La Francigena non è solo storia e strada, e lo spiega Claudio Chiavari, autore di “Per i sogni non ci sono segreti”, edito da SBS Edizioni
Ognuno di noi è chiamato a fare scelte, ogni giorno. Ci ritroviamo a seguire dei percorsi, a volte imposti, altre agognati, ma sempre tutti con un unico obbiettivo: andare, crescere, scoprire e, possibilmente, comprendere.
Ci sono poi dei percorsi, materiali, che decidiamo di intraprendere per motivi precisi. Diversi per ognuno ma con un solo identico scopo. Tra queste strade c’è la Via Francigena. Cinque Stati, 16 regioni e più di 637 comuni. Più di tremila i chilometri da Canterbury in Inghilterra fino a Roma e poi fino a Santa Maria di Leuca in Puglia. La Francigena non è solo storia e strada, e lo chiediamo a Claudio Chiavari, autore di Per i sogni non ci sono segreti, edito da SBS Edizioni.
Ciao, Claudio e grazie di aver accettato il nostro invito. Parliamo di Via Francigena, ci racconti di cosa si tratta?
Nel Medioevo esistevano tre tipi di pellegrinaggio: quello al Sepolcro di Cristo (Gerusalemme), quello alla tomba di Pietro (Roma) e quello alla tomba di San Giacomo (Santiago di Compostela). Centinaia di migliaia di persone, ovvero i pellegrini, si mettevano in viaggio per raggiungere una di queste tre mete. La maggior parte di loro affrontavano settimane o mesi di cammino con poche risorse e pochi mezzi. Ma erano guidati dalla forza e dalla determinazione di concludere il loro pellegrinaggio, per guadagnarsi quella vita eterna di cui aveva parlato Gesù.
Oggi, a distanza di molti secoli, questi pellegrinaggi sono stati riscoperti (in particolar modo Santiago de Compostela e Roma), anche con uno spirito diverso, non solo religioso.
Percorrere la via Francigena significa avere la possibilità di riscoprire la Natura e, tramite questa, avere modo di riflettere su sé stessi, liberi spesso dalle sovrastrutture del mondo di oggi. Misurarsi con i soli mezzi che abbiamo in mano, ovvero il camminare e l’adattarsi alle scomodità, permette di riscoprire fin dove possiamo arrivare con le proprie forze.
Hai deciso di percorrere a piedi un centinaio di chilometri. Ti sei misurato con te stesso e hai raccontato in un libro questa avventura. Testa e Piedi chiamati a raccontarsi… Parlaci del libro.
Il libro non è altro che il resoconto della mia esperienza lungo i sentieri che uniscono Viterbo a Roma. La particolarità risiede nel fatto che non sono io in prima persona a raccontare, ma la mia Testa e i miei Piedi. Perché è grazie a loro che sono riuscito nell’impresa, nonostante spesso i due protagonisti non riescono a parlare e capirsi tra di loro.
È una visuale diversa di come sono andate le cose. Un modo, a tratti anche allegro, per poter riflettere su noi stessi.
Incuriosisce il titolo: perché Per i sogni non ci sono segreti?
Uno degli elementi importanti e portanti della mia vita è la musica. E nei giorni di quell’esperienza è venuto a mancare uno dei cantanti che hanno segnato momenti importanti della mia esistenza e al quale ho dedicato il libro. Sua è, quindi, la canzone che mi ha accompagnato per più di cento chilometri e che rappresenta appieno il significato di quello che ho vissuto. La canzone parla di sogno e di realtà, delle differenze tra loro ma anche delle somiglianze, perché alla fine per i sogni non ci sono mai segreti.
E per me, percorrere la via Francigena da solo in quel periodo storico molto particolare (per il Covid e per motivi miei strettamente personali) è stata la realizzazione di un sogno che conosceva bene i miei segreti.
Cosa ha lasciato a te questo diario e cosa lascerà ai tuoi lettori?
Riflessione: perché il mio romanzo permette di riflettere su noi stessi e sugli altri.
Ilarità: perché Testa e Piedi possono essere tranquillamente paragonati a Stanlio e Olio oppure a Gianni e Pinotto.
Conoscenza: perché tra le righe della storia si toccano dei luoghi unici dell’Italia.
E poi, sicuramente il motivo principale è sognare!