica via di uscita aerea essendo lo scalo internazionale di Khartoum inagibile perché danneggiato dai combattimenti.
In raccordo con altri Paesi europei e alleati, un ponte aereo internazionale ha permesso di raggiungere la base militare di Gibuti, dove i connazionali saranno ospitati. Il rimpatrio avrà luogo nella serata di oggi, lunedì 24 aprile, con volo dell’Aeronautica Militare. Il Ministro Tajani ha seguito direttamente la pianificazione e l’operazione di evacuazione in stretto contatto con il Presidente del Consiglio e il Ministro della Difesa.
MATTARELLA: “APPREZZAMENTO PER OPERAZIONE RIENTRO CONNAZIONALI”
“Apprezzamento per l’operazione efficiente, brillante e rapida che è stata compiuta in Sudan per i nostri concittadini”, è stato rivolto dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, al ministro della Difesa, Guido Crosetto, nel corso dell’incontro al Quirinale con una rappresentanza delle associazioni combattentistiche e d’arma, nella ricorrenza del 78esimo anniversario della liberazione.