Studio di Renato Somma, ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv), sull’evoluzione del paesaggio costiero della Penisola di Miseno
“In epoca storica la baia della Penisola di Miseno costituiva il margine morfologico di un cratere vulcanico di Tufo Giallo (Campi Flegrei), dove i Romani scelsero di realizzare la più poderosa infrastruttura portuale militare in età augustea. La rada di Miseno, formata da una serie di insenature bordate da piccoli promontori, era idonea ad accogliere l’imponente flotta navale romana (Classis Misenensis) di stanza nel Tirreno centrale, in quanto costituita da un profondo bacino naturale che offriva un perfetto riparo”, afferma Renato Somma associato alla ricerca presso l’Istituto di ricerca su innovazione e servizi per lo sviluppo (Cnr-Iriss) e ricercatore dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv).
“Il porto militare di Misenum fu attivo per quasi cinque secoli, sorgeva nell’attuale comune di Bacoli tra Capo Miseno e Punta Pennata: era delimitato a nord da Punta Pennata e a sud da Punta Terone, con un ingresso chiuso da due moli formati da arcate su pilae. Tuttavia iniziò una lenta fase di declino di Misenum a seguito dei fenomeni bradisismici, che comportarono modificazione della linea di riva e il trasferimento della flotta a Ravenna agli inizi del VI sec. d.C.” chiarisce Alfredo Trocciola primo ricercatore presso Enea.
L’evoluzione morfologica della rada di Miseno si mostra ai giorni odierni con una parte di punta Pennata non più unita alla terraferma (divenuta isola) a seguito di un lento processo erosivo di origine meteo-marino culminato con l’evento piovoso eccezionale del novembre 1966.
“La costa del Golfo di Napoli è caratterizzata da una serie di infrastrutture di importanza strategica, tra cui i porti turistici e/o commerciali e da numerose testimonianze di epoca romana localizzati tra l’area dei Campi Flegrei e Sorrento che presentano un rischio associato di eventi marini estremi: come il dissesto idrogeologico molto significativo in quest’area marina e costiera. Punta Pennata è una testimonianza di tale continua evoluzione morfologica della linea di costa: infatti, nel novembre 1966 si è assistito ad una sua definitiva separazione dalla terraferma, divenendo isola, con un forte evento meteo-marino, contemporaneo alla tragica alluvione di Firenze, e che danneggiò infrastrutture portuali circostanti, quali il ponte che collega il Castello Aragonese all’isola di Ischia”, conclude Renato Somma.
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