Arterite a cellule giganti: fenotipo cambia con l’età di insorgenza


L’arterite a cellule giganti (GCA) ha un fenotipo diverso quando viene diagnosticata in tarda età anziché precocemente. Questo il responso di uno studio italiano

Arterite a cellule giganti, salute

L’arterite a cellule giganti (GCA) ha un fenotipo diverso quando viene diagnosticata in tarda età anziché precocemente. Questo il responso di uno studio italiano di recente pubblicazione su ARD.

In particolare, la GCA dell’anziano si connota per un incremento dei sintomi cranici, un rischio nettamente superiore di aneurisma e dissezione aortica e una diagnosi meno frequente di malattia dei grandi vasi, a suggerire come la GCA sia una malattia molto impegnativa nei pazienti più anziani.

Razionale e disegno dello studio
L’invecchiamento immunitario e vascolare sono stati proposti, in base a dati di letteratura, come fattori di rischio per la GCA, ricordano i ricercatori nell’introduzione allo studio. Fino ad ora, però, mancavano, o erano del tutto insufficienti i dati sull’impatto dell’età alla diagnosi di GCA sulla presentazione clinica e sul decorso della malattia.

Su questi presupposti i ricercatori, su incarico della Società Italiana di Reumatologia, hanno esaminato la questione dell’età nella GCA, attigendo ai dati di una coorte prospettica istituita per la prima volta nel 1988, con arruolamento di pazienti proseguito fino al 2020.

L’analisi pubblicata ha riguardato un totale di 1.004 pazienti di questa coorte. L’età media alla diagnosi era di 72 anni; circa il 20% aveva meno di 65 anni, il 60% aveva tra 65 e 79 anni e il resto aveva un’età pari o superiore a 80 anni. Circa il 70% erano donne. Il follow-up mediano dopo la diagnosi è stato di 49 mesi (range inter quartile 23-91).

Risultati principali
Dall’analisi dei dati è emerso che circa il 77% del gruppo degli ultraottantenni aveva una malattia cranica, rispetto al 35% dei pazienti con meno di 65 anni (P=0,0001). Altri fattori maggiormente prevalenti nei pazienti più anziani sono stati:
– L’insorgenza di ischemia: 41% negli utra80enni vs 15% nei soggetti di età <65 anni
– Una diagnosi basata solo su segni clinici: 24% vs. 7%
– Un riscontro di infezioni gravi entro 12 mesi dalla diagnosi: 7,3% sia per i pazienti da 80 anni in su che per quelli da 65 a 79 anni, contro l’1,9% dei pazienti con meno di 65 anni
– Un riscontro di aneurisma/dissecazione aortica entro 12 mesi: OR pari 2,03 negli ultra80enni vs <65 anni (P=0,023)

Anche la mortalità è risultata maggiore con l’avanzare dell’età ed è peggiorata con l’aumento delle comorbidità e delle complicanze, anche se questi risultati non erano inattesi.
Tuttavia, il gruppo di pazienti più giovani si è connotato per una probabilità maggiore di presentare GCA dei grandi vasi (65% contro il 36% dei soggetti di età compresa tra 65 e 79 anni e il 23% degli ultraottantenni). Anche i sintomi sistemici all’esordio erano più comuni nei pazienti più giovani.

I pazienti più giovani, inoltre, sono stati sottoposti a trattamento con corticosteroidi a dosaggio più elevato in percentuali maggiori: Il 28% è stato avviato a dosaggi superiori a 50 mg/die rispetto al 15% dei pazienti di età pari o superiore a 80 anni (P=0,004).

Inoltre, il 53% dei pazienti del gruppo più giovane è stato avviato alla somministrazione di farmaci antiaggreganti rispetto al 38% dei soggetti di  età pari o superiore a 80 anni, ma questo dato non è risultato statisticamente significativo.

I ricercatori, tuttavia, hanno anche osservato che non tutto ciò che riguarda la GCA variava in base all’età. Il tempo alla prima ricaduta e il numero di ricadute, per esempio, erano simili tra i diversi gruppi di età, dopo aggiustamento dei dati per la presenza di fattori confondenti.

Inoltre, non sono state rilevate grandi differenze tra i gruppi per quanto riguarda il tempo necessario per ridurre le dosi di steroidi a dosaggi pari o inferiori a 5 mg/die e per quanto riguarda il tempo di insorgenza di complicanze legate all’impiego di questi farmaci, come l’ipertensione e l’osteoporosi.

I ricercatori hanno anche ricordato come la cecità rappresenti una complicanza comune e “temibile” della GCA, osservando come anche questa sia risultata più comune nell’età avanzata (37% negli ultra80enni, 18% nei pazienti di età 65-79 anni, 6.2% nei pazienti di età inferiore a 65 anni.

Se l’introduzione di corsie cliniche “fast track” ha avuto il merito di aver ridotto l’incidenza della cecità nei pazienti affetti da GCA rispetto alle tendenze storiche, i ricercatori hanno affermato come i dati ottenuti nello studio suggeriscano la necessità di fare ulteriori sforzi per migliorare la conoscenza della malattia nei pazienti anziani, dato che questi che presentano il rischio più elevato di essere visitati quando la perdita permanente della vista è già avvenuta.

Di qui il loro auspicio all’implementazione, nel prossimo futuro, di ulteriori studi incentrati sui pazienti affetti da GCA, al fine di chiarire la causalità delle associazioni osservate.

Bibliografia
Monti S, et al “Age at diagnosis influences the clinical phenotype, treatment strategies and outcomes in patients with giant cell arteritis: Results from the observational GCAGE study on a large cohort of 1004 patients” Ann Rheum Dis 2023; DOI: 10.1136/ard-2023-223895.
Leggi