“Polline blu”, questo il titolo della personale di Paolo Loschi, inaugura oggi alla Galleria Orizzonti Arte Contemporanea di Ostuni
Ecco come Maria Gabriella Damiani, gallerista della Orizzonti e curatrice della mostra, esplica il lavoro di Paolo Loschi:
Che peso ha la musica nell’arte? Tanti sono gli artisti, oggi come in passato, che si sono lasciati ispirare dalla forza della musica potenziando quel guizzo geniale del gesto, subliminandolo con la fluidità del pennello e dei colori. E che dire dell’amore? Quanta letteratura, quanta poesia è stata ispirata da quelle ingovernabili pulsioni amorose che hanno spinto l’amante a superare se stesso e a consegnarsi all’immortalità attraverso i propri versi, racconti, poesie, romanzi, pitture e colori. E così, anche nel mondo di Paolo Loschi, la musica è parte integrante del suo bagaglio artistico/culturale tanto da definirsi egli stesso “un pittore con un buon orecchio”; ma se si parla di Loschi non si può assolutamente non parlare anche di spiritualità, che non è certo una spiritualità ecclesiastica bensì quel dolce dolore invadente che ogni giorno ti spinge a misurarti con te stesso e che alla fine dei giochi, ma con non poche difficoltà, ti eleva, ti redime da quei sentimenti basici che schiavizzano l’uomo immaturo e ti avvicina quanto più umanamente possibile all’idea che la tua anima aveva di te, prima della famosa notte dei tempi. E così come un naufrago, un artista senza l’opera ultima, come l’Arcano maggiore dei Tarocchi l’Appeso, come un Angelo alla ricerca del suo sparring partner, Loschi ripesca se stesso nell’infinito del suo passato e si riconsegna al presente come nuovo, ritrovando in quel gesto poetico e colorato quella parte di se rimasta sospesa, come in attesa di compimento, quel compimento che solo l’amore con la maturità dell’anima può regalare. Dal suo pennello fluido, musicale, spinto dal suono dolce e suadente di una tromba, riemergono personaggi strani, dei direttori di orchestra, degli angeli nascenti, un po’ sfuggenti, un po’ intuitivamente irriverenti, intrisi di colore e morbidi nei gesti, pregni di musicalità, di movimento e di spiritualità. Direttori di orchestra in piedi sul podio, sospesi, in attesa del tocco di inizio all’orchestra o forse fermi, protesi nel vuoto come a sottolineare l’importanza di una pausa, o di una sincope; Angeli vaganti circondati da quel polline blu che feconda le anime in attesa di trovare la propria a cui donare la possibilità di redenzione terrena. E resta così Paolo Loschi, così come i suoi direttori di orchestra, così come i suoi Angeli terreni, in piedi dinanzi alla sua tela intonsa in attesa di captare il sibilo della bacchetta per dare inizio al duello contro quelle infinite tele anonime… e all’improvviso un dubbio mi assale: e se non fossero tele? E se invece fossero mulini? Nel suo lavoro si riconosce bene l’estrema sintesi dell’informale di Licini, dell’espressionismo astratto di Cobra, del graffitismo di Basquiat, di quei personaggi fantastici e colorati di Klee ma il suo gesto, la sua cifra pittorica, è la somma di tutti i gesti, ormai fortemente riconoscibile, nel segno così come nel colore. Un gesto maturo, denso, corposo, a volte veloce, a volte lento, un gesto ormai “a togliere”, come da grande lezione di Miles Davis, a volte violento, a volte dolcissimo, come dolcissimo è l’amore, a volte lungo, a volte profondo, “come profondo è il mare”. Suonare i suoi colori, dipingere la sua musica, il suo amore per la vita, la sua passione, se stesso, in un tumulto di emozioni che turbinano dal presente al passato per congiungerlo finalmente al futuro, questo è il fine ultimo di Paolo Loschi. Una lotta con le tele sì ma soprattutto con se stesso, per rendersi migliore, come uomo e come artista, così come i nostri Angeli vogliono per noi. Quel duello infinito della vita come infinito è l’Amore Universale che anima Loschi, un amore non invidioso ma rispettoso, che non gode dell’ingiustizia ma si compiace della verità; un amore maturo, potente che tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta, senza fine. Un amore misterioso, suadente, penetrante, come la musica, come il cielo, come le stelle, come Dio… si fermerà mai? Maria Gabriella Damiani
GALLERIA ORIZZONTI ARTE CONTEMPORANEA
Piazzetta Cattedrale (centro storico)
72017 – Ostuni (Br)
Tel. 0831.335373 – Cell. 348.8032506