Su Facebook, Michele Bellandi ricorda sul social la moglie Barbara Capovani, la psichiatra uccisa da un suo ex paziente: “Non facevi il medico, eri nata medico”
“Amore mio non so neanche da dove iniziare, come fare a dire delle cose che possano renderti giustizia, che possano far, se non capire, almeno intuire chi era Barbara. La poliedricità della tua personalità, le sue infinite sfaccettature e allo stesso tempo la tua gentile semplicità che ti rendeva accessibile ed aperta a tutti, senza eccezioni”. Inizia così, il lungo post pubblicato su Facebook da Michele Bellandi, marito della psichiatra di Pisa Barbara Capovani, uccisa a sprangate da Gianluca Paul Seung, suo ex paziente.
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Uno sfogo, quello di Bellandi, che nonostante il dolore ha voluto far sapere a tutti chi era sua moglie e quanta dedizione metteva nel suo lavoro e per i suoi pazienti: “Non facevi il medico, eri nata medico: a 6 anni avevi deciso che avresti fatto la psichiatra e cosi è stato. La tua era una missione in cui hai sempre dato tutta te stessa. Non ti interessava la gloria personale, i soldi, rifuggivi l’apparire sui giornali. Eri pura sostanza, eri il fare verso l’apparire, avevi mille idee e una capacità di risolvere i problemi ineguagliabile. Ciò che ti guidava, come mi dicevi spesso, era ‘fare la cosa giusta, se cerchi di fare la cosa giusta tutto diventa più semplice’. Certo eri anche testarda e di una determinazione incrollabile ma soprattutto coraggiosa. Nessuna minaccia, nessuna offesa, ti scalfiva. Tutti quelli che, non di rado, provavano a metterti i bastoni tra le ruote, partivano sconfitti in partenza. I loro interessi individuali, spesso egoistici o comunque di parrocchia, si scontravano, non solo con la tua ferrea determinazione ma soprattutto con il tuo volere un qualcosa di superiore: tu non agivi mai per interesse personale ma solo con l’idea e la preoccupazione di far star bene I tuoi pazienti, proteggere I tuoi colleghi, appunto con l’idea di ‘fare la cosa giusta’. Per questo eri imbattibile”, scrive il marito.
L’ADDIO A BARBARA CAPOVANI: “ERI LA NOSTRA STELLA COMETA”
E ancora: “Ma soprattutto eri la nostra stella cometa, eri la luce della famiglia, dedicavi tempo a ciascuno, individualmente e poi tutti insieme, eri il centro delle nostre chiacchierate, con le tue affermazioni non di rado provocatorie. Spesso criticata , poche volte ‘riconosciuta’ – almeno non in quel contesto- per tutto ciò che facevi per noi, come tutti i grandi leader”.