L’ematologo dell’Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori: “Stiamo assistendo ad una rivoluzione terapeutica e la lotta al mieloma multiplo è sempre più personalizzata”
“In Italia è necessario arrivare quanto prima ad un Registro Nazionale sul Mieloma Multiplo, uno dei più insidiosi tumori del sangue. Avere a disposizione numeri sempre aggiornati sui pazienti sarebbe di grande aiuto per noi clinici per valutare sia l’impatto della malattia sia quello delle cure, che in questo modo potranno divenire sempre più personalizzate”. È quanto sostiene il dott. Claudio Cerchione, Dirigente Medico Ricercatore dell’equipe di Ematologia e Trapianti CSE dell’Istituto Romagnolo per lo Studio dei Tumori “Dino Amadori” – IRST IRCCS. L’istanza arriva dal meeting annuale dell’American Society of Clinical Oncology (ASCO). È stato l’unico esperto italiano ad intervenire come relatore nella Sessione Educazionale (dal titolo Management of Multiple Myeloma in Special Patient Populations: No Patient Left Behind) dedicata alla neoplasia ematologica.
“In Italia si calcola che il mieloma multiplo colpisca più di 5.700 uomini e donne ogni anno – afferma il dott. Cerchione -. In questi anni stiamo assistendo ad una rivoluzione terapeutica nella gestione della malattia grazie all’introduzione di farmaci mirati e con un’azione maggiormente selettiva. Stanno migliorando sensibilmente le aspettative e la qualità di vita dei pazienti. Ciò grazie soprattutto ai trattamenti immunoterapici. Come per i tumori solidi, anche in ematologia questa tipologia di cura ci consente di agire sul nostro sistema immunitario che viene riattivato e messo nelle condizioni di contrastare, in modo adeguato, le cellule tumorali. A breve poi, arriveranno anche nel nostro Paese le cosiddette CAR-T e diventeranno, senza dubbio, un’opzione terapeutica importante. Le nuove terapie stanno sempre più prendendo il posto dei vecchi chemioterapici e possiamo ora meglio gestire tutti i setting di pazienti. In altre parole, la lotta alla malattia sta diventando più personalizzata ma anche più ‘democratica’. Possiamo, infatti, curare anche categorie di pazienti fino a poco tempo fa prive di effettive opportunità, come gli anziani over 70 che rappresentano in Italia il 38% di tutte le nuove diagnosi di mieloma multiplo. Lo stesso vale per chi soffre di insufficienza renale che è una delle conseguenze più frequenti della patologia. Tende a complicare il quadro clinico di uomini e donne non più giovani e perciò spesso colpiti da altre malattie. Questa comorbilità ci costringeva a ridurre i dosaggi dei farmaci che di conseguenza diventano anche meno efficaci”.
“Per tutti questi motivi abbiamo bisogno di registri di patologia da cui attingere informazioni – conclude il dott. Cerchione -. Solo così potremo disporre di dati “real world” che tengano conto di tutti i malati, anche quelli che appartengono a quei sottogruppi di solito non coinvolti nei trials clinici. Per esempio, c’è da considerare l’obesità che rappresenta un fattore di rischio non trascurabile della neoplasia. Al tempo stesso, il paziente in grave eccesso di peso risulta decisamente più refrattario ai trattamenti. Se vogliamo quindi proseguire nel migliorare l’assistenza a tutti i setting di pazienti dobbiamo impegnarci per avere un Registro, meglio ancora se dinamico, ossia che comprenda anche i dati molecolari”.