Dieta ricca di magnesio è legata a una migliore salute del cervello


Migliore salute del cervello e ridotto rischio di demenza con una dieta ricca di magnesio secondo un nuovo studio

Paralisi cerebrale infantile, uno studio italiano porta in Cina la ricerca sulla nutrizione clinica. L’indagine è stata guidata dal Prof. Claudio Romano dell’Università di Messina 

Una dieta ricca di magnesio è stata collegata a una migliore salute del cervello, un esito che può aiutare a ridurre il rischio di demenza. Lo suggerisce un nuovo studio pubblicato online sull’”European Journal of Nutrition”.

I ricercatori hanno studiato oltre 6.000 individui cognitivamente sani, di età compresa tra 40 e 73 anni, e hanno scoperto che coloro i quali consumavano più di 550 mg di magnesio al giorno avevano un’età cerebrale di circa un anno inferiore al compimento dei 55 anni, rispetto a una persona che seguiva una normale assunzione di magnesio (circa 360 mg/die).

«Questa ricerca evidenzia i potenziali benefici di una dieta ricca di magnesio e il ruolo che tale elemento svolge nel promuovere una buona salute del cervello» sottolineano gli autori, coordinati da Khawlah Alateeq, neuroscienziato presso l’Australian National University’s National Centre for Epidemiology and Population Health di Camberra (Australia).

I medici «possono utilizzare questi risultati per consigliare i pazienti sui benefici dell’aumento dell’assunzione di magnesio attraverso una dieta sana e il monitoraggio dei livelli di magnesio per prevenire le carenze» scrivono.

Obiettivo: trovare una forma di prevenzione efficace
La «crescente preoccupazione per prevalenza in continuo aumento della demenza» ha spinto Alateeq e colleghi a condurre lo studio. «Poiché non esiste una cura per la demenza e lo sviluppo di un trattamento farmacologico per questa condizione non ha avuto successo negli ultimi 30 anni, la prevenzione è stata suggerita come approccio efficace per affrontare il problema» aggiungono.

La nutrizione, sostengono, è un «fattore di rischio modificabile che può influenzare la salute del cervello ed è altamente responsivo a interventi raggiungibili ed economici», rappresentando «un obiettivo promettente» per la riduzione del rischio a livello di popolazione.

Ricerche precedenti mostrano che gli individui con livelli di magnesio più bassi sono a più alto rischio di malattia di Alzheimer (AD), mentre quelli con una maggiore assunzione di magnesio con la dieta possono essere a minor rischio di progredire dal normale invecchiamento al deterioramento cognitivo. Tuttavia, la maggior parte degli studi precedenti includeva partecipanti di età superiore ai 60 anni e «non è chiaro quando gli effetti neuroprotettivi del magnesio alimentare diventano rilevabili» osservano i ricercatori.

Inoltre, i modelli dietetici cambiano e fluttuano, portando potenzialmente a cambiamenti nell’assunzione di magnesio nel tempo. Questi cambiamenti possono avere lo stesso impatto del magnesio assoluto in qualsiasi momento.

Alla luce dell’«attuale mancanza di comprensione riguardo a quando e in che misura il magnesio alimentare esercita i suoi effetti protettivi sul cervello», i ricercatori hanno esaminato l’associazione tra le traiettorie del magnesio nel tempo, la materia cerebrale e le lesioni della sostanza bianca (WML). Hanno anche esaminato l’associazione tra magnesio e diverse misure della pressione arteriosa (media [MAP], sistolica [SBP], diastolica [DBP] e del polso [PP]).

Poiché la salute cardiovascolare, la neurodegenerazione e i modelli di riduzione volumetrica del cervello differiscono tra uomini e donne, i ricercatori hanno stratificato le loro analisi in base al genere.

Studio basato sulla misurazione delle differenze di volume del cervello
I ricercatori hanno analizzato l’assunzione di magnesio con la dieta di 6.001 individui (età media: 55,3 anni) selezionati dalla UK Biobank in uno studio prospettico di coorte di partecipanti di età compresa tra 37 e 73 anni al basale, che sono stati valutati tra il 2005 e il 2023.

