La Società Italiana di Immunologia e Allergologia Pediatrica interviene sulle segnalazioni di possibili problemi dermatologici nei bambini dopo l’uso di creme solari
L’American Academy of Pediatrics ha recentemente consigliato prudenza per l’utilizzo di alcuni tipi di creme solari tra le più diffuse perché una sostanza contenuta in molti marchi di prodotti, l’ ossibenzone è stata segnalata come pericolosa da due autorevoli enti scientifici americani, l’EWG (Environmental Working Group) e la FDA(Food and Drug Administration). Quando vengono diffuse segnalazioni di questo genere, suscettibili di generare preoccupazione nei tanti genitori che in questo periodo portano al mare bambini anche molto piccoli, è necessario che gli esperti in materia chiariscano quali sono i reali rischi e come evitarli.
“Gli studi all’origine di questo allarme sono certamente seri” afferma il prof. Michele Miraglia Del Giudice, presidente della SIAIP, Società Italiana Allergologia e Immunologia Pediatrica. “Tuttavia va detto che l’ossibenzone, che può essere indicato sulle etichette anche come oxybenzone, benzofenone-3 o BP-3, in Italia non è presente in tutte le creme solari ma solo nel 20%. È quindi abbastanza facile per i genitori evitarlo leggendo l’etichetta sulle confezioni. Questo va detto perché ritengo molto pericoloso che si diffonda nel pubblico un atteggiamento di scetticismo se non di sospetto verso tutti i filtri solari. Questi devono usati, sempre e con attenzione, perchè le scottature solari durante l’infanzia o l’adolescenza possono aumentare le probabilità di sviluppare il melanoma negli anni a venire, nella vita adulta. Secondo l’American Academy of Dermatology cinque o più scottature solari sotto i 20 anni aumentano il rischio di melanoma dell’80% e il rischio di altri tipi di cancro della pelle del 68%”.
Questo è il vero rischio. Certo le creme solari – anche tolte quelle con ossibenzone facili da individuare e evitare – qualche problema possono sempre darlo: irritazioni, dermatiti da contatto, allergie cutanee provocate da alcuni loro componenti come l’acido para-amminobenzoico (PABA), l’octocrylene, i salicilati, pur non frequentissime sono sempre possibili. Addirittura si verificano a volte dermatiti da contatto fotoallergiche, causate da un allergene prodotto a partire dal filtro chimico dopo la sua esposizione ai raggi solari.
Le creme solari si distinguono in due grandi gruppi, fisiche o chimiche – spiega la dott.ssa Elisabetta D’Addio, JM SIAIP e AIF in Pediatria all’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli di Napoli – Le prime, a base di ossido di zinco e biossido di titanio, difficilmente causano irritazioni o ipersensibilità cutanea e agiscono costruendo una barriera meccanica che riflette i raggi UV. Le seconde a loro volta possono difendere sia dai raggi UVA che da quelli UVB. In queste protezioni chimiche possono essere presenti sostanze come i benzofenoni, l’acido para-amminobenzoico, l’octotrylene e altri”.
“Per le loro caratteristiche intrinseche queste sostanze possono irritare la pelle che può tradursi in dermatiti da contatto. Il rischio di sviluppare reazioni allergiche è ancora più concreto per i piccoli con dermatite atopica, per l’assenza di una integrità della barriera cutanea che li espone maggiormente agli insulti esterni – aggiunge la dott.ssa Angela Klain, JM SIAIP e AIF in Pediatria presso l’Università degli Studi della Campania Luigi Vanvitelli.
“Tuttavia i possibili effetti avversi delle creme solari nei bambini sono tutti curabili, affrontabili e soprattutto rari” – chiarisce il prof. prof Miraglia Del Giudice – Se si vuole ridurre la possibilità che si verifichino, consiglio l’uso di prodotti con ingredienti a base minerale come l’ossido di zinco, leggeri ed idrorepellenti, particolarmente indicati in caso di dermatite atopica, in quanto proteggono e riparano la barriera cutanea. Ma il vero pericolo, questo voglio sottolineare con forza, è il non usare affatto le creme solari per timore di questi disturbi”.
In accordo con la SIP (Società Italiana di Pediatria, ecco i consigli SIAIP per l’estate al mare
LE REGOLE D’ORO DA RICORDARE PRIMA DI PORTARE I BAMBINI IN SPIAGGIA
- I neonati di età inferiore ai 6 mesi non devono mai essere esposti al sole
- I piccoli tra i 6 mesi e i 3 anni possono stare al sole solo utilizzando filtri con fattore SPF +50
- Far indossare sempre indumenti confezionati con tessuti protettivi riconoscibili dalla sigla UPF 15,30,50 riportata sull’etichetta
- Utilizzare sempre occhiali da sole con lenti a filtro UV
- Per i piccoli al di sopra di un anno di età sono da preferire le creme solari con filtri fisici
- Per i bambini con pelle intollerante/atopica sono indicati esclusivamente i filtri solari fisici
- Dopo i 3 anni non applicare mai creme solari con protezione inferiore a SPF 30
- Applicare la crema a casa almeno 20 minuti prima dell’esposizione e rinnovare la protezione ogni due ore