Salvatore Parolisi in tv: intervistato da “Chi l’ha visto?” durante un permesso premio dopo 12 anni di carcere, si è detto di nuovo innocente. Scoppia la polemica
È polemica per l’intervista a Salvatore Parolisi, condannato a 20 anni per l’omicidio di Melania Rea, che è stata trasmessa ieri sera a Chi l’ha visto. L’ex militare, che è stato intervistato durante un permesso premio (è detenuto nel carcere di Bollate), si è nuovamente detto innocente per il delitto della moglie, uccisa nel bosco di Colle San Marco (Teramo) con 35 coltellate nel 2011. Nonostante la condanna arrivata nei tre gradi di giudizio, Parolisi si è dipinto come una vittima, come qualcuno accusato ingiustamente (“Provatemi che l’ho uccisa“). E sopratutto ha usato quello stesso tono sbruffone di sempre, parlando a lungo, quasi vantandosi, dei tanti tantissimi tradimenti collezionati negli anni nei confronti di Melania. Infine si è lamentato del fatto che, per colpa dei “pregiudizi” nei suoi confronti, ora non riuscità a trovare un lavoro. Un mix di affermazioni sfacciate che ha fatto infuriare i genitori della donna uccisa a 29 anni nel 2011. E non solo loro.
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LA RABBIA DELLA MAMMA DI MELANIA: “IL SOLITO BUGIARDO”
Sulla ‘Stampa’ si sfoga la mamma di Melania: “Salvatore non cambia mai. È sempre il solito bugiardo. Ma il guaio è che è anche uno spietato assassino, ha privato sua figlia della madre, meno male che gli hanno tolto la patria potestà. Oggi mia nipote non porta neppure più il suo cognome, si chiama Vittoria Rea”. La ragazzina a ottobre compirà 14 anni. La madre di Melania dice che continua a vivere per inerzia per la nipote e per l’altro figlio, ma che la sua vita “si è fermata nel 2011, quando è morta Melania”.
LE PAROLE DI PAROLISI
“L’ho sempre detto anche al giudice, da uomo, da militare e da padre: datemi l’ergastolo e buttate la chiave se sono stato io, se ho fatto una cosa del genere e me lo provate. Perché a me non l’hanno mai provato”, ha detto Parolisi nel corso dell’intervista a Chi l’ha visto, dove è apparso con il piglio da sbruffone che aveva sempre avuto e tra le altre cose ha raccontato in lungo e in largo i tradimenti nei confronti della moglie. Ha spiegato che Ludovica (la soldatessa di cui si era invaghito e che per i magistrati che hanno indagato su di lui è stato il motivo scatenante dell’omicidio) era solo “una scappatella” e detto che tradiva Melania perché lei spesso preferiva dormire con la madre invece che con lui. “Tradire qualcuno non significa essere un assassino“, ha ripetuto: e subito la mente torna al 2011, alle mille interviste da lui rilasciate dodici anni fa tra Chi l’ha visto, Quarto grado e Matrix, nei primi giorni delle ricerche di Melania e poi quando si indagava per trovare il colpevole. I suoi piagnistei in tv, prima di essere arrestato con l’accusa di omicidio pluriaggravato, li ricordano tutti. E anche le palesi contraddizioni in cui cadeva tra un’intervista e l’altra. In tutto questo apparire in tv, il suo refrain è sempre stato: “Ho tradito ma non sono un assassino”.
“LUDOVICA UNA SCAPPATELLA”
“Melania era bellissima, Ludovica era solo una scappatella – ha detto ancora nell’intervista Parolisi -. Non era la prima volta che la tradivo. Non pensavo che Ludovica avesse perso la testa per me, le ho detto un sacco di bugie. Sono stato un verme ma amavo Melania, non l’avrei mai lasciata”. E ancora, parole su parole: “L’ho tradita mille volte, anche 4 anni con una francese, perché mia moglie mi lasciava solo ed era una mammona. Voleva addirittura dormire con la madre invece che con me”. Infine, la questione dei pregiudizi: “Io non l’ho ammazzata e invece adesso la gente ha mille pregiudizi nei miei confronti. Se trovassi un lavoro potrei uscire, ma chi me lo dà un lavoro? Quando sentono il mio nome e cognome fanno il deserto”.
