Indagine MioDottore: è allarme “bikini blues”. Perché la prova costume genera ansia in quasi 1 italiano su 2 (45%) e come fare per superarla
Le temperature si alzano, le spiagge si ricoprono di ombrelloni colorati e le serate si animano di eventi all’aria aperta. Eccoli, sono loro quei segnali che indicano solo una cosa: la bella stagione è qui. Ma come la vivono gli italiani? Pare tutto perfetto, invece per molti guardarsi allo specchio in vista della prova costume diventa una vera sfida, tanto che farlo genera ansia. Per approfondire il tema e scoprirne di più MioDottore – piattaforma leader in Italia e nel mondo specializzata nella prenotazione online di visite mediche specialistiche e con medici di medicina generale e parte del gruppo DocPlanner – ha condotto uno studio con l’obiettivo di indagare il rapporto degli italiani con la prova costume e ha coinvolto una delle sue esperte, la dottoressa Marilena Nacci, psicologa, per offrire alcuni suggerimenti utili per placare il cosiddetto “bikini blues”, ossia quel mix di angoscia e apprensione che si manifesta quando è il momento di scoprirsi e andare in spiaggia.
L’estate è bella e rilassante, ma la prova costume no
Secondo la ricerca di MioDottore, man mano che le ferie estive si avvicinano e la colonnina di mercurio sale, c’è un 30% di italiani che non vede l’ora di correre in spiaggia con addosso il proprio costume preferito. Ma non tutti vivono l’inizio della bella stagione con lo stesso entusiasmo, anzi. Molti si agitano al solo pensiero di doversi svestire e vorrebbero scappare in capo al mondo fino a settembre: è il bikini blues e colpisce quasi la metà degli italiani (45%), che vive questo momento con ansia e apprensione. Non stupisce che questo malessere affligga soprattutto le donne, il cui corpo è spesso sottoposto a rigidi canoni di bellezza, tanto che la percentuale di chi vive con angoscia la prova costume sale al 60% tra le intervistate di MioDottore.
Ma perché la prova costume incute tanta paura?
Dai dati di MioDottore emergono due macrocategorie di preoccupazioni che sembrano originare il “bikini blues”: da un lato uno sguardo ipercritico verso se stessi, dall’altro il timore che siano gli altri – la società – a giudicare. Nello specifico, togliersi di dosso gli abiti invernali ed entrare nel costume da bagno genera spesso sconforto e frustrazione perché si crede di non aver raggiunto la forma fisica desiderata (45%) o perché si è sempre insicuri e insoddisfatti del proprio corpo (23%). In parallelo, anche lo sguardo altrui genera ansia: gli italiani intervistati da MioDottore affermano di paragonare il proprio aspetto esteriore con gli standard estetici predominanti nella società (23%) o con quello dei vicini d’ombrellone (18%) e, a detta loro, escono sconfitti dal confronto.
Ma quale parte del corpo turba di più? I più affermano di sentirsi a disagio per via della zona addominale (62%), troppo sporgente, per nulla tonica e mai come la vorrebbero, ma anche per le gambe, che si confermano un cruccio soprattutto femminile (con il 45% delle donne intervistate da MioDottore che la individuano come una “zona critica”, contro il 10% degli uomini). E per nascondere i loro difetti – o presunti tali – c’è chi non va mai in spiaggia senza un pareo o una camicia leggera con cui coprirsi (39%) o chi prova a mantenere una postura valorizzante (17%), in poche parole: “pancia in dentro, petto in fuori”.
“Bikini Blues”: tra la paura di non trovare il costume perfetto e l’ansia delle foto in spiaggia
Chi ipotizza che fare shopping possa rientrare tra le tecniche di mindfulness estive, si sbaglia: per oltre 1 italiano su 3 (35%) è fonte di ulteriore agitazione. Come mostrano i dati di MioDottore, infatti, a far impennare lo “stressometro” è anche l’agitazione di non riuscire a trovare un modello valorizzante o della giusta taglia (20%) e il confronto con le temibili luci dei camerini dei negozi (15%), che sembrano capaci di evidenziare anche le più piccole imperfezioni fisiche.
Dallo studio di MioDottore, inoltre, pare complesso anche il rapporto con le foto in spiaggia. Se una piccola parte degli italiani dichiara di adorare le foto in costume (18%), i restanti sono dell’idea opposta: di questi, c’è chi si scatta un selfie in bikini avendo massima cura di non immortalare determinate parti del corpo (18%), chi lo fa esclusivamente in specifiche circostanze (24%), come in caso di foto di gruppo, e chi fugge a gambe levate quando intravede un obiettivo fotografico, perché detesta farsi ritrarre in costume (29%). E quando poi si tratta di dover condividere con gli altri i ricordi di un’estate al mare, anche coloro che amano farsi le foto in costume fanno un passo indietro e non pubblicano mai questo tipo di scatto sui social media (49%) o, se lo fanno, è solo perché hanno prima modificato e tagliato la loro immagine in costume (12%).
Come godersi l’estate e gestire l’ansia da prova costume? 3 consigli della psicologa di MioDottore
“Quando ci si deve svestire, molte volte si presenta un conflitto tra potenzialità e idoneità, tra desiderio di piacere e paura di essere rifiutati. In un’epoca in cui sempre più spesso i corpi vengono valutati in base a definiti indicatori di performance e a stringenti canoni estetici, indossare un costume da bagno può diventare un banco di prova per l’identità e il valore personale”, spiega la dottoressa Marilena Nacci, psicologa di MioDottore.
Ma come fare, quindi, per gestire il “bikini blues” e non farsi sopraffare dalla paura di essere inadeguati? Secondo l’esperta, ci sono 3 suggerimenti per godersi l’estate al mare senza (troppe) preoccupazioni:
- Accettare le emozioni vissute – L’ansia sopraggiunge quando un’emozione disturbante non viene considerata o non è permessa e diventa, dunque, qualcosa di invisibile e al tempo stesso paralizzante. Al contrario, individuare il “perché” ci si sente inadeguati in costume da bagno permette di riconnettersi alle emozioni più intime e rivivere le esperienze del passato che le hanno scaturite per poi provare ad affrontarle e rielaborarle con maggiore consapevolezza.
- Cambiare il dialogo interiore – Molto spesso la paura di non essere “abbastanza” poggia su di un dialogo interiore giudicante, critico e accusatorio. Si rivolgono a se stessi messaggi e parole capaci di offendere e svalutare, si attacca l’aspetto fisico per colpire il valore e l’identità personale. Inventare un nuovo linguaggio e parlarsi con amore e accettazione può invece sollevare l’autostima e la fiducia in sé.
- Inspirare, espirare – Gli esercizi di respirazione sono utili alleati nella gestione dell’ansia. Quando si innesca la spirale dell’autocritica, la si può bloccare utilizzando il respiro: concentrarsi sulla respirazione permette infatti di dirigere il pensiero su qualcosa di materiale e di concreto, interrompendo il flusso di pensieri negativi.
Per far fronte a dubbi e domande relative di natura psicologica e non solo, MioDottore mette a disposizione degli utenti la funzionalità di consulenza online, con circa 7.000 esperti disponibili. Nato per far fronte alle esigenze sorte con il primo lockdown, il progetto consente di incontrare via video gli specialisti della piattaforma, sia che si tratti di un primo colloquio o di appuntamenti di consueto monitoraggio del proprio benessere.