“Seppi che era a rischio crollo, non feci nulla e me ne rammarico”: le parole di Gianni Mion, l’ex ad di Edizione (la holding dei Benetton) che sedeva nel Cda di Autostrade, al processo sulla tragedia del Ponte Morandi
Un problema di stabilità legato a un difetto di progettazione del Ponte Morandi di Genova, crollato il 14 agosto 2018 provocando 43 morti. Il particolare, già emerso nel corso delle indagini, è tornato fuori oggi in aula durante il processo. A parlare in questi termini è stato Gianni Mion, ex ad di Edizione, la holding dei Benetton, oltre che ex consigliere di amministrazione di Autostrade per l’Italia e della sua ex controllante, Atlantia.
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“I tecnici Aspi ci dissero che c’era un difetto originario sul Morandi– ha detto l’ex ad- il direttore generale rispose che avrebbe autocertificato lo stato di salute. Non feci nulla, è il mio grande rammarico“. E ancora: “Emerse che il ponte aveva un difetto originario di progettazione e che era a rischio crollo. Chiesi se ci fosse qualcuno che certificasse la sicurezza e Riccardo Mollo mi rispose ‘ce la autocertifichiamo’. Non dissi nulla e mi preoccupai“.
Gli imputati nel processo sono 59, tra ex vertici e tecnici di Autostrade e Spea (la società che si occupava di manutenzioni e ispezioni), attuali ed ex dirigenti del ministero delle Infrastrutture e funzionari del Provveditorato.