Quella di Ferragosto si preannuncia una giornata di passione per i cittadini, un vero e proprio incubo per i medici che lavorano nell’emergenza-urgenza nei Pronto Soccorso
Per gli italiani è scattato il conto alla rovescia per il Ferragosto, la festa più antica dell’estate. Ma non per tutti sarà una giornata all’insegna del divertimento e del mangiare in compagnia. Saranno infatti numerosi i cittadini che affolleranno i Pronto soccorso di tutta Italia. Raggiunto dall’agenzia Dire (www.dire.it), il presidente della Società Italiana della medicina di emergenza-urgenza, Fabio De Iaco, parla di quella che si preannuncia come una vera e propria “giornata di passione”. “In questo momento- spiega- ci mancano circa 5.000 medici di Pronto soccorso, un dato dinamico considerando che l’esodo sta continuando. Non c’è dubbio che non riusciamo a controbilanciare le fughe con i nuovi ingressi, sempre estremamente ridotti. Ad esempio, in Sicilia, a fronte di 786 medici necessari per svolgere attività di Pronto Soccorso ce ne sono solo 414, una copertura organica pari al 53%“.
DE IACO (SIMEU): “A FERRAGOSTO NEI PRONTO SOCCORSO SARA’ UNA GIORNATA DI PASSIONE, ABBIAMO GRAVE CARENZA ORGANICA”
Giornata di passione ma attenzione a parlare di incubo Ferragosto per i cittadini che dovessero recarsi nei prossimi giorni nei Pronto soccorso italiani. “Non direi- precisa il numero uno della Simeu- parlerei piuttosto di grave carenza organica. Una carenza a cui durante il periodo estivo si aggiunge la necessità di far andare in ferie i colleghi”. “Al momento- continua De Iaco- la situazione rispecchia, più o meno, quelle che si verificano ogni estate, con un netto incremento dell’afflusso nelle località turistiche e una diminuzione nelle grandi città che, invece, si spopolano”.
Fabio De Iaco tiene, però, a lanciare un messaggio alla popolazione. “Per Ferragosto voglio dire ai cittadini che i Pronto soccorso rimarranno aperti come sempre e, come sempre, i medici lavoreranno come matti. Nelle località turistiche il 15 agosto sarà una giornata di vera passione, perché i Pronto soccorso verranno assaliti da un numero di pazienti a cui non sono abituati. Nelle città, invece, Ferragosto sarà, speriamo, un giorno tranquillo, con un numero di pazienti inferiore rispetto al solito. Ricordo però a tutti che il Pronto soccorso è l’unico luogo sempre aperto h24 e sempre a disposizione di chi ne ha bisogno. Ogni tanto piacerebbe anche a noi fare sciopero ma non mancheremo mai un giorno dal nostro posto di lavoro”.
Un vero e proprio incubo, però, lo vivono proprio i medici del Pronto soccorso che vi lavorano anche 12 ore consecutivamente. “In quel lasso di tempo- dichiara De Iaco- un medico visita un numero di persone e risponde a una quantità di domande, richieste da parte di malati, colleghi e infermieri davvero impressionante. Dopo 12 ore usciamo dal Pronto soccorso davvero stremati e anche un po’ straniti. Io dico spesso che le nostre istanze sono le stesse di quelle dei malati. Ciò per cui noi ci lamentiamo, protestiamo e chiediamo aiuto coincide esattamente con l’interesse dei pazienti che si trovano nei Pronto soccorso”.
E così, in una situazione di necessità ormai nota, i medici che rimangono a lavorare in emergenza-urgenza devono sobbarcarsi una grande mole di lavoro. “Il dato di fatto- sottolinea il numero uno della Simeu- è che pagano due volte le ferie, che diventano solo un momento di riposo fisico. Ci si arriva stremati e si sa già che al rientro bisognerà ricominciare a correre come matti”.
