Caso Mirella Gregori, la controinchiesta: “Uccisa il giorno stesso della scomparsa”. La ragazzina sparì nel nulla il 7 maggio del 1983, i genitori sono morti senza avere nemmeno un corpo da piangere
“Mirella potrebbe essere stata uccisa in quella stessa giornata in cui scompare, vittima di una trappola ordita da qualcuno che frequentava, in quelle poche vie che da via Nomentana guardano il monumento del Bersagliere a Porta Pia. In quel tratto si consuma tutto. Il suo è un omicidio di prossimità. Non si sarebbe mai allontanata da casa senza avvisare, né sarebbe scesa se a citofonare fosse stato qualcuno che non conosceva. Mirella, quel 7 maggio del 1983, dice alla mamma che a chiamarla e chiederle di scendere è Alessandro, compagno delle medie. Qualcuno ha carpito la sua fiducia. Quella di Mirella è la storia di un omicidio e di una fiducia tradita”. E chi sa, chi potrebbe avere elementi utili per riavvolgere il nastro a partire quella citofonata che inghiotte Mirella nelle strade o forse nelle stesse scale del suo palazzo, è vivo, oggi ha una sessantina d’anni e continua a non parlare. La famiglia della migliore amica di Mirella, Sonia De Vito, con cui la giovane viveva quasi in simbiosi, smise persino di salutare i Gregori. I misteri sul caso della quindicenne scomparsa li ha ricostruiti in un libro che oltre ad essere la cronaca di un ricordo è anche una controinchiesta, Mauro Valentini, giornalista e scrittore autore di ‘Cronaca di una scomparsa’ che intervistato dalla Dire ha rimesso in fila tutti i misteri della ragazzina romana che un pomeriggio di maggio ha inghiottito nel nulla consegnandola ad un destino di orribile oblio.
Mauro Valentini su invito della sorella Maria Antonietta è il primo che inizia ad occuparsi del caso di Mirella Gregori e lo fa riprendendo in mano le testimonianze, le memorie di una famiglia disperata e lasciata sola, ma anche le poche e sparute carte giudiziarie a partire dalla pietra tombale delle archiviazioni: “Tutti avevano dimenticato. Quando andavamo in giro a raccontare la storia- ricorda Valentini- la gente ci diceva: Mirella chi? Sono sicuro di aver fatto un’opera di restituzione sociale e storica a questa ragazzina dimenticata, ma ho poi scoperto che non era stata dimenticata solo dal pubblico, ma anche dagli inquirenti. La Procura di Roma ha aperto un fascicolo per Emanuela Orlandi e sono d’accordo, ma Mirella non ha mai avuto un fascicolo d’indagine, è finita in Procura solo perché incastrata nei fascicoli di Emanuela Orlandi e da lì non è più uscita”.
LE ORE DOPO LA SCOMPARSA
I genitori della ragazza, subito dopo la sparizione, vanno di continuo in Commissariato, ma tornano a casa con un foglietto che dice solo ‘scomparsa‘. La tesi degli inquirenti è quella di una ragazzata, che stride però fortemente con chi fosse Mirella, con la sua vita di ogni giorno e il libro di Valentini lo racconta. Una ragazza attenta, studiosa, giudiziosa e molto legata alla famiglia, andava in giro con un sacchetto di gettoni e avvisava la mamma su ogni variazione di orario. Sua mamma lo sa così bene che dopo due ore dalla scomparsa è in strada a chiedere aiuto disperata perché sua figlia non si trova, non torna, ed è successo qualcosa di grave, lei lo dice subito. Gli inquirenti non la cercano, non interrogano, non sentono possibili testimoni, ricorda il giornalista, non chiamano tutti gli amici di Mirella, tantomeno i vicini di casa: “Mai ascoltati”. Nessuno va nemmeno nella parrocchia di san Giuseppe, un altro luogo, nella controinchiesta del giornalista, che potrebbe esser fondamentale per scoprire cosa è accaduto, chi potrebbe sapere qualcosa. Tutto è lì, in quel quadrilatero di via Nomentana.
