Alzheimer: secondo nuovi studi, beta-amiloide e proteina tau ridotte da lecanemab, con rallentato declino funzionale e cognitivo
Il trattamento con lecanemab ha ridotto i marcatori di amiloide e tau nei pazienti con Alzheimer precoce e ha rallentato il declino cognitivo e funzionale a 18 mesi, secondo dati comunicati a Boston, in occasione del meeting annuale dell’American Academy of Neurology (AAN 23), pubblicati in contemporanea sul “New England”.
«Si è trattato di uno studio clinico globale e randomizzato» ha detto Christopher H. van Dyck, professore di Psichiatria, Neurologia e Neuroscienze e direttore dell’Unità di ricerca sulla malattia di Alzheimer presso la Yale School of Medicine. «La maggior parte dei pazienti arruolati aveva prodromico un lieve deterioramento cognitivo (MDI, mild cognitive impairment) prodromico e i restanti una lieve demenza di Alzheimer».
Il lecanemab è un anticorpo monoclonale costituito dalla versione umana di un anticorpo presente nei topi, l’mAb158, che riconosce le protofibrille e previene la formazione di placche di beta-amiloide nei modelli animali della malattia di Alzheimer.
Lo studio CLARITY AD di fase 3
I ricercatori hanno condotto lo studio CLARITY AD di fase 3 multicentrico, controllato con placebo, in doppio cieco per 18 mesi e hanno incluso 1.795 individui di età compresa tra 50 e 90 anni con AD precoce e patologia amiloide confermata tramite PET o test del liquido cerebrospinale. I partecipanti sono stati assegnati in modo casuale 1:1 a ricevere 10 mg/kg di infusione endovenosa di lecanemab ogni 2 settimane o placebo.
L’endpoint primario dello studio era la variazione a 18 mesi, rispetto al basale, del punteggio CDR-SB (Clinical Dementia Rating-Sum of Boxes), dove un numero più alto indica una maggiore compromissione.
Gli endpoint secondari includevano la variazione rispetto al basale in termine di amiloide rilevata alla PET e le valutazioni mediante la sottoscala cognitiva a 14 items dell’Alzheimer’s Disease Assessment Scale (ADAS-cog14), dell’Alzheimer’s Disease Composite Score (ADCOMS) e dell’Alzheimer’s Disease Cooperative Study-Activities of Daily Living Scale for Mild Cognitive Impairment (ADCS-MCI-ADL). Nel complesso, 729 individui nel gruppo lecanemab (81,2%) e 757 nel gruppo placebo (84,4%) hanno completato lo studio.
Le evidenze favorevoli all’anticorpo monoclonale
«Lecanemab» ha riferito van Dick «ha rallentato significativamente la progressione della malattia in base al punteggio CDR-SB del 27% a 18 mesi, con una variazione media rispetto al basale di 1,21 con lecanemab e 1,66 con placebo (0,45; IC 95%, da 0,67 a 0,23) e alla scala ADCS-MCI-ADL del 37%, con una differenza media di 2,01 (IC 95%, 1,2-2,8). Altre differenze a favore di lecanemab includevano il valore di 1,44 (IC 95%, da 2,27 a 0,61) al punteggio ADAS-cog14 e di 0,05 (IC 95%, da 0,074 a 0,027) allo score ADCOMS.
Inoltre, van Dick e colleghi hanno riportato maggiori riduzioni del carico di amiloide cerebrale con lecanemab, sulla base di un sottostudio di 698 partecipanti, con una differenza di -59,1 centiloidi (IC 95%, da -62,6 a -55,6). Hanno anche notato che il CSF e il plasma p-tau181 sono diminuiti nel gruppo lecanemab in tutti i punti temporali, mentre questi stessi biomarcatori hanno continuato ad aumentare nel gruppo placebo.
Reazioni correlate all’infusione si sono verificate nel 26,4% dei pazienti del gruppo lecanemab rispetto al 7,4% del placebo, nonché anomalie di imaging correlate all’amiloide con edema o versamenti (ARIA-E) rispettivamente nel 12,6% e nell’1,7%. La maggior parte degli eventi di ARIA-E sono stati radiograficamente da lievi a moderati oltre che asintomatici, sebbene quasi il 3% dei pazienti abbia manifestato cefalea, disturbi visivi e confusione con ARIA-E.
«Lecanemab ha raggiunto tutti gli endpoint primari e secondari e il profilo di sicurezza era accettabile» ha concluso van Dyck. «Gli studi sui biomarcatori hanno rivelato che lecanemab ha migliorato entrambe le caratteristiche biologiche essenziali dell’Alzheimer, amiloide e tau, indicando una modificazione biologica della malattia».
Takeaway chiave
- Sono state riportate con lecanemab, rispetto al placebo, maggiori riduzioni del carico di amiloide cerebrale e di valori plasmatici e liquorali di p-tau181.
- Lecanemab ha rallentato significativamente la progressione della malattia del 27% al punteggio CDR-SB e ADCS MCI-ADL del 37%.
Fonte:
van Dyck CH, Swanson CJ, Aisen P, et al. Lecanemab in Early Alzheimer’s Disease. N Engl J Med. 2023;388:9-21. doi: 10.1056/NEJMoa2212948. leggi