POTENZIARE GLI OSPEDALI ED ELIMINARE L’ATTESA DI RICOVERO NEI PRONTO SOCCORSO
Il problema, secondo De Iaco, si può risolvere e lo si può fare soltanto guardando al futuro. “Bisogna rifondare l’intero sistema, dentro il quale è necessario portare idee nuove e aderenti alla realtà. Bisogna rifuggire da qualunque tipo di posizione corporativistica e rifondare il Servizio sanitario nazionale, ragionando in futuro, senza misurare le nostre possibilità di intervento sulle criticità di oggi”.
Per il presidente Simeu “è fondamentale valorizzare il sistema dell’emergenza-urgenza, Pronto soccorso e 118, l’unico che in questo momento garantisce la sicurezza. Bisogna premiare quel tipo di lavoro e, soprattutto, migliorarne le condizioni attraverso il potenziamento degli ospedali e l’eliminazione dell’attesa di ricovero all’interno dei Pronto soccorso stessi, ovvero i pazienti che devono essere ricoverati e che, invece, vi rimangono per molti giorni”.
NEI PRONTO SOCCORSO NON SI FERMANO LE VIOLENZE, FISICHE E VERBALI
Intanto nei Pronto soccorso non si fermano gli episodi di violenza. “Tutti noi, quotidianamente, siamo sottoposti ad aggressioni, verbali e fisiche. Non passa giorno che in ogni Pronto soccorso d’Italia non vi siano problemi di questo tipo. E ciò accade perché da una parte c’è un comportamento davvero criminale di qualcuno, veri e propri delinquenti, persone che non devono mai essere comprese e giustificate. Dall’altro lato perché spesso molte persone sono esasperate, arrivano in Pronto soccorso già prevenute contro l’intero sistema, perché non ottengono quello che ritengono sia giusto avere”.
“La conflittualità che c’è nei Pronto soccorso- dice ancora- è il risultato di tutto quello che non funziona a livello di Servizio sanitario nazionale. Ben vengano i vigilantes, i posti di polizia e la sicurezza, ma bisogna agire sul sistema per diminuire la conflittualità e aumentare il gradimento della classe medica”.
IL PAZIENTE CRONICO
I medici che lavorano in Pronto soccorso si trovano inoltre a fare fronte a malati di ogni tipo. “Le patologie che al momento ci mettono maggiormente in difficoltà sono quelle del paziente cronico: il paziente anziano, cronico, polipatologico, con una politerapia, che spesso presenta più di un problema. Si tratta di pazienti impegnativi da un punto di vista clinico e impegnativi perché non trovano uno sbocco nel ricovero a causa della mancanza di posti letto. Quelli che rimangono in Pronto soccorso, infatti, sono pazienti anziani, fragili e polipatologici. E questo vale da nord a sud”.
Il presidente della Società Italiana della medicina di emergenza-urgenza apre, infine, il proprio cuore. “Facciamo un gran lavoro, un lavoro bellissimo che deve essere restituito alla sua bellezza attraverso un miglioramento delle condizioni di lavoro. Un giovane medico vede il lavoro in Pronto soccorso forse come uno dei più belli e sarebbe il caso di restituire questa bellezza a quello che facciamo. Purtroppo, però, nel panorama che gli stiamo offrendo- conclude De Iaco- il giovane dovrebbe legarsi per tutta la vita a una situazione di sofferenza, precarietà, disagio e stress continuo, con una ipotesi di restituzione economica assolutamente inadeguata. Io resto comunque ottimista e continuo a pensare che svolgiamo un lavoro indispensabile e, ripeto, molto bello”.
MAGI (OMCEO ROMA): “A FERRAGOSTO MI ASPETTO UNA SITUAZIONE DRAMMATICA”
Sul tema interviene anche il presidente dell’Ordine dei medici chirurghi e odontoiatri di Roma, Antonio Magi. “A Ferragosto- dice- si moltiplicano le preoccupazioni di quanti lavorano nei Pronto soccorso, teatro di una situazione di carenza di personale, medico e non, pari a -10%. Senza dimenticare che sono numerosi i medici che si dimettono: quando questo avviene proprio nel mese di agosto e quando la decisione si intreccia con le ferie, ecco che la situazione assume toni davvero drammatici. Da qui al 15 agosto la situazione è certamente all’insegna di una grave preoccupazione: con un aumento della richiesta rispetto all’offerta, la situazione dei Pronto soccorso può solo peggiorare. La mia preoccupazione, ovviamente, è rivolta agli operatori sanitari e ai pazienti che hanno necessità di andare in Pronto soccorso: registriamo un +15% accessi, la maggior parte dei quali costituita da over 65“.