IL FASCICOLO ORLANDI
“Ho ritrovato carte, estrapolate dal fascicolo Orlandi, e poi la prima e seconda archiviazione che riportano la ‘scomparsa’ delle due minorenni. Per fare una controinchiesta oltre ai ricordi, agli appunti inediti della mamma, la signora Vittoria, e ai racconti della sorella Maria Antonietta, ho ripreso in mano le carte giudiziarie. Si sono accesi fari che danno ancora speranza per la riapertura del caso”, si augura Valentini, che mette in fila le cose che gli inquirenti non hanno visto: “Gli amici di Mirella mai ascoltati tutti con attenzione, i personaggi che ruotavano tra via Nomentana 91, casa Gregori, e la parrocchia san Giuseppe dove potrebbe esserci la chiave di tutto il mistero”. Da qui l’appello: “La Procura di Roma ascolti la sorella di Mirella. L’associazione con Emanuela Orlandi ha permesso che il fascicolo di Mirella arrivasse in Procura dove nessuno si era occupato di lei, ma è stata anche un’associazione velenosa”. Bisogna staccare le due storie, ne è certo Valentini: “Ho maturato la ferma convinzione e sono stato il primo a crederlo che le due storie siano completamente separate. Io credo che Mirella sia stata vittima di qualche suo coetaneo”. Dunque nessuna tratta delle bianche, nessuna lettera del comitato terroristi per liberare Ali Agca “un depistaggio fatto anche male”, ma gli amici, forse una frequentazione finita male, un gioco tra adolescenti a cui Mirella si sarebbe ribellata o qualcuno poco più grande di lei che non aveva premeditato di ucciderla, ma che poi se ne sarebbe disfatto. “La chiesa, la parrocchia potrebbe avere un ruolo cruciale perché quegli ambienti erano i luoghi più sicuri in cui mandare i figli allora, adesso si dice pedofilia… ma in quel periodo no. La parrocchia potrebbe essere stato il luogo usato come esca per portarla da qualche parte o farle del male. Magari i personaggi li aveva conosciuti lì. Tendo a pensare a una dinamica giovanile, un gioco trasgressivo finito male”.
L’OBLIO DEL CASO MIRELLA GREGORI
Sulla ‘condanna’ di Mirella all’oblio, gli inquirenti una reprimenda l’hanno ricevuta anche dalla giudice della prima archiviazione: “Non si lanciò l’allarme, venne derubricata a scomparsa volontaria e si persero mesi importantissimi, oltre a non ascoltare i testimoni e a rimandare a casa i due poveri genitori con la rassicurazione che si trattasse di una ragazzata”. Ma i misteri di Mirella non sono solo nei luoghi: la Chiesa e quell’androne di palazzo e la strada dove la giovane sarebbe scesa dopo la citofonata, ma anche in due nomi: l’amica per la pelle Sonia De Vito che “sembra essere reticente, ma verrà prosciolta da questo capo di accusa e Alessandro che dice di non vedere Mirella da 2 anni, ma poi si contraddice e dice di averla vista 5 mesi prima a Natale”. Era davvero lui al citofono? E poi quella storia di villa Torlonia: “Sonia racconta a Maria Antonietta che Mirella quel pomeriggio sarebbe andata lì con amici a suonare la chitarra. Quella notte la sorella di Mirella e il fidanzato chiamano la polizia, la centrale dei vigili e il custode di notte riapre la villa per la prima e unica volta. Cercano con le torce, ma nulla. Poi Sonia dirà di non aver mai parlato di villa Torlonia. Su queste incongruenze si sarebbe dovuto indagare”, insiste il giornalista come riferisce la Dire (www.dire.it).
L’IDENTIKIT: L’UOMO DEL BAR
Quel che è certo è che chi ha eliminato Mirella ha avuto tanti vantaggi e il tempo: “Per pulirsi la coscienza e le tracce”. Basta pensare al confronto avvenuto solo dopo 8 anni tra la mamma e Raul Bonarelli, l’uomo della sicurezza vaticana che sembrava in tutto corrispondere all’identikit fatto dalla signora Vittoria sul quell’uomo che veniva nel bar di famiglia e sembrava avere attenzioni verso la ragazzina. “Quando lo vide in commissariato però Vittoria non fu più sicura fosse lui. Sonia non ha mai accennato a questo personaggio”. Dopo la lettera-comunicato in cui i terroristi chiedono la liberazione di Agca per svelare in cambio il mistero della Orlandi è “a quel punto che Mirella entra nell’ambito dell’inchiesta Orlandi e viene cercata in Vaticano: si spera che trovando l’una si trovi anche l’altra. È l’inizio e al contempo la fine della vicenda di Mirella Gregori” ritiene Valentini.
LA RIAPERTURA DEL CASO
Oggi il destino dell’indagine è affidato all’avvocato Nicodemo Gentile, presidente di Penelope che sta studiando le carte per la riapertura del caso in Procura di Roma. Una riapertura che dovrebbe partire dalle “testimonianze che fanno acqua e sulle frequentazioni, su personaggi loschi che potrebbero aver adocchiato la ragazzina. Per me- ne è convinto Valentini- più che la pista degli adulti bisogna seguire gli adolescenti. Non mi aspetto che il responsabile si palesi, ma che chi sa possa dare indicazioni per arrivare almeno al corpo”. “Purtroppo la miopia investigativa in quei 3 mesi in cui nessuno ha parlato di Mirella fino ad agosto e all’ associazione con la scomparsa di Emanuela Orlandi ha dato mesi di vantaggio per farla sparire sparire. Chi l’ ha uccisa è stato fortunato”. “Bisogna riavvolgere il nastro al momento della citofonata: è la genesi di tutto” ribadisce Mauro Valentini che sabato alle 18.30 parteciperà a un incontro con i cittadini a Torre Maura per chiedere di fare luce su questo assurdo mistero, per ricordare e perché si torni a cercare Mirella: “Hanno diritto di sapere”. Ormai i genitori di Mirella, dopo una vita che non è stata mai più quella di prima, sono morti, resta la sorella e la speranza di avere un giorno almeno un corpo o un luogo dove portare un fiore.