Circa il 30% dei pazienti con artrite reumatoide e il 40% con artrite psoriasica non segue correttamente la terapia: rischio infiammazioni e disabilità in agguato
Circa il 30% dei pazienti con artrite reumatoide e il 40% con artrite psoriasica non segue correttamente la terapia, con alto rischio di persistenza e aumento dell’infiammazione e di conseguente comparsa di disabilità, oltre che di un importante aumento dei costi. La mancata aderenza nasce principalmente da una scarsa comunicazione medico-paziente, che comporta preoccupazioni spesso infondate nei malati rispetto ai possibili effetti collaterali e la convinzione che l’interruzione o la temporanea modifica delle terapie non abbia conseguenze sulla risposta. È uno dei temi importanti affrontati in occasione del congresso dell’EULAR, European Alliance of Associations for Rheumatology, svoltosi a Milano a giugno alla presenza di oltre 12.500 reumatologi da tutto il continente.
“L’importanza della reumatologia italiana nel mondo è testimoniata dalla scelta di tenere questo importante congresso a Milano, per confrontarsi sulle più importanti novità e gli aggiornamenti – afferma Gian Domenico Sebastiani, Presidente SIR –. L’elevato livello della nostra ricerca scientifica permette un costante miglioramento delle terapie e dei loro livelli di tolleranza, con aumento della qualità di vita dei pazienti e diminuzione delle disabilità connesse alle patologie: se non è possibile guarire una malattia cronica siamo però in grado di bloccarne l’attività, grazie a molteplici soluzioni in grado di ottenere risposta da pazienti con svariate caratteristiche. Ovviamente, però, i farmaci devono essere assunti regolarmente e secondo le indicazioni del proprio medico. Il nostro impegno oggi, soprattutto rispetto a malattie infiammatorie come le artriti, che colpiscono ben 5 milioni persone, è proprio verso una maggiore consapevolezza del paziente riguardo l’importanza di assumere correttamente i farmaci. Un aiuto significativo può arrivare dai lay summaries, riassunti ‘laici’ sulle indicazioni di utilizzo dei farmaci rivolti ai non addetti ai lavori, strumenti utili per l’accompagnamento del paziente nella terapia.”
“La mancata aderenza non solo ha conseguenze dirette e immediate sulla qualità di vita, ma può causare persistenza dell’infiammazione e, nel lungo periodo, anche grave disabilità – aggiunge Annamaria Iagnocco, Past President EULAR –. Diversi studi hanno dimostrato come la scorretta assunzione dei farmaci, con modalità e tempi diversi rispetto a quanto indicato dal medico, con interruzioni volontarie o dosi ridotte, riduca significativamente la risposta. Il motivo della scarsa aderenza è legato a una non corretta comprensione, da parte del paziente, dell’importanza della continuità del trattamento e alla paura riguardo i possibili effetti collaterali, che però si verificano in un numero limitato di persone e in entità ridotta. Per risolvere questo problema è fondamentale un’ottimizzazione della comunicazione medico-paziente, perché vengano chiariti i numerosi benefici della terapia e la ridotta incidenza di effetti negativi. Per prevenire l’evoluzione dell’artrite verso la distruzione articolare e la disabilità che ne consegue, il target terapeutico è l’ottenimento rapido della remissione o, quanto meno, di una bassa attività di malattia. È importante ricordare che queste patologie, se attive, causano abitualmente anche un impegno d’organo, con coinvolgimento degli apparati cardiovascolare, polmonare e gastrointestinale, oltre che di cute o occhio, solo per citare alcuni esempi. Un ruolo significativo nella comunicazione con il paziente può essere svolto dalle infermiere dedicate e dai professionisti della salute, perché possano, anche loro, far comprendere le indicazioni e i limiti delle diverse terapie.”
“Al centro del dibattito in ambito reumatologico c’è anche il posizionamento dei nuovi farmaci Jak inibitori, modificato a seguito dello studio Oral-Balance pubblicato sul New England Journal of Medicine lo scorso anno che ne ha messo in dubbio la tollerabilità – conclude Carlomaurizio Montecucco, Presidente FIRA –. Indicati per il trattamento dell’artrite reumatoide, in alcuni casi di artrite psoriasica e spondiloartriti e anche per malattie non reumatiche infiammatorie intestinali e dermatite atopica, questi farmaci si sono dimostrati molto efficaci, ma dallo studio è emerso un aumento del rischio cardiovascolare. Una nota dell’AIFA ne ha quindi limitato l’uso ai soli pazienti che non abbiano problemi cardiovascolari e per i refrattari a tutti gli altri farmaci. In realtà, i dati emersi dalla pratica clinica e dagli studi real life americani ed europei è che questo aumentato rischio non sia evidente, se non in persone con pregresse patologie o in età molto avanzata. Si tratta di farmaci innovativi, il cui utilizzo, nei tempi e modi corretti, può migliorare significativamente la qualità di vita dei pazienti”.