Gambero Rosso scopre una falla nella sicurezza dei cibi consegnati dai rider. Inchiesta shock: più di 200 colonie di batteri nel campione analizzato
A vista e a olfatto può sembrare pulito ma – se analizzato – il box utilizzato dai rider per le consegne può contenere batteri in un numero anche tre volte superiore a quelli trovati sul pavimento di un ristorante giudicato irregolare dai Nas. È questo l’esito dell’analisi che Gambero Rosso ha affidato al Laboratorio SiLa specializzato in analisi microbiologiche alimentari, lanciando un allarme con la storia di copertina di luglio. Un’inchiesta impressionante condotta dalla voce più autorevole nell’enogastronomia che si abbatte su un comparto, quello del food delivery, già sotto i riflettori per le ancora troppo spesse assurde condizioni di lavoro dei rider e l’assenza di regole chiare, giuste ed eticamente condivise.
I risultati del test non lasciano molti dubbi in merito alla gravità della questione: basti pensare che in una singola sacca – quella di un rider di Glovo – i tamponi degli analisti del Gambero Rosso hanno riscontrato sul fondo e sulle pareti più di 200 colonie di batteri con un elevato rischio di contaminazione degli alimenti. Non sempre, infatti, il cibo preparato dal ristorante dopo l’ordinazione viene confezionato con un packaging ermetico, e spesso le pietanze entrano in contatto diretto con il box. Succede più spesso di quanto si pensi. Con le pizze, ad esempio. I cartoni vengono depositati direttamente sul fondo del borsone e non sempre sono ben sigillati. Non solo, il rischio di “inquinamento” degli alimenti è accresciuto ulteriormente dalla mancanza di pulizia del contenitore nei casi di consegna di generi diversi dal food, come cosmetici, fiori, farmaci o sex toys.
Mancano i controlli da parte delle autorità competenti e manca una formazione completa del personale sulle regole di igiene e sicurezza degli alimenti, a livello nazionale ed europeo. E la responsabilità ricade sul singolo rider che, già affaticato e sottopagato, deve anche preoccuparsi di pulire accuratamente la sua sacca, operazione che richiede peraltro tempo e particolare precisione. “Un macroscopico e scandaloso scarico di responsabilità unidirezionale, dall’alto verso il basso. Anzi dall’altissimo al bassissimo” scrive il direttore Marco Mensurati nel suo editoriale. E a pagarne le conseguenze i consumatori finali che devono convivere con l’incertezza di aver ricevuto un prodotto sicuro e lontano da ogni rischio di contaminazione. L’editoriale di Mensurati si conclude con due domande retoriche “ai consumatori resta questo quotidiano dilemma: rinunciare a ordinare cibo a domicilio per non alimentare un sistema ‘algocratico’ (cioè guidato dall’algoritmo) come direbbero gli americani, paraschiavistico, e – a questo punto – anche pericoloso? Oppure continuare a fregarsene lasciando cinquanta centesimi in più di mancia prima di gettarsi a capofitto nel prossimo sushi? C’è però qualcosa che rileva di più dei nostri dilemmi. Ed è la seconda domanda retorica che pone l’inchiesta che il Gambero Rosso ha scelto di mettere in copertina: quanto tempo ancora dovremo aspettare prima che tutto il settore venga posto sotto l’egida di una normativa sensata, sicura e, soprattutto, giusta?”.