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Uffizi Diffusi: a Bibbona ancora in mostra 8 opere di Palazzo Pitti

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Bibbona ospita otto opere, in prestito dalla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti, realizzate nell’Ottocento da pittori Macchiaioli, raffiguranti il territorio maremmano

A Bibbona prosegue la mostra “La Maremma dei Macchiaioli”, dove arte e natura si fondono nella rappresentazione del paesaggio toscano: nei dipinti esposti è infatti evidente il richiamo al territorio e alla natura circostante, che sembra risuonare nelle pennellate e nelle macchie di colore e luce. La mostra, incentrata su una selezione di otto opere che pittori macchiaioli e post-macchiaioli hanno dedicato ai territori della Toscana del Sud, fa parte del progetto Uffizi Diffusi e si svolge fino al 15 ottobre negli spazi del Comune Vecchio di Bibbona.

I dipinti arrivano in prestito dalla Galleria d’Arte Moderna di Palazzo Pitti di Firenze. Cinque sono di Giovanni Fattori: Casa rustica sul mare (1890-95 c.), Maremma toscana (1898 circa), Paesaggio sul mare (1885-1890 circa), Piccola Maremma (1884), Tramonto sul mare (1900 circa). A questi si aggiungono Scena maremmana (1885-1990) di Eugenio Cecconi, Marina di Giuseppe Abbati, (1862-64), Paesaggio Maremma (1930) di Memo Vagaggini. Le opere “fotografano” la quiete del paesaggio toscano rurale, tra campi e case contadine, sullo sfondo di cieli cangianti che sovrastano il mar Tirreno e dei litorali che ne ricevono le onde.

Crocevia tra mare e collina, Bibbona celebra così la Maremma nell’arte toscana dell’Ottocento, con una splendida mostra degli Uffizi diffusi, parte del grande programma di diffusione d’arte sul territorio da parte delle Gallerie.

Le pennellate ‘macchiaiole’, veloci, dense e istantanee, incapsulano la geografia del paesaggio con immediatezza e veridicità, instaurando tra i dipinti in mostra un nesso armonico. Allo stesso tempo, si ha l’impressione che l’esposizione contenga scorci quasi dissonanti, come provenienti da mondi diversi: ogni pittore, infatti, infonde nell’opera la sua riconoscibile impronta, trasmettendo all’osservatore la sua versione (e visione) della Maremma. Il livornese Giovanni Fattori, a cui appartengono cinque delle opere che compongono la rassegna, interpreta la natura con uno sguardo languido e avvolgente: la sua opera Piccola Maremma abbraccia i campi toscani in un’intensa veduta orizzontale, resa con tocchi fluidi e corposi. Eugenio Cecconi, invece, racconta di una campagna più arida, quasi dolorante; l’opera di Giuseppe Abbati è immersa in una serena atmosfera di pace, mentre la spigolosità di Memo Vagaggini, sospesa tra terra e acqua, restituisce un senso di raffinata durezza.

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