“La carenza di personale- sottolinea- avviene soprattutto in determinati Pronto soccorso, presi d’assalto in questi giorni di ferie estive. Fortunatamente quest’anno la popolazione non si è spostata in maniera compatta e gli esodi estivi si sono registrati tra giugno, luglio e agosto. Tutto ciò ha, di fatto, alleggerito il lavoro di quanti sono impegnati quotidianamente nei Pronto soccorso”.
PRONTO SOCCORSO LUOGO PRINCIPALE CHE SALVA VITE IN TEMPI BREVI
A Ferragosto, secondo Magi, “si rischia di trovare lunghe liste d’attesa e, soprattutto, di vedere amplificate le emergenze a cui, purtroppo, assistiamo ogni anno. Il Pronto soccorso, d’altronde, rappresenta il luogo principale che consente di salvare vite in tempi brevi. Gli operatori di Pronto soccorso sono quelli che lavorano in prima linea e che non possono svolgere attività libero professionale. Ecco che su questo aspetto bisogna subito investire molto, in maniera tale da premiare i medici che fanno questa scelta che, lo ricordo, sono coloro che ci salvano la vita. E lo fanno in tempi brevi”.
Sulle necessità di cura degli italiani incombe proprio la carenza di personale medico in servizio. “Bisogna prendere il prima possibile iniziative che permettano di rimettere in moto la sanità– sottolinea il presidente dell’Omceo Roma- facendo comprendere agli operatori sanitari che, nonostante tutto, è importante e possibile lavorare anche in Italia come accade in altri Paesi europei”.
Antonio Magi non ha dubbi: per invertire la rotta bisogna investire nel comparto sanità. “È quello che hanno fatto gli altri Paesi. Lo hanno fatto talmente bene che ci portano via i nostri colleghi, che preferiscono andare a lavorare all’estero. Bisogna incentivare i nostri professionisti a rimanere in Italia e far sì che scelgano di lavorare in Pronto soccorso, un tipo di attività molto particolare, sicuramente mal retribuita, spesso legata ad atti di violenza e ad azioni legali per ipotesi di malasanità. Oggi, purtroppo- conclude Magi- sono davvero pochi i medici che scelgono questo tipo di specializzazione”.
QUICI (CIMO-FESMED): “A FERRAGOSTO NULLA DI BUONO, CONTINUITA’ NELLA DRAMMATICITA’”
Non ha dubbi il presidente della Cimo-Fesmed, Guido Quici. “Per Ferragosto– denuncia- mi aspetto la continuità nella drammaticità. Nei Pronto soccorso ci sarà sicuramente un iper afflusso di persone: basti pensare ai traumi della strada, a quelli nei luoghi di vacanza, immaginiamo gli ambulatori chiusi e le persone anziane sole. Non mi aspetto nulla di buono”.
“Nel periodo estivo, di norma- prosegue- i Pronto soccorso sono abbastanza affollati. A maggior ragione quest’anno dopo che si è registrata una grande fuga di medici dagli ospedali, soprattutto dalle strutture di emergenza e dai Pronto soccorso: è chiaro che la situazione di carenza del personale si è aggravata ulteriormente”. “Il secondo aspetto- aggiunge- è che negli ultimi anni la recettività ospedaliera si è ridotta notevolmente: abbiamo, infatti, circa 39mila posti letto in meno. Se, dunque, un cittadino si reca in Pronto soccorso non ha la disponibilità di un posto letto dove possa essere ricoverato. Questo significa un allungamento dei posti di attesa“.
