Ipogonadismo e diritto alle cure, AME, SIAMS e SIE lanciano un appello all’AIFA: “Necessario garantire accesso alla terapia sostitutiva”
Una condizione che se non curata precocemente e adeguatamente può portare a severe complicazioni come infertilità, impotenza, osteoporosi, anemia, obesità, peggioramento del diabete mellito, aumento del rischio cardiovascolare e disturbi dell’umore.
Eppure, in Italia coloro che soffrono di ipogonadismo maschile, ossia di carenza di testosterone, si trovano ancora a fare i conti con diagnosi tardive e terapie spesso non disponibili.
A denunciare la situazione sono le tre Società scientifiche di riferimento in materia: l’AME (Associazione Medici Endocrinologi), la SIAMS (Società Italiana di Andrologia e Medicina della Sessualità) e la SIE (Società Italiana di Endocrinologia) che con un nuovo documento intersocietario chiedono all’AIFA (Agenzia italiana del Farmaco) e ai decisori politici di competenza azioni concrete per migliorare l’accesso alle cure.
In particolare, le Società riconosciute dal Ministero della Salute chiedono:
- “l’impegno formale a mettere in atto tutte le iniziative necessarie a garantire una costante ed adeguata disponibilità delle specialità a base di testosterone, omogenea su tutto il territorio nazionale.
- di autorizzare, in caso di carenza delle preparazioni rimborsate in fascia A, l’estensione della rimborsabilità a tutte le altre preparazioni in fascia C.
- l’istituzione di un tavolo tecnico intersocietario con l’AIFA al fine di affrontare l’attuale emergenza, stimare il fabbisogno nazionale e concordare iniziative volte a garantire il diritto alla salute dei pazienti affetti da ipogonadismo maschile”.
“Oltre che ad essere sottodiagnosticata, anche a causa di sintomi relativi alla sfera sessuale avvolti ancora da uno “stigma sociale”, la cura dell’ipogonadismo risulta ulteriormente ostacolata da una ridotta disponibilità della terapie farmacologiche rimborsabili, creando ancora una volta una profonda disparità di trattamento a discapito dei soggetti più deboli, delle classi meno agiate, e dei residenti in alcune regioni italiane piuttosto che altre, violando il principio di universalità delle cure sancito dalla costituzione”, racconta Agostino Specchio, responsabile Commissione Andrologia AME.
Come spiegano ancora gli esperti infatti, negli ultimi cinque anni si sono verificate ripetute carenze delle 7 formulazioni di testosterone autorizzate in Italia per il trattamento dell’ipogonadismo maschile, ma tra queste solo 3 sono attualmente riconosciute in classe di rimborsabilità A, pertanto fruibili con il SSN mediante la nota 36.
Queste criticità, hanno comportato “interruzioni del trattamento, anche prolungate, con implicazioni rilevanti per la qualità di vita e dello stato di salute del paziente”, oltre che ulteriori costi socio-sanitari, maggiori difficoltà a garantire la compliance alle cure, effetti collaterali, ma non solo.
“I pazienti affetti da carenza di testosterone, quando diagnosticata, non trovando la formulazione prescritta, sono spesso costretti a ricorrere a nuove visite specialistiche per la sostituzione del piano terapeutico, che comporterà quindi l’aggiustamento del dosaggio e una nuova educazione del paziente e del caregiver”, spiega ancora Renato Cozzi, endocrinologo e Presidente AME.
Senza considerare che “le varie formulazioni, oltre a differire per la modalità di somministrazione, differiscono anche per farmacocinetica e farmacodinamica, rendendo complesso, quando a volte inopportuno, lo scambio tra formulazioni diverse nello stesso paziente”, conclude l’esperto che a nome di AME, SIE e SIAMS ribadisce la necessità di intervenire con azioni utili a consentire la continuità di cura per i pazienti affetti da ipogonadismo maschile.