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Epilessia farmacoresistente: meno crisi con impianto di neuroni inibitori

Nuovi studi scientifici hanno riscontrato miglioramenti inattesi nel controllo delle crisi epilettiche in pazienti con epilessia farmacoresistente

L’impianto dei neuroni inibitori ha aiutato due pazienti con epilessia focale grave e farmacoresistente nell’ottenere marcate riduzioni della frequenza delle crisi

L’impianto dei cosiddetti neuroni inibitori ha aiutato due pazienti con epilessia focale grave e farmacoresistente nell’ottenere marcate riduzioni della frequenza delle crisi, è stato riportato a Boston, nel corso dell’incontro annuale dell’American Academy of Neurology (AAN 2023).

Prima del trattamento, questi pazienti stavano sperimentando una media di 32 e 14 convulsioni al mese, rispettivamente, da molti anni, secondo il ricercatore medico David Spencer, dell’Oregon Health & Science University di Portland. Entro pochi mesi dall’impianto cellulare, la frequenza delle crisi è stata ridotta di oltre il 90% in entrambi i pazienti.

In effetti, il primo di questi soggetti non ha avuto ulteriori convulsioni a partire dal secondo mese dopo l’impianto, con un totale di 6 mesi di follow-up. Il secondo paziente, con 2 mesi di follow-up, ha avuto un solo attacco dopo la procedura. Questi sono stati i primi risultati di uno studio di fase 1/2 in corso in cui lo sponsor (Neurona Therapeutics di South San Francisco, California) spera alla fine di arruolare fino a 40 pazienti.

Cellule inibitrici dell’eccitazione neuronale
Il trattamento consiste nell’impianto di interneuroni GABAergici di tipo corticale umano. Questo tipo di cellula aiuta a inibire l’eccitazione neuronale. Le convulsioni derivano da esplosioni eccitatorie anormali e i pazienti con epilessia spesso mostrano la perdita di interneuroni, secondo ricerca precedenti condotte dai fondatori dall’azienda citata, sviluppatrice della nuova terapia.

Pertanto, il prodotto dell’azienda, denominato NRTX-1001, ha lo scopo di introdurre più attività inibitoria, in particolare per l’epilessia focale centrata nel lobo temporale mesiale. Le cellule NRTX-1001 derivano da una linea allogenica di cellule staminali embrionali umane, indotte a diventare interneuroni inibitori secernenti GABA.

Nel presente studio, ha detto Spencer, vengono impiantati nel focus epilettogeno del paziente attraverso un piccolo foro nella parte posteriore del cranio con guida in risonanza magnetica (MRI). Nel caso riportato dei due pazienti, il focus si trovava nel lobo temporale destro.

Possibile ricorso alla chirurgia in caso di risposta inadeguata al metodo sperimentale
Molti pazienti con epilessia focale farmacoresistente sono candidati alla chirurgia, ha spiegato Spencer. In realtà, ha detto, ciò ha posto uno spinoso problema etico per lo studio, dal momento che ai pazienti è stato chiesto di sottoporsi a una procedura sperimentale al posto di un rimedio stabilito, anche se con rischi significativi.

«Stavo cercando di trovare quell’equilibrio o equivalenza clinica tra andare avanti con una terapia esistente che è distruttiva per i tessuti rispetto a una terapia sperimentale che è potenzialmente riparativa» ha aggiunto Spencer. «Un aspetto positivo, in realtà, è che se i partecipanti non avessero avuto un buon esito o una risposta adeguata alla terapia cellulare, avrebbero potuto ancora essere sottoposti in seguito a chirurgia dell’epilessia. Quindi, questo metodo non preclude l’uso di una terapia standard o approvata in futuro».

Finora, i due pazienti non hanno mostrato alcuna segnale che il trattamento non sia duraturo, né hanno mostrato effetti neurologici o comportamentali avversi.

«Gli studi preclinici condotti fino ad oggi hanno mostrato una buona integrazione delle cellule impiantate nei circuiti esistenti del cervello e una buona capacità di sopravvivenza delle cellule» ha affermato Spencer.

Questi due pazienti sono nella fase 1 dello studio, per il quale Neurona spera di includerne fino a 10. Spencer ha detto che il suo gruppo auspica di arruolare altri tre pazienti nel prossimo futuro, e altri cinque a seguire, forse con un numero maggiore di cellule per impianto. Se tutto procederà senza problemi, seguirà uno studio di fase 2 che confronterà NRTX-1001 in 20 pazienti con un trattamento sham in 10. L’azienda sviluppatrice della terapia cellulare crede che lo stesso approccio potrebbe essere efficace nella malattia di Alzheimer, essendo già in corso attualmente studi preclinici.

Fonte:
Beach R, et al. First-in-human trial of NRTX-1001 GABAergic interneuron cell therapy for treatment of focal epilepsy: emerging clinical trial results”. Boston, AAN 2023.

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