La biotech danese Zealand Pharma, prevalentemente focalizzata sulla ricerca in ambito oncologico, ha scoperto diversi farmaci peptidici sperimentali per l’obesità
Negli ultimi anni il trattamento dell’obesità è diventata un’area di sviluppo estremamente attiva. Anche la compagnia biotech danese Zealand Pharma, prevalentemente focalizzata sulla ricerca in ambito oncologico, ha scoperto diversi farmaci peptidici sperimentali per l’obesità, per alcuni dei quali sta cercando ardentemente partner per poter proseguire lo sviluppo.
BI 456906, in sviluppo in collaborazione con Boehringer Ingelheim, è un doppio agonista GLP-1/glucagone, come pemvidutide di Altimmune che di recente ha presentato i dati ad interim positivi di efficacia a 6 mesi di uno studio di fase III con un tasso piuttosto elevato di interruzioni del trattamento per via degli effetti collaterali. Secondo Zealand, anche se BI 456906 agisce sugli stessi bersagli, li colpisce in proporzioni diverse, con un’affinità otto volte maggiore per il recettore del GLP-1 rispetto al recettore del glucagone, sui quali pemvidutide è equimolare.
Un nuovo meccanismo d’azione con il doppio agonismo GLP-1/GLP-2
Questo principio si applica anche a dapiglutide, un peptide sperimentale con un’insolita azione di doppio agonismo GLP-1/GLP-2 per l’obesità, ma decisamente più mirato verso l’attività del recettore GLP-1.
Il GLP-2 ha un ruolo nella permeabilità intestinale e la ricerca suggerisce che alcuni individui obesi hanno una barriera intestinale compromessa, il che favorisce la fuoriuscita dei batteri, che entrano nel flusso sanguigno e guidano l’infiammazione di basso grado osservata nell’obesità. L’idea con dapiglutide è di ottenere gli effetti benefici di un GLP-1 agonista e di fornire al contempo un’azione GLP-2 in modo da poter “sigillare l’intestino”.
Inoltre si suppone che la co-somministrazione di un doppio agonista GLP-1/GLP-2 possa ridurre la nausea e il vomito, che sono comuni con la classe delle incretine. Uno studio di fase II inizierà a breve con possibili risultati nel 2024 ed è prevista anche un’altra sperimentazione per testare dosi più elevate.
In sviluppo anche monoterapie
La compagnia sta sviluppando altri due composti per l’obesità, questa volta con singoli meccanismi d’azione. ZP8396, un analogo dell’amilina, ha recentemente mostrato riduzioni del peso corporeo fino al 4,2% in uno studio di fase I rispetto a un aumento dello 0,6% osservato nel gruppo placebo. Un risultato promettente per una singola dose di una monoterapia, che proseguirà lo sviluppo per quei pazienti che non traggono beneficio o non possono tollerare i medicinali contenenti GLP-1 agonisti.
Il farmaco può essere co-formulato con tutte le molecole che agiscono sul GLP-1 conosciute e, se dovesse raggiungere il mercato, potrebbe fare concorrenza alla combinazione a dose fissa dell’analogo dell’amilina cagrilintide e di semagludite, in sviluppo da parte di Novo Nordisk e attualmente in valutazione nello studio di fase III Redefine-2, in cui si punta a una perdita di peso del 25%.
Anche un agonista GIP sperimentale ad azione singola verrà sviluppato come terapia aggiuntiva, dato che la compagnia non ritiene che abbia un potenziale come monoterapia.
Altre risorse oltre al trattamento dell’obesità
Le nuove partnership potrebbero riguardare altre due risorse in fase avanzata al di fuori dell’arena dell’obesità. Una di queste è dasiglucagone iniettivo, già approvato nell’ipoglicemia grave, ma l’azienda sta cercando un partner per portare avanti la seconda indicazione del prodotto, l’iperinsulinismo congenito.
Inoltre il prossimo anno saranno disponibili più dati di fase III per l’agonista GLP-2 glepaglutide per il trattamento della sindrome dell’intestino corto. L’azienda è in trattativa con potenziali partner per entrambi i progetti, con l’obiettivo che si occupino della commercializzazione.