Al Gemelli per i pazienti affetti da insufficienza cardiaca è stato realizzato il progetto Azimuth, un percorso di digital health che si propone di ottimizzare l’assistenza
Per i pazienti affetti da insufficienza cardiaca è stato realizzato il progetto Azimuth, un percorso di digital health che si propone di ottimizzare l’assistenza, incentrato su un’applicazione messa a punto all’interno di una piattaforma di open innovation della quale fanno parte esperti di Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, partner tecnologici (Innovation Sprint) e industriali (AstraZeneca).
«Il percorso assistenziale del paziente con insufficienza cardiaca, la prima causa di ospedalizzazione nel mondo e la patologia con il costo sia diretto che indiretto più alto, prevede diversi step, dai trattamenti di fase acuta al follow up del paziente in fase cronica» ha spiegato il dottor Domenico D’Amario, dirigente medico presso la UOC di Cardiologia della Fondazione Policlinico Agostino Gemelli IRCCS. «Questo richiede uno stretto dialogo tra i cardiologi ospedalieri e la medicina di prossimità, soprattutto una volta che il paziente rientra a casa dopo la dimissione da un centro ospedaliero di terzo livello. Ma al momento questo complesso percorso è molto frammentato. Abbiamo quindi analizzato i bisogni dei diversi attori (pazienti, familiari, medici) coinvolti nel percorso di cura, partendo da un’analisi dei flussi dei pazienti con insufficienza cardiaca seguiti all’interno del Policlinico Gemelli».
I problemi principali emersi dall’analisi sono la scarsa aderenza dei pazienti alla terapia e le relazioni con il territorio al momento della dimissione. Oltre a creare una rete con la medicina di prossimità, ha aggiunto D’Amario, è emersa la necessità di dotare il paziente di uno strumento che lo ingaggi maggiormente nel suo percorso di cura. Un fatto tutt’altro che semplice, perché spesso l’insufficienza cardiaca non è correttamente percepita dal paziente stesso come una patologia grave e questo genera una scarsa aderenza alle terapie (spesso il paziente dimentica di assumere il diuretico), che a sua volta è alla base delle riacutizzazioni che porteranno di nuovo il paziente in pronto soccorso.
Il modello di assistenza Azimuth
Sulla base di queste considerazioni è stato creato un percorso integrato che utilizza anche componenti digitali dedicato a questi pazienti. Il risultato ha beneficiato delle competenze dei cardiologi (gruppo del professor Filippo Crea, direttore UOC di Cardiologia di Fondazione Policlinico Gemelli e Ordinario di Cardiologia all’Università Cattolica, campus di Roma), di Gemelli Generator per l’analisi dei flussi ospedalieri (professor Vincenzo Valentini, Direttore Scientifico di Gemelli Generator e vice Direttore dell’IRCCS con delega ai Big Data; dottor Stefano Paternello, Chief Operating Officer di Gemelli Generator), di Innovation Sprint come partner tecnologico per lo sviluppo della piattaforma e di AstraZeneca Italia come partner industrale per le competenze di Service Design e di Innovation.
«Questo ci ha permesso di realizzare una prima versione di Applicazione Mobile sul quale abbiamo condotto uno studio di user acceptance e user experience, coinvolgendo 30 pazienti con insufficienza cardiaca» ha fatto presente D’Amario. «Abbiamo quindi disegnato e già sottomesso uno studio multicentrico su ampia scala per validare questo percorso di cura che fa leva anche su componenti digitali. La novità del progetto risiede proprio nel suo approccio incrementale e agile che ci auguriamo possa generare le evidenze in grado di supportare una richiesta di rimborsabilità da parte del Servizio Sanitario Nazionale. È una vera novità ed è anche la strada indicata dal PNRR».
Cosa prevede il percorso di cura
Azimuth consta di un percorso multidisciplinare che consente ai pazienti con diagnosi di scompenso cronico, che si trovano all’interno dei percorsi di cura del Policlinico Gemelli, di definire con il team clinico un piano di cura personalizzato e di inserire dati da remoto, una volta a casa.
