A che punto siamo della nostra vita? La risposta con il test Highlander


Il test Highlander dice a che punto siamo della vita e come fare per prolungarla. Claudio Giorlandino (Altamedica), lo ha brevettato: “Ecco cosa dobbiamo fare affinché i gruppi metilici agiscano sui nostri geni”

test highlander

Sapere a che punto siamo della vita, al di là dell’età che abbiamo sui nostri documenti. Un sogno, una chimera e un incubo al tempo stesso. Ma ora c’è un test che oltre a farci conoscere la nostra età biologica ci permette di poter fare qualcosa per rimandare, così sembra, l’appuntamento con la morte e il nome rievoca il desiderio più antico dell’umanità: Highlander, l’immortale.

“L’età di ognuno di noi non è quella cronologica che abbiamo nei documenti, né quella che sta negli occhi degli altri che magari ci vedono bene e più giovani di quel che siamo. La vera età è quella biologica e tra le due c’è differenza. Iniziano a dividersi dopo i 18 anni”. Lo ha spiegato, intervistato dalla Dire (www.dire.it), Claudio Giorlandino, direttore scientifico dell’Istituto di Ricerca Altamedica che ha brevettato il test e che oggi è “in grado di dirci cosa dobbiamo fare affinché i gruppi metilici agiscano sui nostri geni prolungando la vita attraverso la riduzione dell’età biologica, non di quella cronologica”.

UNA POZIONE PER AGIRE SULL’ETÀ BIOLOGICA

È il nostro DNA infatti- come emerge sempre di più dagli studi recenti sull’orologico biologico- a stabilire tutto e viene attivato o spento da milioni di cosiddetti gruppi metilici, quelli che agiscono su tutto, anche sull’invecchiamento. È questo a permettere ad alcuni geni di funzionare più o meno bene anche su quell’area delle cellule che determina l’invecchiamento o la morte delle stesse, il telomero”.
Un tempo si riteneva che le cellule si replicassero indefinitivamente, ma le cose non stanno cosi. “Al massimo da 40 a 70 volte: è il fine vita- precisa Giorlandino- è una crudeltà, ma il fine vita è programmato. Non possiamo sapere quante volte una cellula si è replicata, ma possiamo conoscere quanto i gruppi metilici stanno agendo sul telomero e sulle cellule di invecchiamento”. E una volta conosciuto il fardello “possiamo agire? Certamente“, rassicura lo specialista, ma non solo con stili di vita, alimentazione e sport (guai a farne molto), ma “modificando da dentro il DNA: ci sono sostanze che agiscono direttamente e alcune di queste sono in sperimentazione“.

Una pozione caso per caso “in grado di modulare e demodulare gli interruttori del DNA. Possiamo individuare persone che hanno effettivamente 15 anni in più o in meno“, e che magari sono molto charmant ma hanno un’età biologica ben più elevata di quella segnata nei documenti. Il test non ha solo valore nel mondo della salute e come strumento di prevenzione, ma a richiederlo potrebbero essere “aziende assicurative e bancarie per modulare mutui, ad esempio, in base all’età biologica e non a quella cronologica”, come è oggi. Ad ognuno il coraggio di conoscere la sua reale età, intanto anche per chi non volesse saperlo restano delle raccomandazioni sempre in voga: “Alcol, sostanze e soprattutto il fumo agiscono sul metiloma” e spengono la nostra gioventù.