La radioterapia è nemica delle protesi al seno? Risponde il chirurgo plastico Benedetto Longo, professore al Policlinico Tor Vergata di Roma
La ricostruzione dopo un tumore del seno rappresenta per le donne un passaggio importante nel superamento della malattia, un pensarsi già nel futuro. Ma cosa succede alle protesi, laddove si sia scelta questa tecnica, quando si devono affrontare terapie oncologiche post chirurgia? Il chirurgo plastico Benedetto Longo, professore al Policlinico Tor Vergata di Roma, lo ha spiegato alla Dire (www.dire.it).
“Le terapie oncologiche possono interagire con le protesi, tanto di più la radioterapia– ha chiarito- che non va molto d’accordo con le protesi, e determina una serie di problematiche di circolazione ai tessuti radiati. Abbiamo visto che la reazione del tessuto radiato è molto più esuberante tanto da provocare contrattura capsulare, ovvero la formazione di una capsula fibrosa periprotesica che aumenta e deforma l’impianto e provoca rotazione, dislocazione o dolore toracico. È la terapia che più confligge anche con l’espansore”.
Dunque cosa fare se è prevedibile nella cura una radio? “E’ più indicato non fare una ricostruzione protesica, ma farla autologa e in alcuni casi è anche meglio differire la ricostruzione in un secondo tempo”, ha concluso.