Prediabete: negli adulti la modifica dello stile di vita riduce il rischio di mortalità secondo uno studio pubblicato sulla rivista JAMA Network Open
Negli adulti che migliorano il loro stato di prediabete tornando ad avere livelli glicemici normali il rischio di decesso non è inferiore a quanti continuano ad avere il prediabete, a meno che non modifichino il loro stile di vita. Sono le conclusioni di uno studio pubblicato sulla rivista JAMA Network Open.
«Il ritorno dal prediabete alla normoglicemia entro un periodo di 3 anni non è stato associato a un minor rischio di decesso rispetto al prediabete persistente» hanno scritto l’autore senior Xifeng Wu, preside della School of Public Health presso l’Università di Zhejiang in Cina e colleghi. «È interessante notare che il ritorno alla normoglicemia combinato con l’adozione di comportamenti sani, come un livello più elevato di attività fisica e l’assenza di fumo, sono stati associati a un rischio di decesso sostanzialmente inferiore e a una maggiore aspettativa di vita».
Il prediabete, definito da indicatori glicemici superiori al normale ma inferiori alle soglie del diabete, è considerato uno stato ad alto rischio per il diabete di tipo 2. A livello globale ne soffrono 352 milioni di persone, che si prevede che aumenteranno a 587 milioni entro il 2045. Lo stato di prediabete è caratterizzato da una lieve insulino-resistenza e dalla disfunzione delle cellule beta e, come per il diabete di tipo 2, è stata suggerita un’associazione a un maggior rischio di malattie cardiovascolari, malattie renali croniche, cancro, demenza e morte.
Circa il 25% dei prediabetici svilupperà il diabete nell’arco di 3-5 anni e ben il 70% delle persone con prediabete progredirà verso il diabete nel corso della vita, un peggioramento associato a un rischio più elevato di decesso, tuttavia l’evidenza dell’associazione tra reversione dal prediabete alla normoglicemia e il rischio di decesso ha dato risultati discordanti.
Un ampio studio su adulti con prediabete
Per esaminare le associazioni tra i cambiamenti nello stato di prediabete entro 1-3 anni e i rischi a lungo termine di decesso per tutte le cause, correlato al cancro e a malattie cardiovascolari, oltre a valutare il ruolo dei fattori di rischio modificabili, i ricercatori hanno condotto uno studio prospettico di coorte su quasi 46mila adulti di Taiwan ai quali è stato diagnosticato il prediabete durante una visita iniziale tra il 1996 e il 2007 (62,9% uomini, età media 44,6 anni). La visita prevedeva la compilazione di un questionario su dati demografici, stile di vita, anamnesi, misure antropometriche, esami fisici, esami del sangue e test delle urine.
Durante un follow-up da 1 a 3 anni dopo la prima visita, sono stati nuovamente valutati i campioni di sangue ai partecipanti. Il prediabete è stato definito da una glicemia a digiuno compresa tra 100 e 125 mg/dl, mentre il diabete da una glicemia a digiuno di almeno 126 mg/dl, una diagnosi di diabete da parte di un medico o l’uso di farmaci ipoglicemizzanti.
I partecipanti sono stati suddivisi in tre gruppi: progressione dal prediabete al basale al diabete al follow-up, prediabete persistente in entrambe le visite e reversione dal prediabete al basale a uno stato di normoglicemia al follow-up. I dati sulla mortalità sono stati ottenuti dai file sui decessi di Taiwan. I partecipanti sono stati seguiti fino al 31 dicembre 2011.
Nel complesso il 37,2% dei partecipanti è tornato alla normoglicemia entro 3 anni dalla visita iniziale, mentre il 3,9% ha sviluppato il diabete di tipo 2. Durante un follow-up mediano di 8 anni sono deceduti 1.528 soggetti.
Il tasso di mortalità per tutte le cause era più alto tra gli adulti che sono progrediti verso il diabete (9,65 per 1.000 anni-persona), seguiti dai partecipanti con prediabete persistente (4,29 per 1.000 anni-persona) e da quelli che sono tornati alla normoglicemia (3,26 per 1.000 anni-persona). Un modello simile è stato osservato per il decesso correlato al cancro e a malattie cardiovascolari.
Dopo aggiustamento per le covariate, la progressione verso il diabete era associata a un rischio più elevato di mortalità per tutte le cause (HR = 1,5) e correlata a malattia cardiovascolare (HR = 1,61) rispetto al prediabete persistente. Il rischio di mortalità per tutte le cause era simile tra gli adulti con prediabete persistente e quelli tornati a livelli glicemici normali.
Rischio di decesso inferiore solo modificando lo stile di vita
Quando sono stati analizzati i fattori di rischio modificabili, gli adulti tornati alla normoglicemia e fisicamente attivi avevano un rischio inferiore di mortalità per tutte le cause (HR = 0,72) rispetto a quelli con prediabete persistente ma inattivi. Gli adulti tornati alla normoglicemia e attuali fumatori avevano un rischio più elevato di decesso (HR = 1,6) rispetto ai soggetti con prediabete persistente che non avevano mai fumato. Tra gli adulti tornati alla normoglicemia, quelli fisicamente attivi sono risultati avere un rischio di decesso inferiore (HR = 0,71) in confronto a quelli moderatamente attivi.
Gli adulti tornati alla normoglicemia e fisicamente attivi avevano un’aspettativa di vita di 2,5 anni superiore rispetto ai soggetti con prediabete persistente non attivi, ma se attualmente erano fumatori l’aspettativa di vita era di 3,6 anni inferiore rispetto a quelli con prediabete persistente che non avevano mai fumato.
«Questi risultati evidenziano l’importanza delle modifiche dello stile di vita tra gli individui con stato di prediabete» hanno concluso i ricercatori. «In questa popolazione target dovrebbe essere incoraggiato lo sviluppo di strategie di intervento personalizzate complete per la modifica dello stile di vita».
Referenze
Cao Z et al. Risk of Death Associated With Reversion From Prediabetes to Normoglycemia and the Role of Modifiable Risk Factors. JAMA Netw Open. 2023 Mar; 6(3): e234989.