Blitz degli attivisti di Greenpeace a casa del premier inglese Sunak: “Basta trivelle”. Steso un telo oleoso di 200 mq contro la maxi manovra su petrolio e gas
Attivisti della sezione britannica di Greenpeace si sono arrampicati sul tetto della villa del primo ministro Rishi Sunak, nel North Yorkshire, e con scale, corde e caschetti hanno ricoperto una delle facciate dell’edificio con un telo di 200 metri quadri di colore nero impregnato da una sostanza oleosa, per “portare a casa del premier le pericolose conseguenze della nuova smania di fare trivellazioni”. Lo riporta l’organizzazione ecologista sui suoi profili social, dove si vedono anche due attivisti esporre nel giardino della proprietà un altro striscione con su scritto “Rishi Sunak, i profitti del petrolio o il nostro futuro?” L’iniziativa dimostrativa è stata organizzata per attirare l’attenzione dei media sulla decisione, annunciata lunedì dal capo del governo di Londra, di voler rilasciare “centinaia” di nuove licenze per l’esplorazione e lo sfruttamento di petrolio e gas nel Mare del Nord. Una politica che, come ha spiegato l’inquilino di Downing Street, serve a garantire le risorse energetiche sufficienti a cittadini e imprese, evitando crisi di approvvigionamento analoghe a quella innescata dalla Russia in seguito alla guerra in Ucraina: “Abbiamo visto tutti- ha detto Sunak- in che modo il presidente Putin abbia strumentalizzato l’energia, interrompendo le forniture e bloccando la crescita in tutto il mondo”. Sunak si è detto inoltre pronto a dare il via libera allo sfruttamento del giacimento di Rosebank, non ancora utilizzato, che conterrebbe 500 milioni di barili. Tale mossa però sarebbe “catastrofica per il clima” secondo gli esperti, come evidenzia il Guardian.
Gli studiosi avvertono che tale politica non solo permetterebbe al Regno Unito di superare ampiamente la sua quota di emissioni di carbonio nell’atmosfera – individuata come la principale responsabile del riscaldamento climatico – ma violerebbe anche quanto stabilito dall’Agenzia internazionale per l’energia (Iea). Quest’ultima nel 2021 ha dichiarato che non possono esserci altri sviluppi nello sfruttamento di petrolio, gas e carbone – ossia delle fonti fossili – se il mondo vuole raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050, ossia zero emissioni nell’atmosfera.
Ciò avviene inoltre dopo che il mese di luglio è stato individuato come il mese più caldo mai registrato sulla terra dai ricercatori del Servizio Cambiamenti Climatici Copernicus/Organizzazione Meteorologica Mondiale. Mentre Sunak è in vacanza in Florida, una fonte interna a Downing Street ha commentato così l’iniziativa degli attivisti: “Non ci scusiamo per aver adottato il giusto approccio per garantire la nostra sicurezza energetica, utilizzando le risorse che abbiamo in casa, smettendo di dipendere da aggressori come Putin per la nostra energia. Stiamo anche investendo nelle energie rinnovabili creando migliaia di posti di lavoro“.
Philip Evans, attivista per il clima di Greenpeace nel Regno Unito, ha dichiarato: “Abbiamo seriamente bisogno di un primo ministro che sia un leader climatico, non un piromane. Proprio come gli incendi e le inondazioni distruggono case e vite in tutto il mondo, Sunak si sta impegnando in una massiccia espansione delle trivellazioni di petrolio e gas”, arrivando a usare “una fiamma ossidrica contro il pianeta”. Evans ha aggiunto: “Sunak sembra persino disposto a spacciare il vecchio mito sul nuovo petrolio e gas, che aiuterebbero la gente comune alle prese con le bollette dell’energia, quando sa benissimo che non è vero. L’aumento delle trivellazioni nel Mare del Nord andrà solo a vantaggio dei giganti del petrolio, con profitti miliardari” anche grazie a “alla gigantesca scappatoia contenuta nella normativa sulla tassazione sui profitti”. Il riferimento è alla polemica aperta dalle opposizioni nei giorni scorsi: denunciando che alla riduzione dei prezzi di petrolio e gas non è corrisposto un abbassamento dei prezzi da parte delle multinazionali, hanno chiesto al governo di tassare questo tipo di guadagni.