Covid: Chmp autorizza remdesivir anche per pazienti in dialisi


Parere positivo del Chmp dell’EMA per l’uso di remdesivir per il trattamento del COVID-19 in persone con grave insufficienza renale, incluse quelle in dialisi

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Il Chmp dell’Agenzia Europea per i Medicinali ha dato parere positivo per l’uso di remdesivir nei pazienti affetti da COVID-19 con grave insufficienza renale, compresi quelli in dialisi. La Commissione Europea esaminerà la raccomandazione del CHMP e, se adottata, remdesivir  diventerà il primo e unico trattamento antivirale COVID-19 autorizzato che può essere utilizzato in tutti gli stadi della malattia renale.

In Europa, circa 75 milioni di persone soffrono di malattia renale cronica (CKD). I pazienti con CKD avanzata o malattia renale in fase terminale (ESKD) rappresentano una popolazione altamente vulnerabile alla COVID-19. Sono a maggior rischio di morbilità. Sono a maggior rischio di morbilità e mortalità a causa della COVID-19, con tassi di mortalità fino al 21-25%, e attualmente dispongono di opzioni terapeutiche limitate che sono sicure ed efficaci.

Il beneficio clinico di remdesivir  nelle popolazioni ospedalizzate con COVID-19 è supportato da studi randomizzati controllati, evidenze reali e meta-analisi, ma il suo uso è stato precedentemente limitato tra i pazienti con grave insufficienza renale (<30mL/min) a causa di dati insufficienti.
Il parere positivo per l’uso in persone con grave insufficienza renale si è basato sui risultati di uno studio farmacocinetico di Fase 1 (GS-US-540-9015) e sui risultati dello studio di Fase 3 REDPINE che ha valutato la sicurezza di remdesivir  in pazienti ricoverati per COVID-19 con grave insufficienza renale. In entrambi gli studi non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza.

“Il parere positivo del Comitato contribuisce a convalidare il profilo di sicurezza di remdesivir  nelle persone con grave insufficienza renale”, ha dichiarato il Prof. Dr. Tobias Welte, Professore di Medicina Polmonare e Direttore del Dipartimento di Malattie Polmonari e Infettive della Hannover University School of Medicine. “Espandere l’uso di remdesivir  in questa popolazione, che ha ancora limitate opzioni terapeutiche, aiuterà un maggior numero di persone ad accedere al trattamento per la COVID-19”.

Informazioni sullo studio REDPINE
Gilead ha condotto uno studio multicentrico di Fase 3, randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, a gruppi paralleli (REDPINE), per valutare l’efficacia e la sicurezza di remdesivir  in pazienti con funzionalità renale gravemente ridotta ricoverati in ospedale con COVID-19. Lo studio ha arruolato 243 partecipanti adulti ricoverati in ospedale con COVID-19 confermata e insufficienza renale, che sono stati randomizzati in modo 2:1 a ricevere remdesivir  (n=163) o placebo (n=80), in aggiunta alle cure standard, e sono stati stratificati per ESKD, fabbisogno di ossigeno ad alto flusso e regione (USA vs. ex-USA). Lo studio si è chiuso prematuramente a causa di problemi di fattibilità ed era sottopotenziato per valutare l’efficacia a causa di un arruolamento inferiore al previsto.

Nello studio non sono stati osservati nuovi segnali di sicurezza e non sono state identificate ulteriori reazioni avverse a remdesivir  in 163 pazienti ospedalizzati con COVID-19 confermata e danno renale acuto (AKI) (n=60), CKD (eGFR <30 mL/minuto) (n=44) o ESKD (eGFR <15 mL/minuto) che richiedevano l’emodialisi (n=59) che hanno ricevuto remdesivir  per un massimo di 5 giorni.

I dati farmacocinetici sono stati ottenuti dallo studio REDPINE e da uno studio di Fase 1 in aperto, a gruppi paralleli, a dose singola (GS-US-540-9015). Data la PK osservata e l’assenza di nuovi segnali di sicurezza associati all’aumento dei livelli dei metaboliti nei pazienti con funzionalità renale gravemente ridotta, non si raccomanda alcun aggiustamento della dose di remdesivir  nei pazienti con insufficienza renale, compresi quelli in dialisi.