Per il presente studio, sono stati inclusi solo i partecipanti con misurazioni DBP e SBP al basale e scansioni di risonanza magnetica (MRI) strutturali. Questi ultimi inoltre dovevano essere privi di disturbi neurologici ed era loro richiesto di disporre di un diario relativo all’assunzione di magnesio nella dieta. Le covariate includevano età, genere, istruzione, condizioni di salute, stato di fumo, indice di massa corporea (BMI), quantità di attività fisica, e assunzione di alcol.

Per un periodo di 16 mesi, i partecipanti hanno compilato un questionario online cinque volte. Le loro risposte sono state utilizzate per calcolare l’assunzione giornaliera di magnesio. Gli alimenti di particolare interesse includevano verdure a foglia verde, legumi, noci, semi e cereali integrali, tutti ricchi di magnesio. I ricercatori hanno usato l’analisi di classe latente (LCA) per «identificare separatamente sottogruppi (classi) di traiettoria di assunzione di magnesio mutualmente esclusivi per uomini e donne».

Gli uomini avevano una prevalenza leggermente più alta di uso di farmaci per la pressione arteriosa e il diabete rispetto alle donne mentre le donne in postmenopausa avevano una maggiore prevalenza di utilizzo di farmaci antipertensivi e per il diabete rispetto alle donne in premenopausa. Rispetto all’assunzione inferiore di magnesio al basale, un apporto dietetico più elevato dell’elemento al basale è stato associato a volumi cerebrali più grandi in diverse regioni sia negli uomini che nelle donne.

Regione/Materia cerebraleDifferenza percentuale    errore standard
Materia grigia0,001% (0,0003)
Ippocampo sinistro0,0013% (0,0006)
Ippocampo destro0,0023% (0,0006)

L’analisi della classe latente ha identificato tre classi di assunzione di magnesio:

ClasseUominiDonne
Ad alta riduzione3,2%1,9%
A basso aumento1,09%1,62%
Normale-stabile95,71%96,51%

Nelle donne, in particolare, la traiettoria “ad alta decrescita” era significativamente associata a volumi cerebrali più grandi, rispetto alla traiettoria “normale-stabile”, mentre la traiettoria “a basso aumento” era associata a volumi cerebrali più piccoli. Anche un aumento di 1 mg di magnesio al giorno (superiore a 350 mg/die) ha fatto la differenza in termini di volume cerebrale, specialmente nelle donne.

Le associazioni tra le misure di magnesio e pressione arteriosa erano «per lo più non significative», secondo Alateeq e colleghi, e l’effetto neuroprotettivo di una maggiore assunzione di magnesio nella traiettoria ad alta diminuzione era maggiore nelle donne in postmenopausa rispetto a quelle in premenopausa.

Queste le conclusioni degli autori
«I nostri modelli indicano che, rispetto a una persona con un normale apporto di magnesio, è atteso che chi si trovi nel quartile superiore di assunzione di magnesio (=/> 550 mg/die) sarebbe previsto avere una materia grigia più grande di circa lo 0,20% e un ippocampo destro maggiore dello 0,46%» riassumono gli autori.

«In una popolazione con un’età media di 55 anni, questo effetto corrisponde a circa 1 anno di invecchiamento tipico» osservano. «In altre parole, se questo effetto è generalizzabile ad altre popolazioni, un aumento del 41% dell’assunzione di magnesio può portare a una salute del cervello significativamente migliore».

Sebbene i meccanismi esatti alla base degli effetti protettivi del magnesio «non siano ancora chiaramente compresi, ci sono prove considerevoli che i livelli di magnesio sono correlati a una migliore salute cardiovascolare. È stato scoperto che l’integrazione di magnesio riduce la pressione arteriosa e l’ipertensione è un fattore di rischio ben consolidato per la demenza» sottolineano gli autori.

Fonte:
Alateeq K,  Walsh EI,  Cherbuin N.  Dietary magnesium intake is related to larger brain volumes and lower white matter lesions with notable sex differences. Eur J Nutr, 2023 Mar 10. doi: 10.1007/s00394-023-03123-x. [Epub ahead of print] leggi