Il presidente Cimo-Fesmed pone poi l’accento sul ‘problema estate’, ovvero il grande afflusso di turisti, soprattutto nelle località di mare e montagna. “In questo caso- sottolinea- ci troviamo in situazioni davvero paradossali. Mi riferisco, ad esempio, all’ospedale Cardarelli di Napoli che, normalmente ad agosto registra 240 accessi al giorno in Pronto soccorso, ovvero un accesso ogni sei minuti. Il 35% di questi, dunque uno ogni 17 minuti, arriva in codice giallo o rosso, dunque in situazione abbastanza grave. Questi numeri dimostrano che gestire un paziente complesso ogni 17 minuti diventa davvero un grande problema. E tutto ciò avviene nell’ambito di un contesto che vede una enorme e gravissima carenza di medici”.
I CASI DI AOSTA E AVELLINO
Ci sono altri due esempi che lo stesso presidente Cimo-Fesmed definisce ‘emblematici’. “Ad Aosta– racconta Quici- gli accessi previsti sono mediamente 180 al giorno, in occasione del maggior afflusso che si registra durante l’estate. Poi non posso non citare il caso di Avellino, dove addirittura è stata chiusa la medicina d’urgenza per mancanza di medici, sono andati via tre medici e sembra che ne stiano per andar via altri tre. La chiusura della medicina d’urgenza ha avuto come effetto quello di intasare il Pronto soccorso. Piccoli esempi che sono però diffusi in tutta Italia”.
C’è poi un altro aspetto che preoccupa Guido Quici, quello relativo alla chiusura di numerosi ambulatori territoriali. “Le persone non possono fare altro che rivolgersi al Pronto soccorso, unica struttura che garantisce assistenza h24, 365 giorni all’anno. Il punto di riferimento per un cittadino che ha bisogno di cure e assistenza è sempre e soltanto il Pronto soccorso“.
LO STRESS LAVORO-CORRELATO PER I MEDICI CHE LAVORANO IN PRONTO SOCCORSO
Tutto questo non fa che ripercuotersi, negativamente, proprio sugli operatori del Pronto soccorso. “Sono frequenti i casi di medici che presentano forte stress lavoro-correlato. Sono proprio quei medici che ogni giorno forniscono assistenza a persone che hanno problemi oncologici e di tipo cronico. Senza dimenticare le cure fornite giorni fa agli anziani in occasione del grande caldo“.
QUICI CONTRO IL MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE: “CECITA’ OTTUSA DEL MEF, SECONDO CUI LA SANITA’ PUBBLICA NON ESISTE”
Quici punta poi l’indice contro il ministero dell’Economia e delle Finanze. “Le regioni avevano chiesto di spostare temporaneamente parte delle risorse, dei beni e servizi che servono per finanziare le cooperative nel costo del personale, in modo tale da adeguare le risorse sul personale, un po’ per le assunzioni, un po’ per applicare il contratto di lavoro in maniera dignitosa, ma il Mef si è messo di traverso, ha bloccato il passaggio. In questo modo, però, si spenderà molto di più attraverso le cooperative per una cecità ottusa del Mef, che ormai perdura da oltre un decennio“.
“Per il Mef– sbotta inoltre Quici- la sanità non esiste, non esiste la sanità pubblica. Poi, come fatto lo scorso anno, daranno certamente 900 milioni al calcio. Mi chiedo, però, come sia possibile che non si riesca a tirare fuori un centesimo per sostenere la sanità pubblica. Non ci lamentiamo, però, se i nostri medici abbandonano i Pronto soccorso”.
“Mi meraviglio di quei pochi colleghi che ancora vi rimangono- conclude il presidente della Cimo-Fesmed- mi chiedo come facciano a resistere e a lavorare in condizioni pessime in posti super affollati, pieni di pazienti anche gravi, subendo spesso aggressioni fisiche e verbali. È una situazione insostenibile e del tutto inaccettabile ma, purtroppo, questo trend, del tutto incomprensibile, non può fare altro che continuare”.