Epidermolisi bollosa distrofica: Fda approva terapia genica topica


Fda approva beremagene geperpavec, la prima terapia genica topica ridosabile che tratta le ferite con vesciche causate dall’epidermolisi bollosa distrofica

Nei pazienti con epidermolisi bollosa distrofica, rara malattia genetica della pelle, una nuova terapia genica topica sperimentale ha guarito la maggior parte delle lesioni

La Fda ha concesso l’approvazione del farmaco beremagene geperpavec, la prima terapia genica topica ridosabile che tratta le ferite con vesciche causate dall’epidermolisi bollosa distrofica, una rara malattia genetica altamente debilitante.

La terapia, che si basa sul vettore del virus herpes-simplex di tipo 1, è stata approvata per i pazienti di età pari o superiore a 6 mesi con mutazione nel gene COL7A1, che codifica per la catena alfa 1 del collagene di tipo VII, una proteina essenziale che aiuta a rafforzare e stabilizzare gli strati esterno e intermedio della pelle. Se l’organismo non è in grado di produrre una quantità sufficiente della proteina, il tessuto connettivo della pelle e delle unghie risulta troppo debole per tenere uniti gli strati cutanei, con conseguente formazione di vesciche e ferite dolorose e debilitanti.

Il principio attivo, beremagene geperpavec (B-VEC, brand Vyjuvek, Krystal Biotech), viene miscelato in un gel prima di essere applicato localmente sulle lesioni una volta alla settimana da parte di un operatore sanitario.

Terapia basata su un vettore del virus herpes-simplex di tipo 1
L’epidermolisi bollosa distrofica (DEB) di solito si presenta alla nascita. La forma ereditaria dominante può essere lieve con vesciche che interessano principalmente mani, piedi, ginocchia e gomiti. La forma recessiva, in cui i pazienti sono portatori di due copie del gene mutato, spesso provoca vesciche diffuse che possono causare perdita della vista, deturpazione e altre complicanze mediche gravi o fatali. L’approvazione del nuovo farmaco riguarda entrambe le forme.

Nella DEB il gene difettoso è troppo grande per utilizzare i vettori del virus adeno-associato (AAV) che sono stati approvati per il trattamento di condizioni come l’emofilia e la distrofia retinica, sotto forma di terapie una tantum che forniscono una versione corretta dei geni mutati così che l’organismo sia in grado di sintetizzare le proteine necessarie.

Invece la terapia B-VEC si basa su un vettore del virus herpes-simplex di tipo 1 che può trasportare questo maggiore carico genetico. Il vettore virale viene modificato così che non possa replicarsi e inserirsi nel cromosoma nella cellula ospite, evitando il rischio di mutagenesi che potrebbe portare al cancro.

Finalmente un trattamento per una malattia su cui i medici erano impotenti
L’approvazione si è basata sui risultato dello studio registrativo di fase III GEM-3, in cui la somministrazione topica settimanale ha portato dopo a 6 mesi alla guarigione completa del 67% delle ferite trattate rispetto al 22% di quelli esposte al placebo (P=0,002). Tra gli esiti secondari, B-VEC ha ridotto il dolore durante i cambi di medicazione della ferita (-0,61 rispetto al placebo dal basale alla settimana 22 su una scala analogica visiva), con risultati simili alle settimane 24 e 26.

Lo studio cardine di fase III ha coinvolto 31 pazienti con almeno 6 mesi di età (età mediana della coorte 16 anni), ai cui dati sono stati aggiunti anche i risultati di sicurezza di un secondo studio su due pazienti di 6 e 7 mesi di età. Le reazioni avverse più comuni con la terapia genica sono state prurito, brividi, arrossamento, eruzione cutanea, tosse e rinorrea.

«Fino a ora i medici e gli infermieri non avevano modo di impedire lo sviluppo di vesciche e ferite sulla pelle dei pazienti affetti da epidermolisi bollosa distrofica e l’unica cosa che potevamo fare era dare loro delle bende e guardare impotenti mentre si formavano nuove vesciche» ha dichiarato il ricercatore principale dello studio Peter Marinkovich, direttore della Blistering Disease Clinic presso la Stanford Health Care e professore associato di dermatologia alla Stanford University School of Medicine, in California. «Grazie al fatto che è sicuro e facile da applicare direttamente sulle ferite e non richiede molta tecnologia di supporto o competenze specialistiche, B-VEC è altamente accessibile anche ai pazienti che vivono lontano dai centri specializzati».

La Fda ha sottolineato alcune precauzioni che i pazienti e le loro famiglie devono prendere per evitare il contatto diretto con le ferite trattate e le loro medicazioni nelle prime 24 ore dopo l’applicazione. Queste includono lavarsi le mani e indossare guanti protettivi quando si cambiano le medicazioni e disinfettare i bendaggi dopo il cambio con un agente virucida prima di sigillarli in un sacchetto di plastica separato dai rifiuti domestici.

Al di fuori degli Stati Uniti, l’Ema ha concesso a Vyjuvek la designazione di farmaco orfano e l’idoneità PRIME (PRIority MEdicines) per il trattamento della DEB. La compagnia prevede di avviare la procedura ufficiale di richiesta di autorizzazione all’immissione in commercio nella seconda metà del 2023, per una potenziale approvazione nel 2024. Sta inoltre collaborando con la Pharmaceuticals and Medical Devices Agency in Giappone per studiare il farmaco e ottenere l’approvazione per un possibile lancio nel 2025.