I pazienti affetti da dermatite atopica che hanno completato i 5 anni dello studio di estensione in aperto LIBERTY AD con dupilumab hanno mostrato miglioramenti stabili
I pazienti affetti da dermatite atopica che hanno completato i 5 anni dello studio di estensione in aperto LIBERTY AD con dupilumab hanno mostrato miglioramenti stabili e sostenuti nelle lesioni cutanee e nel prurito senza nuovi effetti collaterali emergenti. I dati sono stati presentati in una sessione del recente congresso Revolutionizing Atopic Dermatitis (RAD) 2023.
Altre recenti ricerche sul biologico hanno dimostrato che migliora la funzione da barriera della cute lesionata e riduce rapidamente l’abbondanza di Staphylococcus aureus, ha affermato Lisa Beck, professore di dermatologia presso l’Università di Rochester (New York) coinvolta nell’Atopic Dermatitis Research Network (ADRN) finanziato dal National Institute of Allergy and Infectious Diseases (NIAID).
Efficacia stabile dopo cinque anni
Lo studio di estensione in aperto LIBERTY AD di fase III ha interessato 2.677 adulti con malattia moderata/grave che avevano partecipato a precedenti studi clinici con dupilumab e sono stati trattati con una dose da 300 mg settimanalmente o a settimane alterne, con possibilità di assumere in concomitanza altri trattamenti, inclusi corticosteroidi topici e inibitori topici della calcineurina.
Dei 334 pazienti (12,5%) che sono rimasti nello studio alla settimana 260 (5 anni), l’88,9% ha ottenuto un miglioramento di almeno il 75% nell’Eczema Area and Severity Index (EASI 75) e il 76,2% ha ottenuto una risposta EASI 90. La percentuale di soggetti con una riduzione di almeno 4 punti nella scala di valutazione numerica del prurito di picco (NRS) o un punteggio pari a 0 è stata del 66,5%. Come riferito da Beck, dopo 5 anni i miglioramenti sono risultati molto stabili, senza perdita di efficacia.
Profilo di sicurezza confermato nel lungo termine
Poiché lo studio di estensione mancava di un braccio di controllo, i ricercatori hanno confrontato i risultati di sicurezza con quelli del set di dati finale relativi ai partecipanti al trial LIBERTY AD CHRONOS che hanno ricevuto dupilumab 300 mg ogni settimana con corticosteroidi concomitanti. CHRONOS era uno studio di fase III randomizzato, in doppio cieco, controllato con placebo, della durata di 1 anno.
Il tasso di incidenza aggiustato per l’esposizione degli eventi avversi gravi insorti durante il trattamento (TEAE) era inferiore alla fine dello studio di estensione (5 pazienti/100 anni-paziente, PY) rispetto alla fine dello studio CHRONOS (5,9 pazienti/100 PY). L’incidenza di eventi avversi gravi correlati al trattamento è stata di 0,6 pazienti/100 PY nel trial di estensione in aperto rispetto a 0,7 pazienti/100 PY in CHRONOS.
«Nello studio di estensione le percentuali di effetti collaterali sono addirittura lievemente inferiori rispetto a CHRONOS, che prevedeva un solo anno di trattamento, e non ne sono emersi di nuovi», ha commentato la relatrice. «I registri attuali e futuri di real life dei pazienti trattati con dupilumab e altre nuove terapie forniranno ai dermatologi ulteriori informazioni sugli eventi avversi rispetto a quanto hanno fatto gli studi clinici».
Malattia della superficie oculare
In una presentazione separata sulla sicurezza dei farmaci biologici, Andrew Blauvelt dell’Oregon Medical Research Center di Portland ha fatto presente che, nel trattamento di routine, la malattia della superficie oculare è l’effetto collaterale più predominante associato a dupilumab. «Non conosciamo il meccanismo d’azione, ma non si tratta di una condizione contagiosa, non è una congiuntivite infettiva e soprattutto non è congiuntivite allergica».
Nella maggior parte dei casi è di entità da lieve a moderata e spesso può essere gestita con colliri lubrificanti e, periodicamente, contenenti corticosteroidi, meglio in co-gestione con un oftalmologo.
L’eritema/eczema del viso associato a dupilumab è emerso poco negli studi clinici, ma è stato riportato anche in letteratura, soprattutto da ricercatori europei, ha affermato Blauvelt. «Non penso che sia un grosso problema. Nella mia esperienza il più delle volte è legato alla dermatite atopica residua e lo tratto con preparazioni topiche non steroidee».
Effetto positivo di dupilumab sull’infezione da S. aureus
Una larga quota di adulti con dermatite atopica da moderata a grave presenta una colonizzazione da S. aureus, che nelle colture cutanee è fortemente correlata alla gravità della malattia, alla polarizzazione dell’immunità di tipo 2, alla rottura della barriera cutanea e alla sensibilizzazione agli allergeni, ha spiegato Beck.
Uno studio dell’Atopic Dermatitis Research Network (ADRN) ha valutato lo S. aureus nella pelle di 71 pazienti che sono stati randomizzati a ricevere dupilumab o placebo, riscontrando un effetto profondo del biologico. «Siamo rimasti davvero scioccati dalla rapidità con cui abbiamo visto una riduzione del batterio nella pelle lesionata in soli tre giorni grazie al trattamento con dupilumab» ha affermando riferendosi a risultati non pubblicati. «In concomitanza con il miglioramento della gravità della malattia».