Alla Galleria Sinopia fino al 13 luglio secondo appuntamento dedicato al dialogo fra natura, arte e design, sondando i confini con la sperimentazione tecnologica
Dopo la prima esposizione collettiva Paesaggi domestici, che nel 2021 ha inaugurato il ciclo di mostre Lentē sul tema dell’interazione fra natura, interior design e arte, per l’edizione del 2023 è la volta di Lentē, paesaggi cosmici, a Roma fino al 13 luglio alla Galleria Sinopia, lo spazio della Capitale che da 35 anni è al centro della ricerca nel campo di design e arte.
Inaugurato nel 2021, il percorso espositivo di Lentē, è un progetto che è il frutto di oltre dieci anni di ricerca sull’integrazione di natura e architettura, un percorso che sonda le tante possibilità di vivificare e dare energia agli interni grazie alla presenza della natura.
La stessa parola che dà il titolo al ciclo di incontri riprende dalla filosofia augustea il concetto di lentezza – la parola latina “lentē” significa lentamente – per proporre un invito a ridurre il passo, a fermarsi ed esplorare con calma la dimensione domestica, per dedicare maggiore attenzione a quello che oggi per antonomasia definisce la qualità della nostra vita.
Quest’anno, con le opere di LeoNilde Carabba e Celo1, si conferma l’obiettivo della curatrice del progetto Cloe Berni di svelare una visione inedita del concetto di paesaggio, che dallo spazio privato e intimo dell’abitare della prima mostra si sposta verso orizzonti più ampi di senso, così come dalla Terra si sposta verso il cielo, toccando l’interiorità.
«Nella prima edizione – afferma Cloe Berni, architetta fondatrice di SinopiaLandscape insieme a Livia Ducoli – ci siamo mossi lentamente nelle opere, riuscendo così a catturare una bellezza inafferrabile e a costruire un legame con essa; questa volta abbiamo ricreato un paesaggio interiore che prende forma mettendoci a tu per tu fisicamente con le opere e con la loro vibrazione, anche attraverso la suggestione del suono.»
Il percorso inaugurato nel 2021 con Paesaggi domestici diventa qui più intimo, più silenzioso, si snoda in una stanza in ombra in cui la luce in alcuni punti conduce alle opere e a una dimensione di riflessione, come se ci si trovasse in uno spazio della nostra coscienza. Specchi scultura, opere dipinte e percorsi sonori sono al centro dell’esposizione, che crea una mappatura emotiva in cui i visitatori sono completamente immersi.
«Esercitarci alla creatività – continua Cloe Berni, curatrice del progetto – alle emozioni, all’armonia del bello è un rimedio sociale ai meccanismi nocivi e silenziosi che si innescano nella nostra vita quotidiana. Per chi ha la fortuna di approcciarsi come noi all’arte, al design e a progetti che abbracciano queste discipline è un dovere diffondere tali benefici e cercare di attivare una terapia per curare il nostro vissuto di tutti i giorni.»
Le opere in mostra
14 opere indagano, così, il paesaggio cosmico inteso come orizzonte di riflessione personale, a partire dalla natura mutevole dell’oggetto sottoposto a condizioni di luce di volta in volta differenti.
Due gli artisti selezionati per la mostra: LeoNilde Carabba e Celo1.
Incentrate sui simboli del profondo, le opere di LeoNilde Carabba rappresentano per antonomasia questa variabilità di effetti attraverso i cambiamenti di colori e superfici, dato che alcune zone della superficie del quadro sono trattate con sfere catarifrangenti impalpabili, incorporate nel colore acrilico. L’osservatore è, così, indotto non a una contemplazione statica del dipinto ma a interagire con la luce, con lo spazio, per permettere alla rifrazione di definire di più certe aree rispetto ad altre, dal momento che alcune sono trattate per ottenere effetti vibratori di luce, altre sono più distese e sorde.
Per lo studio Celo1, nel duo di Costantino Gucci ed Edward Raneri, i materiali specchianti sono sempre stati al centro della ricerca. La superficie riflettente è intesa non come una semplice immagine esteriore ma come un elemento rivelatore dei pensieri, visto che è in grado di annullare la distanza tra la percezione e la realtà. Per comprendere appieno il modo in cui ciò avviene, Celo1 ha fatto uso dei pigmenti che cambiano tonalità e forma in base all’incidenza della luce, sia essa naturale o artificiale, a cui lo specchio è esposto e dell’angolo in cui si trova l’osservatore. In questo modo, l’oggetto si evolve costantemente, sviluppando un dialogo dinamico con lo spettatore.
Inoltre il progetto Lentē, con questo appuntamento punta ad aprirsi a idee creative collaterali che conducono il pubblico alla scoperta di paesaggi inaspettati, come lenti d’ingrandimento in grado di annullare lo spazio e il tempo.