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Tumore al seno metastatico: studio EMERALD conferma efficacia di elacestrant

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Tumore al seno metastatico: una nuova analisi nell’ambito dello studio clinico registrativo EMERALD indica l’efficacia di elacestrant come agente singolo orale

Annunciati i risultati di una nuova analisi eseguita nell’ambito dello studio clinico registrativo EMERALD che suggerisce una potenziale efficacia di elacestrant come agente singolo orale in pazienti con carcinoma mammario in stadio avanzato o metastatico ER+, HER2- con ESR1-mut non rilevate con progressione della malattia entro sei mesi dal trattamento con un CDK4/6i.

I risultati di questa nuova analisi post hoc di sottogruppo saranno presentati in occasione del prossimo convegno annuale dell’ASCO (American Society of Clinical Oncology) che si terrà a Chicago (Illinois).

Sviluppato da Stemline Therapeutics, società interamente controllata dal Gruppo Menarini, il farmaco è un nuovo degradatore selettivo del recettore degli estrogeni (SERD), per il trattamento di donne in post-menopausa o uomini adulti con carcinoma mammario avanzato o metastatico, positivo per il recettore degli estrogeni e negativo per il recettore HER2 (ER+/HER2-), con mutazioni di ESR1, in progressione dopo almeno una linea di terapia endocrina.

EMERALD è uno studio registrativo di fase III che ha evidenziato una sopravvivenza libera da progressione della malattia (PFS) statisticamente significativa con elacestrant rispetto a quella ottenuta con le monoterapie endocrine standard (fulvestrant, letrozolo, anastrozolo ed exemestano). Sulla base di questi risultati, il 27 gennaio 2023 l’Fda ha approvato elacestrant per il trattamento di donne in post-menopausa o uomini adulti con tumore al seno ER+/HER2- in stadio avanzato o metastatico, con mutazioni di ESR1, in cui sia stata riscontrata la progressione della malattia dopo almeno una linea di terapia endocrina.

Le mutazioni di ESR1 sono presenti una percentuale dei tumori al seno in stadio avanzato o metastatico ER+ e HER2- che può raggiungere il 40%. Tali mutazioni sono inoltre un noto driver di resistenza alle terapie endocrine standard.

È importante sottolineare che una precedente analisi di sottogruppo dei risultati di EMERALD relativi alla PFS, presentata in occasione del convegno SABCS 2022 (San Antonio Breast Cancer Symposium), ha dimostrato che la durata del precedente trattamento con CDK4/6i era associata a una maggiore PFS con elacestrant, ma non con il SOC.  Nei soggetti con ESR1-mut trattati con CDK4/6i per un periodo ≥ 12 mesi prima della randomizzazione nello studio EMERALD, elacestrant ha ottenuto una PFS mediana di 8,6 mesi rispetto agli 1,9 mesi del SOC, con una differenza di valore assoluto pari a 6,7 mesi e una riduzione del 59% del rischio di progressione o decesso (HR: 0,41; IC al 95%: 0,26-0,63).

In questa nuova analisi che sarà presentata in occasione di ASCO 2023, i ricercatori hanno valutato il trattamento con elacestrant in un sottogruppo di pazienti con ESR1-mut non rilevate arruolati nello studio EMERALD con rapida progressione della malattia.  I risultati relativi ai soggetti con progressione della malattia riscontrata entro sei mesi dalla terapia con CDK4/6i hanno evidenziato una PFS mediana di 5,32 mesi nel braccio trattato con elacestrant, rispetto agli 1,87 mesi dei soggetti trattati con il SOC (HR: 0,518; IC al 95%: 0,216-1,165).

“La terapia endocrina somministrata in combinazione con un inibitore di CDK4/6 è un pilastro del trattamento di prima linea del tumore al seno ER+/HER2- metastatico. È incoraggiante vedere che in soggetti con mutazioni di ESR1 sottoposti per un periodo di tempo più lungo alla terapia con CDK4/6i prima del trattamento con elacestrant è stata registrata una PFS mediana di 8,6 mesi rispetto agli 1,9 mesi dello standard di cura, come risulta da quanto pubblicato a dicembre 2022 in occasione del SABCS.  Fino a ora, il potenziale beneficio dato da elacestrant in pazienti con mutazioni di ESR1 non rilevate restava un’ipotesi ancora aperta.  I risultati presentati ad ASCO 2023, sebbene esplorativi, suggeriscono che il trattamento orale con elacestrant dopo la progressione della malattia entro sei mesi dal trattamento con CDK4/6i in caso di mutazioni di ESR1 non rilevate possa portare vantaggi clinici per questo tipo di pazienti, e meritano un ulteriore approfondimento.” Queste le parole di Virginia Kaklamani, oncologa specializzata nel tumore al seno e docente di medicina, UT Health San Antonio, MD Anderson Cancer Center.

I dati di sicurezza restano coerenti con quelli pubblicati in precedenza. La maggior parte degli eventi avversi (EA) osservati, tra cui la nausea, è stata di grado 1 o 2, mentre non sono stati riscontrati EA correlati al trattamento (TRAE) di grado 4. Solo il 3,4% dei soggetti trattati con elacestrant e lo 0,9% di quelli trattati con il SOC ha interrotto la terapia a causa di EA correlati al trattamento. In nessuno dei due bracci dello studio sono stati segnalati decessi identificati come correlati al trattamento. Non è stato osservato alcun safety signal ematologico e in nessun braccio di trattamento sono stati registrati casi di bradicardia sinusale.

Studio clinico di fase III EMERALD (NCT03778931)
La sperimentazione di fase III denominata EMERALD è uno studio randomizzato, open label, con controllo attivo, in cui si è valutato l’utilizzo di elacestrant in monoterapia di seconda/terza linea per i pazienti con carcinoma mammario ER+, HER2- in stadio avanzato/metastatico. Nello studio sono stati arruolati 478 pazienti già trattati in precedenza con una o due linee di terapia endocrina una delle quali un inibitore di CDK4/6. I partecipanti allo studio sono stati assegnati in modo casuale a due gruppi, trattati rispettivamente con elacestrant oppure con un agente ormonale approvato a scelta dell’investigator.

Gli endpoint primari dello studio erano la sopravvivenza libera da progressione della malattia (PFS) nella popolazione complessiva e la PFS nei pazienti con tumori con mutazioni del gene del recettore degli estrogeni 1 (ESR1).  Nel gruppo di pazienti i cui tumori avevano mutazioni di ESR1, elacestrant ha ottenuto una PFS mediana di 3,8 mesi rispetto agli 1,9 mesi del SOC, ha inoltre ridotto il rischio di progressione o decesso del 45% (HR PFS: 0,55; IC al 95%: 0,39-0,77) rispetto al SOC.

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