Nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule portatori di mutazioni del gene EGFR, la combinazione osimertinib-chemioterapia allontana la progressione
Nei pazienti con carcinoma polmonare non a piccole cellule localmente avanzato o metastatico, portatori di mutazioni del gene EGFR, il trattamento di prima linea con l’inibitore delle tirosin chinasi (TKI) di terza generazione osimertinib più la chemioterapia a base di platino dimostra di migliorare la sopravvivenza libera da progressione (PFS) rispetto al solo osimertinib, secondo l’analisi finale dell’endpoint primario dello studio di fase 3 FLAURA2. Lo ha reso noto l’azienda produttrice (AstraZeneca) in un comunicato recente.
I dati sulla sopravvivenza globale (OS), non ancora maturi al momento dell’analisi, saranno valutati formalmente in futuro e i dati completi dell’analisi saranno presentati in uno dei prossimi congressi del settore e condivisi con le autorità regolatorie.
«La monoterapia con osimertinib, che rappresenta lo standard di cura globale per il carcinoma polmonare non a piccole cellule EGFR-mutato, ha trasformato il panorama terapeutico, offrendo a molti pazienti l’opportunità di ottenere un miglioramento della sopravvivenza», ha dichiarato Pasi A. Jänne, del Dana-Farber Cancer Institute di Boston, in Massachusetts, sperimentatore principale dello studio. «FLAURA2 fornisce prove convincenti che l’aggiunta della chemioterapia a osimertinib può rappresentare una nuova opzione per medici e pazienti che migliora ulteriormente i risultati rispetto a osimertinib da solo e, come tale, può ritardare ulteriormente la resistenza al trattamento e la progressione della malattia».
Lo studio FLAURA2
Lo studio FLAURA2 (NCT04035486) è un trial multicentrico internazionale, randomizzato, in aperto, in cui si è confrontato il trattamento combinato con osimertinib più la chemioterapia a base di platino rispetto a osimertinib in monoterapia in 586 pazienti adulti affetti da tumore del polmone non a piccole cellule di tipo non squamoso EGFR-mutato, non trattati in precedenza.
I criteri di inclusione comprendevano la diagnosi di tumore localmente avanzato (stadio IIIB-IIIC) o metastatico (stadio IV) e un performance status da 0 a 1. Inoltre, i partecipanti non dovevano essere candidabili a trattamenti curativi di tipo chirurgico o radioterapico e dovevano avere un’aspettativa di vita superiore a 12 settimane. Infine, non dovevano presentare compressione del midollo spinale, metastasi cerebrali instabili, un’anamnesi di malattia polmonare interstiziale, evidenza di malattie sistemiche gravi o non controllate, QT prolungato o una riserva midollare o una funzione d’organo inadeguate.
I partecipanti sono stati assegnati secondo un rapporto 1:1 al trattamento con 80 mg di osimertinib orale una volta al giorno da solo oppure in combinazione con 500 mg/m2 di pemetrexed più 75 mg/m2 di cisplatino o una dose di carboplatino pari all’area sotto la curva di 5 il giorno 1 di ogni ciclo di 21 giorni, per un totale di quattro cicli. Seguiva una terapia di mantenimento che nel braccio sperimentale consisteva di 80 mg di osimertinib al giorno più 500 mg/m2 di pemetrexed una volta ogni 3 settimane.
L’endpoint primario era rappresentato dalla PFS, mentre gli endpoint secondari comprendevano l’OS, il tasso di risposta obiettiva, la durata della risposta, la profondità della risposta, il tasso di controllo della malattia, il tempo alla seconda progressione e la qualità della vita.
Profilo di sicurezza confermato
Per quanto riguarda la sicurezza e tollerabilità, il profilo del trattamento combinato è risultato coerente con i profili noti dei singoli farmaci, così come i tassi di interruzioni del trattamento dovute a eventi avversi.
In precedenza erano stati riportati i dati relativi a 30 pazienti che avevano partecipato alla fase di run-in di sicurezza dello studio: sono stati segnalati eventi avversi in tutti i pazienti trattati con osimertinib più carboplatino e pemetrexed (15/15) e nell’80% di quelli trattati con osimertinib più cisplatino e pemetrexed (12/15).
Gli eventi avversi più comuni sono stati stipsi (60%) per i pazienti trattati con carboplatino e nausea (60%) per quelli trattati con cisplatino, mentre il 20% dei pazienti ha manifestato eventi avversi seri. Tuttavia, nessun pattern particolare di eventi avversi ha reso necessario modificare o interrompere la dose. Un paziente ha sviluppato una polmonite per cui è stato necessario interrompere il trattamento.
Susan Galbraith, Executive Vice President, Oncology R&D, di AstraZeneca, ha dichiarato nel comunicato stampa: «Questi significativi risultati di FLAURA2 dimostrano che osimertinib ha il potenziale per offrire ai pazienti una nuova opzione di trattamento in prima linea che può prolungare il tempo di vita senza che la malattia progredisca. Questo risultato si aggiunge agli studi precedenti che hanno dimostrato un miglioramento dei benefici clinici di osimertinib nei pazienti con carcinoma polmonare EGFR-mutato».