Nei pazienti con tumore uroteliale metastatico che non possono effettuare una chemioterapia a base di platino benefici con sacituzumab govitecan
Nei pazienti con tumore uroteliale metastatico che non possono effettuare una chemioterapia a base di platino, andati progressione durante il trattamento con inibitori dei checkpoint immunitari, il trattamento con il coniugato anticorpo-farmaco (ADC) sacituzumab govitecan produce benefici consistenti, migliorando il tasso di risposta obiettiva (ORR), con un profilo di sicurezza gestibile. Lo evidenziano i risultati dell’analisi primaria dei dati di una coorte dello studio di fase 2 TROPHY-U-01, presentati di recente al Genitourinary Cancers Symposium dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO-GU).
Infatti, nella coorte 2 dello studio, in cui sono stati arruolati 38 pazienti, è stato osservato un ORR del 32% (IC al 95% 17,5%-48,7%). Tutte le risposte al’ADC sono state parziali e hanno avuto una durata mediana di 5,6 mesi (IC al 95% 2,8-13,3). Inoltre, dopo un follow-up mediano di 9,3 mesi (range, 0,5-30,6), la sopravvivenza libera da progressione (PFS) mediana è risultata di 5,6 mesi (IC al 95% 4,1-8,3) e la sopravvivenza globale (OS) mediana di 13,5 mesi (IC al 95% 7,6-15,6).
«Questi dati supportano un’ulteriore valutazione di sacituzumab govitecan, da solo o in combinazione, nei pazienti con carcinoma uroteliale metastatico progredito dopo una precedente terapia con inibitori dei checkpoint immunitari», ha dichiarato l’autore principale del trial Daniel P. Petrylak, della Yale School of Medicine di New Haven (Connecticut), presentando i risultati al convegno.
Sacituzumab approvazione accelerata di Fda
Nell’aprile 2021, sacituzumab govitecan ha ricevuto dalla Food and drug administration (Fda) un’approvazione accelerata per il trattamento del carcinoma uroteliale localmente avanzato o metastatico, sulla base dei risultati ottenuti nella coorte 1 dello studio TROPHY-U-01.
In questa coorte, costituita da 112 pazienti in progressione dopo un trattamento con platino e un inibitore dei checkpoint immunitari, il trattamento con sacituzumab govitecan ha prodotto un ORR del 27,7% (IC al 95% 19,6%-36,9%), con un tasso di risposte complete del 5,4%. Inoltre, i dati aggiornati presentati all’ASCO-GU del 2022 hanno mostrato un ORR del 28% (IC al 95% 20,2%-37,6%) e tassi di PFS e OS a 12 mesi rispettivamente del 14% e 45%.
Caratteristiche dei pazienti nella coorte 2
Nella coorte 2 dello studio, i pazienti sono stati trattati con sacituzumab govitecan 10 mg/kg per via sottocutanea nei giorni 1 e 8 di un ciclo di 21 giorni.
L’età mediana dei pazienti dello studio era di 73 anni (range: 41-87) e la maggior parte (61%) era rappresenta da uomini. La metà aveva un performance status ECOG pari a 0 e due terzi (66%) presentavano metastasi viscerali, circa un terzo (29%) metastasi epatiche e un terzo (34%) un’estensione locoregionale della malattia al basale.
Il numero mediano di terapie precedenti effettuate dai pazienti era pari a due (range: 1-5) e la metà aveva effettuato una terapia neoadiuvante o adiuvante a base di platino. Prima di entrare nello studio, la maggior parte dei pazienti (58%) era stata trattata con pembrolizumab, il 18% con enfortumab vedotin e il 3% con erdafitinib.
Il tempo mediano trascorso dall’ultima terapia alla somministrazione di sacituzumab era di 1,6 mesi (range: 1-8). Inoltre, la durata mediana dell’ultima terapia era stata di 4,2 mesi (range: 1-12) e la migliore risposta ottenuta era rappresentata da sei risposte parziali (16%) e una risposta completa (3%). Altri 13 pazienti hanno raggiunto la stabilizzazione della malattia come migliore risposta complessiva (34%) e in circa un quarto di questi, la stabilità di malattia è durata per almeno 6 mesi (11%).
Il tasso di beneficio clinico, definito come una risposta al trattamento o una stabilizzazione della malattia per almeno 6 mesi, è risultato del 42% (IC al 95% 26,3%-59,2%). Inoltre, poco più di due terzi dei pazienti (69%) hanno registrato un certo grado di riduzione delle dimensioni della lesione bersaglio.
«Le risposte sono state in gran parte simili nei sottogruppi prespecificati, indipendentemente dal numero di terapie antitumorali precedenti, anche se alcuni sottogruppi avevano un numero di pazienti molto ridotto», ha riferito Petrylak.
Profilo di sicurezza gestibile
Nella coorte 2 dello studio TROPHY-U-01, secondo gli sperimentatori, sacituzumab govitecan ha mostrato un profilo di sicurezza gestibile, senza nuovi segnali di sicurezza e senza decessi correlati al trattamento.
Gli eventi avversi correlati al trattamento di qualsiasi grado più frequenti sono stati diarrea (63%), alopecia (50%), nausea (47%), neutropenia (45%), affaticamento (42%), anemia (37%), leucopenia (34%) e diminuzione dell’appetito (26%). Due terzi dei pazienti (68%) hanno manifestato eventi avversi correlati al trattamento di grado 3 o superiore e, tra questi, quelli più comuni sono stati neutropenia (34%), anemia (21%), leucopenia (18%), affaticamento (18%) e diarrea (16%). Inoltre, si è sviluppata una neutropenia febbrile correlata al trattamento nell’8% dei pazienti, con due casi di grado 3 e uno di grado 4.
Per il 37% dei pazienti è stata necessaria una riduzione della dose di sacituzumab govitecan a causa di eventi avversi correlati al trattamento, che nel 18% dei casi hanno rochiesto l’interruzione definitiva del trattamento.
Per evitare problemi di mielotossicità, il 18% dei pazienti è stato sottoposto a una profilassi primaria con G-CSF e il 26% a una profilassi secondaria con il fattore di crescita.
Sviluppi dello studio TROPHY-U-01
Lo studio TROPHY-U-01 (NCT03547973) è costituito da sei bracci, nei quali sacituzumab govitecan è valutato in pazienti con carcinoma uroteliale in setting differenti. Le coorti 4, 5 e 6, nelle quali l’ADC viene valutato in prima linea, sono attualmente in fase di arruolamento dei pazienti, ha riferito Petrylak.
Inoltre, è in corso lo studio randomizzato di fase 3 TROPiCS-04 (NCT04527991), che ha invece terminato il reclutamento, nel quale sacituzumab govitecan è confrontato con la chemioterapia a singolo agente in pazienti in progressione dopo la terapia con platino e un inibitore dei checkpoint immunitarii. La conclusione dello studio è prevista per agosto 2024.
Bibliografia
D.P. Petrylak, et al. Primary analysis of TROPHY-U-01 cohort 2, a phase 2 study of sacituzumab govitecan (SG) in platinum (PT)-ineligible patients (pts) with metastatic urothelial cancer (mUC) that progressed after prior checkpoint inhibitor (CPI) therapy. J Clin Oncol. 2023;41(suppl 6):520. doi:10.1200/JCO.2023.41.6_suppl.520. https://ascopubs.org/doi/abs/10.1200/JCO.2023.41.6_suppl.520?af=R