“UN PERMESSO DI MERDA DOPO 12 ANNI DI CARCERE”
Parolisi ha speso qualche parola anche sul permesso premio, il primo dopo 12 anni di detenzione: “Potevo uscire da quattro anni, ma mi hanno dato solo 12 ore di permesso di merda“, ha detto alla giornalista di Chi l’ha visto?
LA POLEMICA: “INTERVISTA INTRISA DI MASCHILISMO”
Oltre che i genitori di Melania Rea, l’intervista di Parolisi sta suscitando molte polemiche. Si sono indignati anche le asociazioni che si occupano di tutelare i bambini orfani dopo gli omicidi, che hanno scritto una lettera di protesta alla conduttrice di Chi l’ha visto Federica Sciarelli. Per chiedere quale fosse il fine dell’intervista a Parolisi e “come sia possibile che una giornalista del suo spessore e della sua professionalità permetta che vada in onda un’intervista intrisa del peggior maschilismo, dove non viene pronunciata dal Parolisi neanche una parola di pentimento, dove tutto si gioca nel racconto di tradimenti, mancate relazioni sessuali, ‘diritti del maschio’ nei confronti della femmina, dove l’intervistato si racconta come una vittima”.
Ecco la lettera per intero:
“Egr. Dott.ssa Sciarelli,
sono il presidente della cooperativa sociale “Irene ’95” di Marigliano (Na), capofila di una rete di enti di tutta l’Italia meridionale, che fa capo al CISMAI, nel progetto “Re.S.P.I.R.O” per i cosiddetti “orfani speciali”, orfani di femminicidi e crimini domestici, sostenuto dall’Impresa sociale “Con i Bambini”. Ogni giorno ci confrontiamo col dolore e la solitudine dei bambini e ragazzi rimasti orfani e proviamo a supportare loro e i loro “caregivers” in una vita ormai segnata dalla tragedia. Le scrivo di getto e “di pancia” per esprimerLe la nostra indignazione per la trasmissione dell’intervista a Salvatore Parolisi di ieri sera. Io non ho seguito la trasmissione, ma stamattina ho ampiamente ascoltato l’intervista, che ormai impazza sui social (era questo il fine dell’intervista?). Ripeto, qual era l’intento dell’intervista? Come è possibile che una giornalista del suo spessore e della sua professionalità permetta che vada in onda un’intervista intrisa del peggior maschilismo, dove non viene pronunciata dal Parolisi neanche una parola di pentimento, dove tutto si gioca nel racconto di tradimenti, mancate relazioni sessuali, “diritti del maschio” nei confronti della femmina, dove l’intervistato si racconta come una vittima?
Come è possibile che non si sia pensato che queste immagini e queste parole sarebbero state viste da una ragazza (figlia) ormai grande e da familiari, che stanno facendo ancora grande fatica ad elaborare un lutto così devastante? Perché si dà tanta voce e parola ad uno che racconta e si racconta solo come uno “sciupafemmene”? Ancora una volta lo strapotere degli “adulti” crea danni ad un’infanzia alla quale non viene riconosciuto nessun diritto. Il punto di vista dei bambini e delle bambine non viene tenuto in nessun conto quando tragedie di questo tipo segnano un’intera esistenza e tutto viene dato in pasto al peggior sciacallaggio mediatico e dei social. Gli orfani dei femminicidi e dei crimini domestici non si meritano tutto ciò. E noi faremo di tutto per tutelarli, proteggerli, curarli in questa società che continua ad essere totalmente adultocentrica”.