Il trattamento dell’infertilità femminile non è risultato associato a un aumentato rischio di recidiva nelle donne con sclerosi multipla o sindrome clinicamente isolata
Il trattamento dell’infertilità femminile non è risultato associato a un aumentato rischio di recidiva nelle donne con sclerosi multipla (SM) o sindrome clinicamente isolata (CIS), secondo i dati retrospettivi riportati in uno studio pubblicato su “Neurology: Neuroimmunology & Neuroinflammation”.
Nel corso di 80 cicli, il tasso medio annualizzato di recidive (ARR) 12 mesi prima del trattamento di stimolazione ovarica controllata era lo stesso di quello rilevato 3 mesi dopo (0,26 vs 0,25, P = 0,37), riportano Edith Graham, della Northwestern University Feinberg School of Medicine di Chicago, e colleghi. Trend simili sono state osservati in riferimento al trasferimento di embrioni e ai trattamenti di induzione orale dell’ovulazione.
Meno rischi con la modificazione nel tempo dei protocolli
«I trattamenti per l’infertilità nelle donne con SM non sono così rischiosi come si pensava una volta» commentano Graham e colleghi. «Non abbiamo visto molte recidive nella nostra coorte, probabilmente a causa del fatto che la maggior parte delle pazienti sono state trattate con terapie modificanti la malattia (DMT) nell’anno precedente».
Alcuni studi pregressi hanno suggerito che le recidive possano aumentare dopo il trattamento per l’infertilità, specialmente quando è stato utilizzato un protocollo di stimolazione con un agonista dell’ormone di rilascio delle gonadotropine (GnRH).
Altre ricerche, invece, non hanno riportato un aumento del rischio di ricaduta. Questi risultati contrastanti, suggeriscono i ricercatori, possono essere dovuti ai cambiamenti – nel corso del tempo – dei protocolli di stimolazione, come il passaggio dall’agonista del GnRH a protocolli basati sugli antagonisti del GnRH.
Confronto tra ARR prima e dopo le procedure di medicina della riproduzione
Graham e co-autori hanno confrontato gli ARR nel corso di tre mesi dopo il trattamento per l’infertilità con gli ARR dei 12 mesi precedenti il trattamento stesso. Hanno inoltre identificato pazienti di età compresa tra 18 e 45 anni con CIS (un primo episodio di SM) o con SM in quattro grandi centri accademici per la SM, nei quali le donne fossero state sottoposte ad almeno un trattamento per l’infertilità dal gennaio 2010 all’ottobre 2021.
Questi trattamenti includevano: la stimolazione ovarica controllata seguita dal trasferimento di embrioni freschi (fecondazione in vitro o IVF), la sola stimolazione ovarica controllata, il solo trasferimento di embrioni e l’induzione orale dell’ovulazione. I trattamenti primari di interesse riguardavano la stimolazione ovarica controllata.
I ricercatori hanno esaminato 124 cicli di trattamento di 65 pazienti con SM e di 9 con CIS. Complessivamente, in 61 pazienti è stata effettuata la fecondazione in vitro, in 19 la sola stimolazione ovarica controllata, in 30 il solo trasferimento di embrioni e in 14 l’induzione orale dell’ovulazione. Le pazienti avevano un’età media di 36 anni al momento del trattamento per l’infertilità e una durata media della SM di 7,7 anni. La maggior parte di esse (78%) erano caucasiche.
Nessun ciclo di trattamento con mantenimento della DMT durante la stimolazione ovarica controllata ha fatto registrare una recidiva a tre mesi, rispetto a un ARR di 0,18 nei 12 mesi prima del trattamento dell’infertilità (P = 0,02). Dopo il solo trasferimento dell’embrione non ci sono state recidive a 3 mesi mentre una soltanto si è avuta dopo l’induzione orale dell’ovulazione.
Considerando tutti i cicli di trattamento combinati, il 37% di essi ha portato a una gravidanza con nato vivo, dove la fecondazione in vitro ha evidenziato il più alto tasso di successo della gravidanza. Tra i 43 cicli di IVF o di stimolazione ovarica controllata che hanno raggiunto la gravidanza, l’ARR è diminuito da 0,26 a 0,09 (P = 0,04) entro il primo trimestre di gravidanza.
L’analisi, segnalano gli stessi autori, ha avuto diverse limitazioni tra le quali la sua natura retrospettiva, la rilevazione di recidive clinicamente definite e il numero limitato di casi con conferma di nuova attività della malattia mediante risonanza magnetica.
Dati rassicuranti per madri e clinici
Poiché la SM tende a svilupparsi nelle donne in età fertile, le preoccupazioni riproduttive sono una parte importante della gestione della malattia, commenta Barbara Giesser, del Pacific Neuroscience Institute di Santa Monica, in California, non coinvolta nella realizzazione dello studio.
«Dato che alcuni studi precedenti hanno suggerito un’associazione tra il trattamento per l’infertilità e un maggiore rischio di recidiva, penso che sia molto rassicurante per le donne con SM sapere che diversi tipi di trattamento possono essere utilizzati senza timore di un aumento del rischio di ricaduta» aggiunge Giesser.
Daniel Selchen, dell’Unity Health Toronto (Ontario, Canada), anch’egli non tra gli autori dello studio, evidenzia come i ricercatori abbiano incluso pazienti provenienti da centri di eccellenza, con un’alta percentuale di donne in trattamento efficace per la SM.
«Questo studio contribuirà ad alleviare alcune preoccupazioni del passato e servirà anche a rafforzare la tendenza emergente a un trattamento più aggressivo della SM nelle donne durante il periodo di tempo – estremamente importante – subito prima e subito dopo la gravidanza» afferma Selchen.
«Inoltre», conclude, «questa ricerca offre informazioni e rassicurazioni importanti e gradite sia per le pazienti sottoposte allo stress del trattamento dell’infertilità sia per i medici che si prendono cura di loro».
Fonte:
Graham EL, Bakkensen JB, Anderson A, e al. Inflammatory Activity After Diverse Fertility Treatments: A Multicenter Analysis in the Modern Multiple Sclerosis Treatment Era. Neurol Neuroimmunol Neuroinflamm. 2023;10:e200106. doi: 10.1212/NXI.0000000000200106. leggi