Nelle persone con diabete di tipo 2, bere bevande zuccherate aumenta il rischio di malattie cardiovascolari mentre il passaggio a caffè, tè o latte magro lo riduce
Nelle persone con diabete di tipo 2, bere bevande zuccherate aumenta il rischio di malattie cardiovascolari e decesso per tutte le cause, mentre il passaggio a caffè, tè o latte magro può ridurre questi rischi, secondo quanto suggeriscono i risultati di uno studio pubblicato sul British Medical Journal (BMJ).
I ricercatori hanno esaminato i dati di oltre 15mila pazienti con diabete di tipo 2 provenienti da due importanti studi statunitensi, scoprendo che il livello più alto di assunzione di bevande zuccherate era associato a un aumento del 20% del rischio di mortalità per tutte le cause e a un aumento del 25% del rischio di malattie cardiovascolari rispetto a quanti ne avevano consumato quantità più moderate.
La ricerca ha anche dimostrato che bere caffè, tè, acqua naturale e latte magro riduce invece il rischio di decesso per tutte le cause e che il passaggio dal consumo di bevande zuccherate ad altre bevande è collegato a una minore mortalità.
«Nel complesso, questi risultati forniscono ulteriori evidenze a supporto dell’importanza della scelta delle bevande nel mantenimento della salute generale tra gli adulti affetti da diabete» hanno scritto il primo autore Le Ma e colleghi del Department of Nutrition, Harvard TH Chan School of Public Health, Boston, Massachusetts.
Comprendere meglio l’effetto delle bevande zuccherate nel diabete
È stato stimato che 537 milioni di adulti in tutto il mondo soffrissero di diabete di tipo 2 nel 2021, una cifra destinata ad aumentare fino a 783 milioni entro il 2045. I diabetici hanno un rischio più elevato di malattie cardiovascolari, tra molte altre comorbilità, così come di decesso prematuro.
Gli interventi dietetici possono svolgere un ruolo importante nella gestione di questi rischi. Le raccomandazioni sulle bevande più salutari da assumere si basano in gran parte su evidenze relative alla popolazione generale e sono disponibili dati limitati sulle opzioni migliori per gli adulti con diabete di tipo 2, che hanno un metabolismo alterato, hanno premesso i ricercatori.
Per approfondire questo aspetto hanno esaminato i dati del Nurses’ Health Study, avviato nel 1976 e che ha coinvolto infermiere di età compresa tra 30 e 55 anni, e dell’Health Professionals Follow-Up Study, avviato nel 1996 e che ha coinvolto professionisti della salute di sesso maschile di età compresa tra 40 e 75 anni.
L’analisi attuale ha interessato 11.399 donne e 4.087 uomini con diabete di tipo 2, 2.715 dei quali hanno ricevuto una diagnosi di diabete prima dell’ingresso nello studio.
L’assunzione giornaliera media di bevande da parte dei partecipanti è stata valutata utilizzando un questionario convalidato sulla frequenza alimentare somministrato ogni 2-4 anni. Le bevande zuccherate includevano cole con o senza caffeina e altre bevande gassate o meno, come punch alla frutta, limonate o altri drink alla frutta.
Bere caffè, tè, acqua naturale e latte magro è una scelta più salutare
Durante 285.967 anni-persona di follow-up di ci sono stati 7.638 (49,3%) decessi e durante 248.447 anni-persona di follow-up sono stati documentati 3.447 (22,3%) casi di malattia cardiovascolare incidente.
L’ analisi multivariata completamente aggiustata per confrontare l’assunzione di bevande più bassa e più alta ha indicato che il consumo di bevande zuccherate era associato a un aumento significativo della mortalità per tutte le cause, con un rapporto di rischio (HR) aggregato rispettivamente di 1,20 o 1,08 per ogni porzione aggiuntiva al giorno (P=0,01).
Al contrario, le associazioni tra mortalità per tutte le cause e consumo di bevande zuccherate artificialmente, succhi di frutta e latte intero non erano significative, mentre caffè (HR, 0,74), tè (HR, 0,79), acqua naturale (HR, 0,77) e il latte magro (HR, 0,88) erano collegati a un rischio ridotto.
Sono state rilevate associazioni simili tra l’assunzione di bevande zuccherate e l’incidenza di malattie cardiovascolari (HR 1,25) così come per la mortalità per malattie cardiovascolari (HR 1,29). Invece nei partecipanti che hanno aumentato il consumo di tè, caffè e latte magro nel corso dello studio il rischio di mortalità per tutte le cause era inferiore rispetto a quanti non l’hanno fatto. Anche il passaggio dalle bevande zuccherate ad altre bevande è stato associato a una minore mortalità.
I ricercatori hanno tuttavia fatto presente alcune possibili limitazioni dello studio, tra cui il fatto che il consumo individuale di bevande può essere correlato con altri fattori di rischio dietetici e di stile di vita per l’incidenza e la mortalità relative alle malattie cardiovascolari tra gli adulti con diabete di tipo 2.
Avere il diabete non deve essere particolarmente restrittivo
«Nel complesso, questi risultati puntano tutti nella stessa direzione. Un minor consumo di bevande zuccherate a privilegio di caffè, tè, acqua naturale o latte magro sconsentono di ottenere migliori risultati di salute negli adulti con diabete di tipo 2» ha sottolineato in un editoriale di accompagnamento Nita Forouhi, della School of Clinical Medicine dell’Università di Cambridge, nel Regno Unito.
Ha tuttavia avvertito che, nonostante l’analisi su larga scala, i risultati non possono essere considerati legati da un rapporto di causa ed effetto. «Inoltre resta da chiarire quale sia l’impatto del consumo di bevande sulla malattia coronarica, sul rischio di ictus e sulla mortalità per cancro» ha aggiunto. «Inoltre non c’erano dati sull’aggiunta di zucchero al tè o al caffè, quindi gli effetti comparativi sulla salute delle bevande calde non zuccherate e zuccherate rimangono poco chiari».
Nonostante queste e altre riserve, ha affermato che «nel complesso la scelta della bevanda è chiaramente importante ma, dato che questi risultati coincidono con quelli osservati nella popolazione generale, avere il diabete non deve essere particolarmente restrittivo».
Referenze
Ma L et al. Beverage consumption and mortality among adults with type 2 diabetes: prospective cohort study. BMJ. 2023 Apr 19;381:e073406.