Il consumo di alimenti trasformati e ultra-processati aumenta il rischio di vari tipi di cancro: sostituirli in parte con cibi minimamente lavorati può ridurlo
È stato dimostrato che il consumo di alimenti trasformati e ultra-processati aumenta il rischio di vari tipi di cancro, e una nuova analisi pubblicati sulla rivista Lancet Planetary Health suggerisce che sostituire anche una piccola quantità di questi alimenti con una quantità uguale di cibi minimamente lavorati può ridurre tale rischio.
L’analisi della sostituzione alimentare su un campione di oltre 450mila persone ha rilevato che sostituire solo il 10% degli alimenti trasformati con alimenti minimamente trasformati ha ridotto significativamente sia il rischio di cancro in generale del 4% che quello di diversi tipi di tumore, tra cui il carcinoma esofageo a cellule squamose del 43% e il carcinoma epatocellulare del 23%.
Anche la sostituzione degli alimenti ultra-processati sembrava ridurre il rischio di cancro, anche se spesso in misura minore. Ad esempio, sostituire il 10% degli alimenti ultra-processati con alimenti minimamente trasformati ha ridotto il rischio complessivo di cancro solo dell’1%, il rischio di carcinoma epatocellulare del 27% e il rischio di carcinoma esofageo a cellule squamose del 20%.
«Nel complesso questo studio suggerisce che la sostituzione di alimenti e bevande trasformati e ultra-trasformati con una quantità uguale di alimenti minimamente trasformati potrebbe ridurre il rischio di vari tipi di cancro» hanno concluso il primo autore Nathalie Kliemann e colleghi dell’Agenzia internazionale per la ricerca sul cancro dell’Oma a Lione, in Francia.
L’assunzione di alimenti ultra-elaborati e trasformati potrebbe aumentare il rischio di cancro attraverso le proprietà obesogeniche e il basso valore nutritivo. Le diete ricche di alimenti ultra-elaborati tendono ad avere una bassa qualità dietetica, hanno un’alta densità energetica e sono associate all’obesità, un fattore di rischio stabilito per almeno 13 siti di cancro. Alcune evidenze epidemiologiche indicano un possibile legame tra il consumo di alimenti ultraelaborati e gli esiti del cancro.
Uno studio precedente aveva mostrato un legame tra il consumo di alimenti ultra-elaborati e l’aumento del rischio di cancro, in particolare alle ovaie, nonché un aumento del rischio di decesso per cancro. L’analisi di quasi 200mila adulti di mezza età presenti nel database della UK Biobank aveva evidenziato che ogni aumento di 10 punti percentuali nel consumo di alimenti ultra-processati corrispondeva a un aumento del 2% nell’incidenza complessiva del cancro e del 19% nell’incidenza del carcinoma ovarico.
Nuovo studio su un campione più ampio
Per comprendere meglio la potenziale associazione tra il grado di trasformazione degli alimenti e il rischio di cancro in una coorte più ampia di individui, i ricercatori hanno eseguito un’analisi della sostituzione alimentare utilizzando i dati di oltre 450mila partecipanti allo studio EPIC (European Prospective Investigation into Cancer and Nutrition) e valutato 25 siti anatomici, identificando tra marzo 1991 e luglio 2001 i soggetti senza diagnosi di cancro prima dell’arruolamento (età media al reclutamento 51 anni, indice di massa corporea medio di 25,3 kg/m2). Durante un follow-up medio di 14,1 anni è stata diagnosticata una neoplasia a 47.573 partecipanti.
Gli alimenti sono stati classificati in base al loro livello di elaborazione utilizzando il sistema di classificazione NOVA: alimenti minimamente o non trasformati (NOVA 1), ingredienti culinari trasformati (NOVA 2), alimenti trasformati (NOVA 3) e alimenti ultra-processati (NOVA 4). I ricercatori hanno evidenziato confronti tra NOVA 1 e NOVA 3/NOVA 4.
Rischio ridotto con un miglioramento anche piccolo della dieta
L’analisi ha rivelato che sostituire solo il 10% degli alimenti trasformati con alimenti minimamente trasformati ha ridotto significativamente il rischio di cancro in generale (HR 0,96) e di carcinoma esofageo a cellule squamose (HR 0,57), carcinoma epatocellulare (HR 0,77), tumori della testa e del collo (HR 0,80), carcinoma del colon (HR 0,88), carcinoma del retto (HR 0,90) e carcinoma mammario in postmenopausa (HR 0,93)
Scambiare il 10% degli alimenti ultra-processati con alimenti minimamente trasformati ha ridotto solo leggermente il rischio di cancro in generale (HR, 0,99) così come il rischio di vari tipi di cancro, tra cui carcinoma epatocellulare (HR, 0,73), tumori della testa e del collo (HR, 0,80), adenocarcinoma esofageo (HR, 0,80) e cancro del colon (HR, 0,93).
L’assunzione di alimenti ultra-elaborati e trasformati potrebbe aumentare il rischio di cancro attraverso le proprietà obesogeniche e il basso valore nutritivo. Le diete ricche di alimenti ultra-elaborati tendono ad avere una bassa qualità dietetica, hanno un’alta densità energetica e sono associate all’obesità, un fattore di rischio stabilito per almeno 13 siti di cancro.
«Le diete ricche di alimenti trasformati tendono ad avere una maggiore densità energetica, così come un elevato apporto di bevande alcoliche, che potrebbe aver in parte spiegato l’associazione tra alimenti trasformati e rischio di cancro in questo studio» hanno fatto presente i ricercatori. «Quando le bevande alcoliche sono state rimosse dalla classificazione NOVA, le associazioni tra l’assunzione di alimenti trasformati e il cancro del retto, il carcinoma epatocellulare e il cancro al seno in postmenopausa sono diventate non significative, suggerendo che il consumo di alcol probabilmente ha guidato tali associazioni».
Tra i limiti dell’analisi, gli autori hanno sottolineato in particolare il fatto che tra i partecipanti allo studio l’assunzione di alimenti ultra-processati ha contribuito a circa il 32% dell’apporto energetico giornaliero totale, una percentuale che oggi potrebbe essere quasi raddoppiata nei paesi europei. «Questa discrepanza potrebbe spiegare le associazioni meno significative osservate tra alimenti ultra-processati e rischio di cancro rispetto agli alimenti trasformati» hanno suggerito.
I risultati sono sati ritenuti sostanzialmente in linea con le evidenze attuali, ma gli autori hanno anche fatto notare alcune incongruenze, come il fatto che lo studio ha mostrato un’associazione positiva tra il consumo di alimenti trasformati e il rischio di cancro del colon-retto e cancro al seno in postmenopausa, a differenza di altre ricerche.
«Questo è il più grande studio che abbia valutato queste associazioni tra trasformazione alimentare e rischio di cancro e quindi ha un maggiore potere di rilevare differenze nelle popolazioni, spiegando potenzialmente perché abbiamo trovato risultati complessivamente più significativi per diversi siti di cancro rispetto ad altre coorti» hanno concluso.
Referenze
Kliemann N et al. Food processing and cancer risk in Europe: results from the prospective EPIC cohort study. Lancet Planet Health. 2023 Mar;7(3):e219-e232.