L’allenamento sotto supervisione – come camminare e andare in bicicletta – può produrre benefici funzionali e di qualità della vita nei pazienti con insufficienza cardiaca
L’allenamento sotto supervisione – come camminare e andare in bicicletta – può produrre benefici funzionali e di qualità della vita nei pazienti con insufficienza cardiaca con frazione di eiezione preservata (HFpEF), superando ciò che può essere ottenuto con i soli farmaci. È quanto afferma una nuova dichiarazione scientifica dell’American Heart Association (AHA) e dell’American College of Cardiology (ACC), pubblicata online su “Circulation” e sul “Journal of American College of Cardiology”.
Non è tutto: questa dichiarazione, per i pazienti con HFpEF e i loro medici, offre rassicurazioni sul fatto che la terapia fisica supervisionata è sicura.
«Quest’ultimo aspetto è oggetto di una domanda posta molto comunemente dai pazienti in quanto sono sintomatici con lo sforzo fisico e si preoccupano che l’attività motoria possa in qualche modo danneggiarli» si legge nel documento, di cui Maya Guglin, dell’Indiana University Health di Indianapolis, è co-autrice.
Esaminati studi basati su diversi tipi di esercizio, incluso il ballo
La commissione ha esaminato una serie di studi controllati randomizzati (RCT), che variavano significativamente nel tipo di esercizio e nella durata dal cammino (da brevi periodi a settimane alterne su un tapis roulant), al movimento aerobico delle braccia, dall’andare in bicicletta fino al ballare. La maggior parte delle terapie basate sull’esercizio, anche se non tutte, sono state associate a un certo miglioramento degli endpoint funzionali. In particolare, tutte erano sicure.
«Abbiamo rilevato un miglioramento del consumo di ossigeno (o un miglioramento del picco VO2), un aumento del tempo di esercizio, un aumento della distanza percorsa a piedi in 6 minuti e un miglioramento della qualità della vita. Anche se tutti questi endpoint non sono stati raggiunti nello stesso studio, l’effetto è stato abbastanza coerente tra gli studi esaminati» scrivono Guglin e colleghi.
«Il miglioramento della riserva cardiopolmonare è stato osservato in quasi tutto il sottoinsieme di studi, tanto che il tipo di esercizio non sembra essere così importante» aggiungono. «È importante, tuttavia, che le persone usino i loro muscoli ed espandano la loro capacità di esercizio e lo facciano in un ambiente sicuro e supervisionato».
Guglin ha detto che l’obiettivo della commissione era quello di espandere le conoscenze sui metodi non farmacologici di trattamento dell’HFpEF, in parte perché – a differenza dell’insufficienza cardiaca con ridotta frazione di eiezione (HFrEF) – ci sono interventi farmacologici limitati che si sono dimostrati di beneficio significativo.
A tale proposito, va specificato che quando il comitato ha iniziato a rivedere la letteratura esistente sulla terapia fisica supervisionata nell’HFpEF, non erano ancora emersi dati a sostegno di empagliflozin e dapagliflozin, inibitori SGLT2 che hanno ridotto i ricoveri per HF negli studi EMPEROR-Preserved e DELIVER, rispettivamente.
Durata dell’attività totale aumentata fino al 21%
La commissione, di cui è presidente Vandana Sachdev, del National Heart, Lung, and Blood Institute di Bethesda, oltre che autrice principale del documento, ha identificato 11 RCT di adulti con HFpEF che hanno completato almeno 1 mese di allenamento supervisionato.
Di questi, otto RCT (n = 258) avevano dati disponibili per calcolare l’effetto dell’esercizio supervisionato sul cambiamento dal basale al follow-up del picco V̇O2. C’è stato un aumento del 14% nei pazienti randomizzati all’esercizio rispetto a una diminuzione del 2% nei controlli (P = 0,002). Secondo Sachdev e colleghi, un aumento di picco V̇O2 > 6-7% è considerato clinicamente significativo.
Nei vari studi, il tempo di esercizio totale è aumentato fino al 21%, il doppio dell’aumento del 10% che è considerato clinicamente significativo. Per la qualità della vita, i punteggi del questionario Minnesota Living with Heart Failure sono migliorati da 4 a 9 punti a seconda dello studio, con alcuni interventi che non hanno mostrato alcun miglioramento.
È importante sottolineare che l’aderenza all’esercizio prescritto era elevata nella maggior parte degli studi, superiore all’80%, sebbene sia diminuita nel tempo in alcuni di essi. Il comitato ha affermato che sono necessarie ulteriori ricerche per comprendere le barriere specifiche del paziente all’iscrizione e alla partecipazione dei programmi di esercizio supervisionato.
Quali vantaggi rispetto alla terapia medica
Secondo Guglin e colleghi, con un prezzo molto più economico rispetto alle terapie farmacologiche e prove significative che i miglioramenti possono essere ottenuti in un periodo di tempo relativamente breve, l’esercizio supervisionato dovrebbe essere considerato anche nella popolazione con HFpEF, e non solo in quella con HFrEF (come accade, per esempio, negli USA in relazione ai rimborsi previsti da Medicare).
«Non solo i pazienti potrebbero trarne beneficio, ma forse arrivare anche a espandere le loro esperienze di ciò che possono o che non possono fare come pazienti con insufficienza cardiaca» sostengono.
Fonte:
Sachdev V, Sharma K, Keteyian SJ, et al. Supervised Exercise Training for Chronic Heart Failure With Preserved Ejection Fraction: A Scientific Statement From the American Heart Association and American College of Cardiology. Circulation. 2023 Mar 21. doi: 10.1161/CIR.0000000000001122. [Epub ahead of print] leggi