Al momento della dimissione, viene assegnato al paziente un percorso di cura personalizzato e digitale, sincronizzato con una applicazione mobile installata sul telefono del paziente. Il paziente torna a casa e, tramite l’Applicazione, risponde a questionari validati sulla qualità di vita specifici per chi soffre di scompenso cardiaco, può segnalare i farmaci che assume e inserire dei dati vitali, come peso e frequenza cardiaca, sia manualmente che in modo automatico attraverso dei dispositivi indossabili collegati alla Applicazione.
L’ospedale a sua volta è dotato di una dashboard che permette di visualizzare i dati dei pazienti e, qualora ci fossero degli scostamenti significativi, può intervenire impedendo che questo arrivi al pronto soccorso.
«Il progetto Azimuth rappresenta una nuova modalità di assistenza al paziente, che si avvale di soluzioni tecnologiche integrate basate sull’intelligenza artificiale». Ha osservato il dottor Alfredo Cesario, Open Innovation Manager del Policlinico Gemelli. «La piattaforma consente ai medici di monitorare in tempo reale lo stato di salute del paziente, anche quando non è fisicamente in ospedale, garantendo una presa in carico più personalizzata per i soggetti con scompenso cardiaco».
Un possibile nuovo modello di erogazione delle cure
Il progetto è già stato testato su 30 pazienti e i primi risultati a tre mesi hanno evidenziato in primo luogo che tutti i soggetti hanno completato lo studio e sono tuttora coinvolti nel progetto. Il livello di coinvolgimento di pazienti e caregiver è stato molto elevato, con un’aderenza alle attività predefinite obbligatorie (come la segnalazione giornaliera della pressione sanguigna) superiore al 75% e un’aderenza alla segnalazione giornaliera della terapia (attività facoltativa) dell’80%. Dal punto di vista delle performance sul trattamento della patologia, nessuno dei pazienti ha avuto un nuovo ricovero per insufficienza cardiaca, è stato osservato un aumento significativo degli indicatori della qualità di vita percepita e, dai dati preliminari, emerge che l’aderenza sulla terapia, seppure complessa, grazie a questo modello di cura è stata molto alta.
Il percorso è inserito in un percorso di ricerca volto a raccogliere dati clinici di validazione affinché Azimuth possa diventare un modello di erogazione delle cure che permette al medico di personalizzare l’assistenza e di effettuare interventi clinici tempestivi e al paziente di rimanere in contatto con l’équipe clinica e di migliorare la comprensione della malattia e la sua gestione.
Gli sviluppi futuri prevedono che questo tipo di soluzione sia applicata a una popolazione più ampia di pazienti con insufficienza cardiaca e che sia adottata su una scala più ampia, interessando altre istituzioni modelli di assistenza regionale diversi rispetto al Lazio. È già stato avviato lo studio multicentrico su più pazienti e in più ospedali.
«Siamo orgogliosi ed entusiasti di essere parte integrante di un progetto che si inserisce all’interno della più proficua collaborazione pubblico-privato tra il mondo accademico e l’industria e che combina competenze, unità di intenti e visione condivisa nell’ottica del co-sviluppo di una soluzione di digital health che risponda ai bisogni insoddisfatti identificati nella gestione dei pazienti con scompenso cardiaco» ha dichiarato Vincenzo Bartoli, Vice President Innovation & Commercial Excellence AstraZeneca Italia, Head of GTM & Innovation EUCAN. «In questo particolare momento storico, in cui i servizi sanitari si trovano ad affrontare sfide sempre più ardue, è quanto mai rilevante riuscire a fornire un’adeguata e migliore gestione nel percorso del paziente, anche attraverso l’implementazione e l’utilizzo delle opportunità tecnologiche e digitali disponibili e in previsione di una migliore allocazione della spesa pubblica».