E’ arrivato il caldo e si programmano le vacanze. Quelle dell’ultimo momento o quelle già pianificate. Tutte da consumare mai da soli. Forse! Chi sceglie il mare e chi la montagna. Vince chi prepotentemente la spunta facendone una differenza pro capite salutistica e di relax. Puntare su benessere, longevità ma, soprattutto mangiare bene. Sì, mangiare bene dopo 11 mesi di panini imbottii, di insalate orient-express e fast food. E di prodotti provenienti da patrie della contraffazione che, scusate il linguaggio drastico, ci avvelenano.
E ancora congelati, preriscaldati, precotti. Lontani dalla tradizione italiana che ci ha contraddistinto nel mondo. E allora, evviva la vacanza che nei mesi del solleone porta beneficio salutistico. Anche le Dolomiti quest’anno sono la meta tanto agognata rilassante, secondo i report stilati da media del turismo, in cui gli appassionati ritrovano il loro spirito green. L’energia del verde è un dono sottovalutato. L’hotel Gran Mugon è una grande famiglia.
Mentre, ritornando al cibo, il falso Made in Italy colpisce l’agroalimentare, c’è chi conserva le tradizioni che irrevocabilmente sbandierano con fierezza. Come per l’appunto l’hotel Gran Mugon in Val di Fassa, in Trentino. Siamo a 1600 metri d’altitudine. Sul piano d’entrata dell’albergo la Hall. E alla sua destra una graziosa sala in cui spicca l’arredo tipico del luogo, legno di abete rosso e pino. E quegli elementi decorativi così allegri che armonizzano l’ambiente rendendolo familiare. Tendine a quadretti bianche e rosse, pendant con i copri cuscini delle cassapanche. Parquet lucido e profumato. Luci, alimentate da pannelli solari che spuntano da ceramiche ricamate seguendo l’arte tirolese. Un ambiente di montagna curato. Abitato da metri di legname pregiato. Caldo e accogliente. La cultura del legno è un altro tassello di storia da raccontare.
Al Gran Mugon si nasconde una stella
Ma il posto in cui regna sovrano lo chef è invalicabile. Si fa per dire. Stefano Ghetta è il patron assoluto che decide le sorti di una cucina variegata che illumina d’immenso chi ha la fortuna di sedersi al Gran Mugon.
Si può esultare per il cibo? Se recentemente è stato scoperto il quinto sapore, dopo il dolce, salato, acido, amaro, chiamato Umami, Stefano Ghetta ha creato la quintessenza della felicità! Piatti che derivano da lunghe esperienze, creativi e colorati. Riesce a mettere insieme saperi e sapori transculturali ma resta legato al suo Trentino e alla sua lingua Ladina.
La raccolta delle erbette, dietro l’angolo, per i suoi piatti speciali e la cura meticolosa della scelta dei prodotti nella sua dispensa fanno un surplus in ogni pietanza. Senza contare della varietà di vini in cantina. Creatività e delizia vanno di braccetto. Una passione che lo lega da tempo al mondo della gastronomia, appena dieci anni era già con le mani in pasta. Grande soddisfazione nel 2013 per la stella Michelin.
I criteri dell’assegnazione permangono per la cucina d’eccellenza ma soprattutto la padronanza e la passione. Insomma, menù che si contraddistinguono, in cui s’intrecciano i sapori e la magia della passione. Ma cos’è un riposo meritato senza gioire di un cibo che riesce a rendere un piacere visibile e allo stesso tempo invisibile. Che crea scompiglio nella mente e nel corpo tira dritto al cuore. Grazie chef Stefano per i regali luculliani che realizza donando felicità