Dopo 3 giorni di violenze e saccheggi in Francia, l’appello del capo di stato francese Emmanuel Macron ai genitori: “Tenete a casa i figli”
Un appello ai genitori, affinché siano “responsabili”, e tengano a casa i loro figli, “giovani e giovanissimi”, fermati in questi giorni di disordini, è stato rivolto dal presidente della Francia, Emmanuel Macron. Parole, queste, pronunciate dal capo dello Stato durante e dopo una riunione della cellula di crisi che si è tenuta all’Eliseo.
Dopo tre giorni di violenti scontri e manifestazioni (e le proteste non accennano a fermarsi), l’Eliseo ricorre a misure drastiche: blindati nelle strade, decine di migliaia di poliziotti a pattugliare le strade di Parigi ma anche grandi eventi annullati (concerti compresi) e stop a metro e treni nella notte. Tutto è iniziato martedì a Nanterre, alla periferia di Parigi, quando un giovane di 17 anni, di nome Nahel e origini algerine, è stato ucciso da un poliziotto che gli ha sparato. Era stato fermato a un controllo mentre era alla guida di un’auto.
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FERMATI MANIFESTANTI GIOVANISSIMI
“Un terzo delle persone fermate la notte scorsa è costituita da giovani, anche giovanissimi” ha scritto Macron su Twitter. “Rivolgo un appello ai genitori alla responsabilità”. Come riferisce l’edizione online del quotidiano Le Monde, durante la riunione la prima ministra Elisabeth Borne ha annunciato il dispiegamento di blindati della gendarmeria per far fronte ai disordini.
STOP A TUTTI I GRANDI EVENTI
Deciso anche lo stop alle manifestazioni pubbliche e il blocco di autobus e tram dalle nove di sera. Secondo Le Monde, solo ieri le persone fermate dagli agenti sono state 870.
VIOLENZE E SACCHEGGI
Violenze, con saccheggi e devastazioni, sono state segnalate anche lontano dalla capitale, in città come Strasburgo e Marsiglia.
GLI IMAM CHIEDONO IL “RITORNO DEL DIALOGO”
A intervenire sui fatti è stata anche la Conferenza degli imam di Francia. L’organismo ha diffuso una nota nella quale chiede “il rispetto e il ritorno al dialogo di tutti affinché gli abitanti dei quartieri colpiti dalle violenze non siano le prime vittime della rabbia”. Gli imam hanno aggiunto: “Prendiamo atto che la giustizia è al lavoro sul dossier dellla morte del giovane Nahel per fare luce su questa vicenda il più rapidamente possibile”.